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Una Presidente della Repubblica. Non è una scomessa. Si può fare, e lo hanno già fatto. Siamo - praticamente - circondatə.
Magdalena Andersson, Ministro di Stato della Svezia dal 30 novembre 2021
Magdalena Andersson, Ministro di Stato della Svezia dal 30 novembre 2021
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
15 gennaio 2022 Aggiornato alle 10:00

L’asticella europea: ai vertici della politica estera svettano ormai tante personalità femminili. E noi qui, in Italia, dobbiamo cominciare a farci i conti. Da contraltare alle nostre basse percentuali di presenza in ruoli apicali della politica, ci sono soprattutto i paesi scandinavi, in cui si è registrato nell’ultimo periodo un aumento esponenziale di leader donne.

Dalla Svezia, con Magdalena Andersson come prima premier donna del paese da novembre 2021 alla Finlandia guidata da Sanna Marin che a 36 anni è la più giovane leader di governo del mondo. C’è poi Kaja Kallas, primo ministro dell’Estonia, che nella fase iniziale del suo mandato ha lavorato al fianco della presidente della Repubblica uscente Kersti Kaljulaid, anche lei prima donna Capo di Stato, in carica dal 2016 al 2021.

Mentre a guidare la Lituania è Ingrida Simonyté e Mette Frederiksen è ministro di Stato della Danimarca, l’Islanda ha Katrín Jakobsdóttir e Erna Solberg, soprannominata “L’Angela Merkel della Norvegia”, è stata Primo Ministro del paese fino a ottobre 2021.

Non può non nominarsi ovviamente proprio Angela Merkel, che ha aperto la strada a tutte, e si è imposta per oltre 15 anni tra i protagonisti dello scenario politico mondiale. Fino a dicembre 2021, portando a termine ben 4 mandati consecutivi. Infine, guardando alle istituzioni europee, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, anche lei tedesca.

L’European Parliamentary Research Service (EPRS) ha pubblicato nel 2019 un report sulla presenza delle donne in politica (Women in politics: A global perspective). A livello planetario negli ultimi vent’anni la presenza femminile nelle aule parlamentari e nelle squadre di governo è progressivamente cresciuta: dal 1998 al 2018 si è passati da 12 a 21 donne nel ruolo di capo di stato o di governo.

Anche gli incarichi ministeriali sono aumentati di numero, aggirandosi intorno al 18% del totale, ma ciò che balza all’occhio è la tendenza a relegare quasi sistematicamente le politiche nell’ambito di alcuni settori specifici, come l’istruzione, la sanità, le risorse naturali e l’energia. Sempre nel 2019, solo 58 donne presiedevano una delle Camere dei 192 Parlamenti, di cui 79 bicamerali.

PS: sì, sono io la persona che, all’interno della redazione, dal 1 dicembre, scrive le biografie che leggete di #svoltapresidente.

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