Ambiente

Come l’acqua sta sconvolgendo le nostre vite

Tra il 2001 e il 2018, alluvioni e siccità sono state protagoniste del 74% dei disastri naturali a livello mondiale. Lo attesta il nuovo State of Global Water Resources del Wmo
Credit: EPA/JAMES ROSS AUSTRALIA AND NEW ZEALAND
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30 novembre 2022 Aggiornato alle 14:00

Troppo spesso ci dimentichiamo quanto le nostre vite dipendono dall’acqua, nel bene e nel male.

Viviamo su un Pianeta coperto per più del 70% da acqua, gli oceani ci garantiscono più della metà dell’ossigeno che respiriamo e, insieme alle foreste, sono l’alleato più prezioso che abbiamo nell’assorbire CO2. Eppure, a causa delle emissioni climalteranti innescate dall’uomo, il rapporto con l’acqua sta sconvolgendo le nostre vite e lo farà sempre di più.

Il Wmo, la World Meteorological Organization, ha appena pubblicato il suo State of Global Water Resources, rapporto in cui spiega per esempio come fra il 2001 e il 2018 il 74% dei disastri naturali siano stati legati all’acqua.

Catastrofi dovute sia a troppa acqua - le alluvioni - sia a quella che manca - la siccità.

Le cifre legate al difficile rapporto fra noi e la nostra risorsa più preziosa sono impressionanti: secondo il Wmo 3,6 miliardi di persone al mondo hanno un accesso inadeguato all’acqua almeno un mese all’anno e si prevede che saliranno a 5 miliardi nel 2050.

Nel frattempo, cala lo stoccaggio di acqua sulla terraferma: le zone in cui è diminuito (rispetto alla media ventennale 2002 - 2020 ) sono più estese rispetto a quelle in cui è aumentato. Inoltre le aree del mondo dove le portate dei corsi d’acqua nel 2021 sono rimaste sotto la media degli ultimi trent’anni, sono state il doppio di quelle dove invece le portate sono state sopra la media.

La siccità registrata nel 2021 ha poi mostrato “effetti a cascata sulle economie, sugli ecosistemi e sulla nostra vita quotidiana”, spiegano dall’organizzazione delle Nazioni Unite, che ricordano come alcune aree del Pianeta, da sud a nord, oggi siano in estrema sofferenza a causa dell’acqua.

Per esempio, in Africa i principali fiumi come il Niger, il Volta, il Nilo e il Congo nel 2021 hanno avuto un flusso d’acqua inferiore alla media. Vale anche per molti fiumi di Russia, Siberia occidentale e Asia centrale.

Al contrario, in zone come alcuni bacini del Nord America, dell’Amazzonia settentrionale e in Sud Africa, così come nel bacino del fiume Amur in Cina e nell’India settentrionale, i volumi anche a causa delle alluvioni sono stati superiori.

«Gli impatti del cambiamento climatico si fanno spesso sentire attraverso l’acqua - siccità più intense e frequenti, inondazioni più estreme, precipitazioni stagionali più irregolari e scioglimento accelerato dei ghiacciai - con effetti a cascata su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana», ha ricordato Petteri Taalas, segretario generale del Wmo.

Non essendoci però dati idrologici globali accessibili e verificati, finora non esiste «una comprensione sufficiente dei cambiamenti nella distribuzione, quantità e qualità delle risorse di acqua dolce».

In sostanza, l’umanità non ha le basi per capire come la crisi dell’acqua impatterà in ogni angolo del Pianeta. Dunque sarà fondamentale studiare per stilare rapporti (come quello appena pubblicato) e investire in risorse per «l’adattamento e la mitigazione del clima, nonché insistere con la campagna delle Nazioni Unite per fornire l’accesso universale nei prossimi cinque anni agli allarmi precoci di pericoli come inondazioni e siccità».

Tra gli scopi del Wmo c’è quindi la volontà “di accelerare la disponibilità e la condivisione dei dati idrologici, comprese le informazioni sulla portata dei fiumi e sui bacini fluviali transfrontalieri”, si legge nel report. Così come approfondire le ricerche sulla vulnerabilità delle risorse di neve e ghiaccio, oggi in calo.

Infine, dal Wmo ricordano come nella recente conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop27 in Egitto per la prima volta la questione acqua è stata citata in un documento finale della Cop in riconoscimento della sua importanza fondamentale.

Ora la palla passa ai governi: proprio per preservare le risorse e non disperderne altre, sono chiamati a sforzi ulteriori di adattamento e mitigazione.

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