Città

Come rendere i quartieri più green, insieme?

Si moltiplicano le iniziative delle comunità cittadine pensate per migliorare l’eco-sostenibilità locale delle aree urbane, integrandosi con le diverse politiche governative. Come in Uk
Credit: Harry Shelton/unsplash
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1 dicembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Da tempo sono in corso discussioni e progetti per rendere più eco-sostenibili le aree urbane, in particolare le città e le megalopoli. A livello globale sono considerate responsabili del 75% delle emissioni di gas alteranti.

Numerose iniziative sono state messe in campo, soprattutto da parte dei governi dei Paesi avanzati, per far evolvere le aree urbane verso la nuova configurazione da smart cities, che dovrebbe coniugare elevati sviluppi tecnologici con il rispetto dell’ambiente. Ma oltre alle pratiche guidate dai centri politici ed economici, si stanno espandendo le iniziative dal basso che rivitalizzano i quartieri in chiave green.

In Inghilterra le comunità locali hanno adottato negli ultimi anni l’idea del participatory budgeting, ovvero un sistema dove i cittadini possono proporre idee per rivitalizzare il proprio quartiere o borgo decidendo insieme come allocare le risorse finanziarie per mettere in atto le proposte. Un’idea che ha avuto origine nel 1989 in Brasile, a Porto Alegre, ma che ora sta venendo applicata in varie località inglesi.

Uno dei casi di maggiore successo è il borgo londinese di Newham dove negli ultimi 2 anni sono stati finanziati progetti per 800.000 sterline, con ampio coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, finanziando il recupero di aree in disuso e la creazione di orti comunitari: «Penso che ciò che Newham ha fatto sia stato permettere alle persone di essere coinvolte e prendere decisioni su ciò che accade a livello locale, creando anche una rete di persone che spingono per ottenere di più. Ho davvero apprezzato il fatto di essere stato coinvolto e di poter incontrare tutti, in particolare dopo il Covid. Gli orti comunitari sono abbastanza diversi dai parchi, essi aiutano a riunire le persone e a condividere le competenze. Ci sono persone che hanno vissuto nella stessa strada per 20 anni e non si sono mai incontrate fino all’avvento dell’orto» ha dichiarato Rosie Whicheloe, una delle amministratrici dell’orto Manor Park.

Allo stato attuale ci sono 82 comunità che stanno adottando questo tipo di sistema partecipativo e ben 37, circa il 45% di esse, stanno sviluppando rigorosamente progetti legati alla transizione ambientale. I quali, fra l’altro, contribuiscono a migliorare la salute e il benessere dei cittadini, come confermato da uno studio della University of Glasgow che sostiene che l’incremento del 10% di giardini e spazi naturali riduce la mortalità precoce del 7% per gli over 65.

A Londra queste iniziative dal basso vanno poi a congiungersi con le ultime decisioni prese dall‘amministrazione cittadina, la quale vuole estendere le Ulez (Ultra Low Emission Zone) a quasi tutta la metropoli, diminuendo drasticamente l’uso dei veicoli privati: «Dobbiamo affrontare l’inquinamento atmosferico, dobbiamo affrontare l’emergenza climatica e dobbiamo affrontare la congestione del traffico. L’espansione delle Ulez significherà che dall’agosto del prossimo anno più di 5 milioni di londinesi respireranno aria più pulita» ha affermato il sindaco Sadiq Khan.

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