Diritti

Il “violentometro” che misura quanto una relazione è tossica

Introdotto nel 2018 in Francia, è uno strumento che classifica i comportamenti del partner in una scala dal verde al rosso, per evitare che certi tipi di violenza vengano sottovalutati
Credit: Alycia Fung/pex
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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25 novembre 2022 Aggiornato alle 17:30

Si può misurare la violenza come si fa con la febbre? Dal 2018, in Francia, è stato istituito il violentomètre, o violentometro, uno strumento di sensibilizzazione utile a identificare i segni di una relazione violenta, senza però banalizzare le aggressioni o giudicarne alcune più accettabili di altre.

La vicensindaca di Parigi Hélène Bidard, responsabile della parità di genere, della lotta alla discriminazione e dei diritti umani nella squadra dell’allora (e attuale) sindaca della capitale Anne Hidalgo, ha realizzato questo strumento insieme all’Osservatorio sulla violenza contro le donne di Seine-Saint-Denis, guidato dalla psicologa Ernestine Ronai, e all’associazione En Avant tous. Si ispira al Violentómetro sviluppato nel 2009 in Messico dall’Unità di Genere dell’Istituto Politecnico Nazionale per “visualizzare le diverse manifestazioni di violenza che sono nascoste nella vita quotidiana e che sono spesso confuse o sconosciute”.

Bidard, che nel 2019 ha depositato il marchio presso l’Istituto Nazionale della Proprietà Industriale francese, ha spiegato di aver modificato l’originale, adattando la versione francese ai giovani e traducendola in 11 lingue, tra cui l’italiano. Secondo le associazioni francesi, riporta il quotidiano Libération, “il violentometro ricorda cosa è o non è violenza attraverso una gradazione colorata che riporta 23 esempi di comportamenti tipici che può avere un partner”.

Quelli in verde indicano una relazione sana, in arancione ci sono gli atteggiamenti che dovrebbero far accendere un campanello d’allarme, come per esempio “Ti manipola” o “È sempre geloso”, o ancora “Ti isola dalla famiglia e dagli amici”. In rosso, invece, lo strumento mostra i casi di pericolo in cui è necessario chiedere aiuto per proteggersi: “Ti spinge, ti tira, ti schiaffeggia, ti scuote, ti colpisce”, fino ad arrivare a “Ti costringe a fare sesso”. Più il colore diventa acceso, più il comportamento è grave secondo questa scala di valori francese. La versione originale comprende anche “l’espressione più cruenta della violenza contro una donna”, spiega l’Unità di Genere dell’Istituto Politecnico Nazionale: il femminicidio.

Françoise Brié, Direttrice Generale della Fédération Nationale Solidarité Femmes, che gestisce il numero di ascolto per le donne vittime di violenza 3919, ha spiegato all’emittente francese Tf1info che il violentometro aiuta la vittima a rendersi conto della violenza subita all’interno della relazione, «perché all’inizio non è necessariamente molto evidente». A seguito della presa di coscienza, la donna può poi più facilmente rivolgersi alle strutture specializzate e uscire da questa violenza attraverso la linea telefonica del 3919 e la chat dell’associazione “En Avant Tout(s).

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, sono stati diffusi i nuovi dati raccolti dalla Fédération nationale Solidarité Femmes, che riunisce 73 associazioni in tutta la Francia, sulle chiamate ricevute nel 2021: sono aumentate del 14% rispetto al 2019, per un totale di 92.674. Significa, in media, 254 richieste di aiuto al giorno. L’associazione ha rilevato, in particolare, un preoccupante aumento della violenza domestica: l’11% delle donne ha denunciato violenza sessuale da parte del coniuge o dell’ex, il 47% in più rispetto al 2020.

C’è il rischio, come dimostra un caso risalente a settembre 2022, che qualcuno utilizzi il violentometro per giustificare quei comportamenti borderline, non classificati come “pericolosi”, ma ancora arancioni. Il deputato Manuel Bompard, membro del principale partito politico di sinistra in Francia, La France insoumise, guidato dall’ex europarlamentare Jean-Luc Mélenchon, ha giustificato il gesto del collega Adrien Quatennens, ritiratosi dal coordinamento del partito per aver dato uno schiaffo alla moglie, per cui la donna, inizialmente, aveva presentato un esposto. Intervistato dall’emittente francese Cnews, aveva dichiarato: «Cerco di dare un senso alle cose, uno schiaffo non è mai accettabile, ma non è uguale a un uomo che picchia sua moglie ogni giorno».

Dopo varie accuse di voler relativizzare il comportamento del collega, in un comunicato stampa Bompard aveva chiarito che “il misuratore antiviolenza istituito dalle associazioni femministe” spiega che “uno schiaffo è violenza domestica; non equivale, a esempio, allo stupro o alla minaccia con un’arma”. Ma non è questo l’obiettivo del violentometro. Lo ha spiegato la stessa vicesindaca Bidard, raggiunta da Libération, dopo le parole di Bompard: «Si tratta di un fraintendimento della logica del violentometro, il cui scopo è aiutare (in particolare il pubblico giovane), a identificare comportamenti tossici. È uno strumento per dare un senso alle parole. Far capire alla gente che se non sei nel verde, sei già nella violenza».

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