Maria Ressa e Dmitry Muratov
Maria Ressa e Dmitry Muratov (The Norwegian Nobel Committee)
Diritti

Premio Nobel per la pace, vince il giornalismo d’inchiesta

Maria Ressa e Dmitry Muratov premiati “per i loro sforzi nel proteggere la libertà di espressione, condizione necessaria per la democrazia e una pace duratura”
di Redazione
Tempo di lettura 3 min lettura
8 ottobre 2021 Aggiornato alle 15:26

Una donna e un uomo, Maria Ressa e Dmitry Muratov, filippina lei, russo lui. Sono loro i due vincitori del Premio Nobel per la Pace, assegnato in mattinata a Oslo. In comune non solo una professione, quella del giornalista, ma una missione, “proteggere la libertà di espressione, condizione necessaria per la democrazia e una pace duratura”, come si legge nelle motivazioni della scelta dei vincitori del Comitato per il Nobel norvegese.

58 anni lei, 59 lui, metà a lavoro nei due giornali minacciati dai loro Governi: Rappler, testata online d’inchiesta delle Filippine fondata da Maria Ressa nel 2012, e Novaya Gazeta, il periodico russo libero e indipendente uscito per la prima volta il 1 aprile 1993 in cui Muratov è caporedattore.

“Questo premio è per i sei giornalisti uccisi di Novaya Gazeta”, ha dichiarato il caporedattore Muratov

Dmitry Muratov

“Non posso prendermi il merito di questo. Il premio è di Novaya Gazeta. È per coloro che sono morti difendendo il diritto delle persone per la libertà di espressione”, ha commentato Muratov all’agenzia di stampa TASS. “È per Igor Domnikov, Yura Shchekochikhin, Anna Politkovskaya, Nastya Baburova, Natasha Estemirova e Stas Markelov”, ha detto, nominando i giornalisti di Novaya Gazeta uccisi in questi anni. “Questo è per loro”.

“Un mondo senza fatti è un mondo senza verità e fiducia”, le parole di Maria Ressa

Maria Ressa

Dedicate all’importanza del giornalismo le parole di Maria Ressa, reporter filippina naturalizzata americana e considerata una delle voci più critiche nei confronti del presidente Rodrigo Duterte: “Un mondo senza fatti è un mondo senza verità e fiducia”. Tra le inchieste più significative, “Propaganda War”, pubblicata su Raddler nel 2016 in cui la giornalista ha esposto la rete di propaganda che ha facilitato l’ascesa al potere di Duterte e la sua sempre maggiore popolarità.

Come prevedibile, non è arrivata nessuna dichiarazione sulla premiazione dal presidente filippino; a Mosca, invece, uscita subito la nota di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che non ha perso occasione per congratularsi apertamente con Muratov definendolo “coraggioso e di talento”, ma soprattutto, “fedele ai suoi ideali”.

Uno straordinario tributo al giornalismo”, il commento al Premio di Reporters Sans Frontières, la ONG che si occupa da 30 anni di aiutare i giornalisti minacciati. In entrambi i Paesi la libertà di stampa è stata messa a dura prova negli ultimi anni: secondo il report annuale di Reporters Sans Frontières, nel 2021 le Filippine hanno perso 2 posizioni dal monitoraggio dell’anno precedente, posizionandosi al 138° posto su 180. La Russia ancora più in fondo nella classifica al 150° posto.