Culture

Interactions mette in scena la (fragile) varietà del Pianeta

Film collettivo prodotto dalla Ong ART for the World, attraverso 12 cortometraggi - realizzati da registi internazionali - ti porta alla scoperta del rapporto unico tra persone e animali
Credit: Immagine dal trailer di "Interactions"
Tempo di lettura 5 min lettura
26 novembre 2022 Aggiornato alle 11:00

La bellezza della natura e la sua inesauribile forza, capace di generare flora e fauna con una biodiversità sconcertante. E in mezzo noi, animali come gli altri, parte del tutto eppure artefici della nostra stessa auto-distruzione.

Su questo tema si basa Interactions, film collettivo che dopo essere stato presentato alla 17° Festa del Cinema di Roma, sarà proiettato a Montreal durante la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, dal 7 al 9 dicembre 2022, prima di approdare sulle piattaforme di streaming il prossimo anno.

Prodotto dalla Ong ART for the World fondata da Adelina von Fürstenberg, è composto da 12 brevi cortometraggi realizzati da altrettanti registi provenienti da tutto il mondo.

«“When cinema looks to nature”, è il claim di un progetto che vuole sfruttare l’arte cinematografica per raccontare il rapporto tra l’essere umano e gli animali sensibilizzando su argomenti come il cambiamento climatico, i rischi per le risorse idriche e la perdita di biodiversità. Per tutti i 100 minuti del lungometraggio vari registi si passano il testimone facendoci viaggiare per il globo attraverso le loro diverse sensibilità e i loro originali punti di vista», racconta Adelina von Fürstenberg, ambientalista e curatrice internazionale, nota anche per essere una delle storiche pioniere della diffusione dell’arte contemporanea.

Nel film non c’è una linea guida, né stilistica, né contenutistica, né dal punto di vista del genere. Si spazia dal documentario classico a ibridi di docu-fiction, passando per corti di stampo thriller o distopico. A prescindere dalla qualità dei singoli lavori, sempre comunque di alto livello, per Interactions vale la regola per cui la somma complessiva è maggiore del valore delle singole parti. Un collage così variopinto che tra elefanti, camaleonti, cavalli, lupi, lamantini e chi più ne ha più ne metta, restituisce senza dubbio un quadro significativo della preziosa e fragile varietà del nostro Pianeta.

I registi coinvolti vantano una consolidata esperienza nei Festival cinematografici di tutto il mondo e un impegno costante in attività ambientaliste. Tra di loro, troviamo Takuma Kuikuro (Brasile/Amazzonia), che ha rappresentato i territori indigeni dei Xingu a Cop26 di Glasgow nel 2021; Oskar Me tsavaht (Brasile), artista, designer, ambasciatore di buona volontà dell’Unesco e dell’Ocean Decade delle Nazioni Unite; Janis Rafa (Grecia), vincitrice del Festival Internazionale del Cinema di Hong Kong e del Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam nel 2020; Clemente Bicocchi (Italia) documentarista e regista di Educazione Affettiva, e Isabella Rossellini (Usa), ambasciatrice per l’Istituto Jane Goodall per la protezione della fauna e dell’ambiente.

Ad aprire Interaction è il fiorentino Clemente Bicocchi con il suo Crepuscolo, dove una scena bucolica che ritrae la migrazione di un gregge di capre diventa scenario di un discorso fantascientifico, ispirato a un racconto di Isaac Asimov.

«Il film è molto semplice, una scena che accade in un mondo lontano – ha spiegato il regista, intervistato da La Svolta alla Festa del Cinema di Roma - che in realtà è un’isoletta sperduta della Grecia dove mi è successa realmente questa cosa che ho sognato per tanto tempo. Sono sempre stato un amante della fantascienza e in quel periodo stavo leggendo Asimov. Non so perché in questa scena meditativa, quasi di mindfulness, io ci vedessi l’ansia e l’angoscia della fine del mondo, ma a un certo punto ha fatto clic e le due cose si sono unite».

Un parallelismo che nella sua semplicità apre a suggestioni inaspettate, permettendo allo spettatore di entrare nel mood di un’antologia cinematografica che saprà stupire: «Volevo unire la fantascienza al documentario, due concetti apparentemente all’opposto. La mia idea di fantascienza non sono le navi spaziali, i frizzi e i lazzi. Qui faccio fare un salto logico a una scena documentaristica, un nuovo percorso di pensiero. Tra il racconto e le immagini c’è una discrepanza. Il mio scopo era porre le domande, che poi credo sia l’idea di questo film: 12 punti diversi sulla realtà che insieme non danno una risposta definitiva».

A chiudere il film troviamo il lavoro di Isabella Rosellini, che nel corto Domestication ci porta alla scoperta della sua fattoria, raccontando la storia della domesticazione animale e le cause della mancanza di biodiversità nell’agricoltura moderna. «Molte persone non hanno chiara la differenza tra un animale domestico e uno selvatico - spiega - dietro alla docilità del primo ci sono migliaia di anni di cambiamenti, anche fisici, frutto di una selezione fatta dall’uomo. I lupi si sono trasformati in cani in 15.000 anni di selezione dei meno aggressivi. E le galline selvatiche, che facevano dieci uova l’anno, dopo 10.000 anni di selezione ne fanno 250. Io stessa non avevo chiaro tutto questo fino a quando non sono andata all’università. Così ho pensato di fare un film partendo dal quotidiano della mia fattoria».

Una fattoria dove ci sono diverse razze per ciascun animale: «Nella mia fattoria ci sono 1.500 galline, in gruppi formati da 3 o 4 esemplari di tante razze diverse, alcune antiche, in via di estinzione. È importante mantenere la biodiversità. Tutti vogliono la lana merino, ma ci sono pecore che danno una lana più dura, un latte diverso. La Fao aveva suggerito qualche anno fa alle piccole fattorie artigianali come la mia, di cercare le razze diverse. Ho scoperto un mondo e l’ho messo in questo cortometraggio».

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