Diritti

Uk: odio sui social? Pagano le Big Tech

L’Online Safety Bill – che torna in Parlamento il 5 dicembre – prevede multe fino al 10% del fatturato per le piattaforme che non faranno rispettare termini e condizioni in materia di sessismo e razzismo
Credit: Pexel
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 novembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Attacchi misogini, offese razziste, messaggi di odio: la violenza online passa anche dai contenuti sui social. Contenuti che il governo del Regno Unito promette di far pagare cari alle piattaforme che - oltre a dover gestire contenuti illegali come immagini di abusi sessuali su minori e materiale terroristico - non rispetteranno l’impegno di bloccare i post sessisti e razzisti.

Le aziende che infrangeranno le regole potranno incorrere in una sanzione da parte di Ofcom, l’autorità di regolamentazione delle comunicazioni. Non si tratta di pochi spicci: le multe, infatti, potrebbero arrivare fino al 10% del fatturato globale. Importi da capogiro, se pensiamo che Meta - la società che possiede Facebook, Instagram e Whatsapp - ha registrato entrate per 118 miliardi di dollari l’anno scorso.

Il disegno di legge tornerà in parlamento il 5 dicembre, dopo essere stato messo in pausa a luglio. In questo periodo ha subito modifiche sostanziali, soprattutto quella che riguarda l’eliminazione della regolamentazione dei cosiddetti contenuti “legal but harmful”, ritirata dopo le critiche dei parlamentari conservatori secondo cui si stava legiferando sui “sentimenti feriti”, ha spiegato Dan Milmo sul Guardian.

La versione precedente del DL, infatti, prevedeva una normativa ad hoc sui contenuti offensivi che non costituiscono però un reato penale, come “quelli che incitano all’odio sulla base di razza, etnia, religione, disabilità, sesso, riassegnazione di genere o orientamento sessuale” o incentivano comportamenti pericolosi, come i disturbi alimentari.

Ora, saranno le piattaforme a dover fare in modo che i loro termini e condizioni siano rispettati da parte degli utenti; Ofcom avrà invece il potere di garantire un’adeguata sorveglianza.

Le aziende di social network dovranno assicurare ai propri utenti un modo per evitare questi contenuti dannosi attraverso metodi che potrebbero includere la moderazione dei contenuti o schermate di avvertimento. Un fattore di non poco conto se si pensa che uno dei rischi dei grandi licenziamenti di massa di Musk e Zuckerberg su cui molti commentatori hanno messo in guardia - e che ha fatto fuggire molti investitori dal social dell’uccellino - è proprio l’incapacità di mantenere un’adeguata moderazione dei contenuti.

Quello che le aziende non potranno fare sarà rimuovere i contenuti o bandire un utente a meno che le circostanze per farlo non siano chiaramente stabilite nei termini di servizio. Agli utenti segnalati dovrà anche essere offerto un diritto di ricorso per proteggersi dalla rimozione arbitraria di contenuti o dalla sospensione o la cancellazione dell’account.

La Segretaria alla Cultura Michelle Donelan ha definito questo nuovo Online Safety Bill “rafforzato”, aggiungendo che è stato «liberato da qualsiasi minaccia che le aziende tecnologiche o i futuri governi possano usare le leggi come licenza per censurare le opinioni legittime». Secondo Lucy Powell, ministra della Cultura del Governo Ombra, però, la rimozione della regolamentazione dei contenuti “legali ma dannosi” potrebbe garantire impunità agli abusatori e “prendere il giro” il pubblico: «È un grave indebolimento, non un rafforzamento del disegno di legge», ha spiegato.

Oltre alla tutela di tutti gli utenti, il decreto contiene anche nuove disposizioni sulla protezione dei bambini: la versione aggiornata include, infatti, disposizioni per richiedere alle società di social media di pubblicare valutazioni dei pericoli che i loro siti rappresentano per i bambini e di stabilire nei propri termini e condizioni i modi in cui intendono far rispettare i limiti di accesso alle piattaforme per i minori di una determinata età, che generalmente e di 13 anni.

A essere stata aggiunta nella nuova versione del DL che sarà discussa la prossima settimana è anche la criminalizzazione dell’incoraggiamento a commettere autolesionismo. La norma è stata introdotta dopo l’inchiesta sulla morte di Molly Russell, la quattordicenne deceduta nel 2017 dopo aver visto grandi quantità di materiale dannoso su Instagram e Pinterest.

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