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Tullio Ferrante: «Necessario rinnovare le infrastrutture. Ecco come»

Intervistato da La Svolta, il Sottosegretario al Mit ha illustrato i piani della sostenibilità sociale e ambientale del Governo
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2 dicembre 2022 Aggiornato alle 14:30

Tullio Ferrante, classe 1989, avvocato con esperienza in tema di contenzioso, crisi d’impresa e contrattualistica commerciale, tra le fila di Forza Italia dall’età di 15 anni, fin da allora amico di Marta Fascina (deputata e fidanzata di Silvio Berlusconi). Eletto nella circoscrizione di Salerno alle ultime elezioni, è stato subito nominato Sottosegretario del nuovo Mit. Chi meglio di lui per orientarci nei futuri piani e progetti sulla sostenibilità sociale e ambientale nella mobilità italiana?

È stato rimosso “mobilità sostenibile” dal nome del Ministero, che si era appena arricchito di questa etichetta (era il febbraio 2021). Quale ragione dietro questa scelta?

Dietro la scelta di tornare alla precedente denominazione non vi è, come qualche voce maliziosa tende a credere, una spinta reazionaria quanto invece mere ragioni di spending review. Come noto, a tutti i Ministeri è stato chiesto una importante riduzione delle proprie spese (circa 800 milioni) e la denominazione di MIMS data dal precedente governo avrebbe richiesto una rivisitazione di tutti i portali, iniziando dai sistemi informatici, con enorme aggravio sulle casse ministeriali. Pertanto, è una scelta dettata da una logica di buon padre di famiglia.

Al di là del nome, qual è la vostra visione per integrare sostenibilità sociale e ambientale nella mobilità e nelle infrastrutture in Italia? A che punto siamo in questo percorso?

Qualsiasi Governo, oggi, non può non fare i conti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale che, peraltro, sono alla base della filosofia e dunque delle erogazioni di cui al Pnrr. Il mondo sta subendo un cambiamento repentino, l’emergenza climatica - per quanto passata in sordina a causa del susseguirsi dell’emergenza pandemica prima ed energetica dopo – è sempre lì, con le nefaste conseguenze della furia della natura cui quotidianamente assistiamo. L’obiettivo prioritario, anche sotto il profilo della mobilità e delle infrastrutture, consisterà in tenere insieme i necessari adeguamenti verso nuovi modelli di produzione coadiuvati tuttavia da politiche di accompagnamento in favore delle imprese edili e di trasporto. Questo binomio consentirà alle nostre imprese di procedere gradualmente e con il necessario apporto statale nella conversione verso modelli pienamente sostenibili. Aggiungo che, ove vi dovessero essere impensabili cambi di rotta da parte del governo sul sentiero del graduale raggiungimento della piena sostenibilità anche nell’ambito della mobilità, mi farò paladino del tema e, insieme a Forza Italia, faremo sentire sicuramente la nostra voce.

Nella definizione della vostra strategia di azione, state discutendo di decarbonizzazione? Quali passi prevedete per ridurre le emissioni di gas climalteranti in accordo all’obiettivo europeo?

Qualsiasi strategia non può certamente essere perimetrata entro confini nazionali. L’obiettivo di graduale decarbonizzazione dei nostri sistemi produttivi deve necessariamente avere un respiro europeo e per quanto possibile mondiale. In quest’ottica riteniamo che l’esito della Cop27 a Sharm el-Sheik rappresenti un discreto segnale della volontà delle più grandi economie del globo di collaborare per un assetto industriale più sostenibile e dunque per un mondo più sano.

Quali sono i vostri piani per il contesto urbano? Possiamo aspettarci una svolta verde per le nostre città?

Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, già in campagna elettorale, aveva posto l’accento sulla necessità di dotare le nostre città di sempre maggiori aree verdi, idonee a mitigare l’inquinamento ambientale dei nostri centri e contestualmente a far fronte a un fenomeno di degrado urbano rappresentato da una costante e progressiva selvaggia cementificazione. In questo senso gli obiettivi del Pnrr fungono da sprone e da importante base di partenza.

Ponte sullo stretto di Messina. Vittorio Sgarbi lo ha definito “una specie di visione che sembra essere positiva, e poi non lo è, rispetto all’ambiente”. Qualche settimana fa, Legambiente ha emesso un comunicato in cui propone di dirottare i fondi del progetto ponte verso il potenziamento delle linee ferroviarie e del trasporto marittimo in Sicilia e Calabria. Come commenta questa proposta di “cura del ferro”, come l’ha definita lo stesso gruppo ambientalista?

Il Ponte sullo Stretto rappresenta una battaglia storica di Forza Italia. Configura, anche simbolicamente, il segnale di un Sud che si riscatta e cerca di ridurre il gap infrastrutturale con il Nord Italia e con il resto d’Europa. Non si tratta semplicemente di unire la Sicilia alla Calabria ma di creare un ponte verso l’Europa, realizzare una rotta Berlino-Palermo. Naturalmente andrà realizzato nel rispetto di ogni parametro ambientale e paesaggistico. Accanto al tema delle grandi opere, tuttavia, occorre svolgere un’attività di potenziamento e ampliamento delle tratte ferroviarie, di manutenzione di quelle esistenti e di realizzazione di collegamenti, rapidi ed efficaci, verso le molte isolate aree interne delle nostre regioni. Sul punto mi faccia dire che è paradossale che nel 2022 non esistano linee ad alta velocità che colleghino la sponda tirrenica a quella adriatica. Ecco, investire nell’ammodernamento del nostro apparato infrastrutturale e logistico è una sfida tanto ardua quanto necessaria per attrarre capitali stranieri e turismo.

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