Bambini

Bambine, non date i numeri: riprendeteli!

Questa settimana la nostra notizia dedicata ai piccoli parla di numeri, di come innaffiarli, e farli cresce, dentro di noi. Un po’ come la fiducia.
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15 gennaio 2022 Aggiornato alle 08:02

La Storia è come uno scolapasta coi fori troppo grandi: si è tenuta le imprese dei maschi mentre le conquiste delle femmine finivano nel lavello insieme all’acqua salata. Mi spiego: immagina che alla tua classe venga chiesto di raccontare la propria storia ma che potesse parlare solo il tuo compagno seduto al primo banco. Anche se fosse il bambino più sincero del mondo, chi sta al primo banco non sa cosa succede nelle ultime file, o fuori dalla finestra, o nella borsa della maestra. Per scrivere la storia di tutti bisognerebbe parlare tutti e ascoltare tutti. La Storia degli adulti, invece, è stata scritta solo dal ragazzo al primo banco, che era maschio, veniva da un paese ricco e parlava più forte degli altri. E nel lavello della memoria sono finite le imprese delle donne, delle culture lontane e della gente senza corona e senza spada.

Eppure, ci sono tante ragazze che hanno fatto cose mirabolanti: ci sono Ada Lovelace, che è stata la prima programmatrice informatica del mondo, Eunice Newton Foote, che per prima ha scoperto il riscaldamento climatico, la fisica Marie Curie con i suoi due premi Nobel, e tantissime altre.

La matematica, la scienza, l’ingegneria e la tecnica (che in inglese si chiamano STEM per fare prima) sono state a lungo considerate delle “cose da maschi”, come i baffi e i rutti. Ma ti dirò una cosa che tu sai già: le ragazze ruttano un sacco, possono metter su un bel paio di baffetti e sono fortissime in matematica quando vengono lasciate in pace a imparare.

Le materie che studi a scuola non sono né da maschi né da femmine – mica ci devi rimanere in mutande insieme! Le materie sono di chi le ama e le vuole studiare. A furia però di dire che le ragazze non sono fatte per i numeri, ci siamo tutti convinti di questa baggianata e per lungo tempo non ci siamo fidati delle ragazze che ci sapevano fare col computer e il microscopio.

Adesso i grandi stanno cercando di studiare questo stereotipo. Sai cos’è uno stereotipo? È quando si pensa di sapere una cosa senza conoscerla, per sentito dire. Tipo: ai bambini non piace la verdura, i maschi non piangono mai e le femmine non sono brave in matematica. Ecco, i grandi stanno cercando di capire perché questo stereotipo delle ragazze e dei numeri esiste ed è più difficile da tirar via che una macchia di ciliegia su una maglietta. Per fortuna, stanno anche cercando di rimediare.

In Italia e nel mondo si stanno creando dei programmi per fare in modo che le bimbe che amano la matematica e le scienze possano trasformare questa passione in un lavoro bello e pagato come quello di un maschio: perché, come le materie a scuola, non esistono lavori da maschio e da femmina e non dovrebbero esserci stipendi da maschio e da femmina.

Non vorrei ripetermi ma non ci dobbiamo mica rimanere in mutande insieme! Si sta cercando di capire come fidarsi delle bambine che amano i numeri di modo che loro si fidino di se stesse. Perché la fiducia in sé è una pianta che può anche sbocciare da sola, ma da sola non cresce: per fiorire dev’essere innaffiata dalla fiducia degli altri.

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