Economia

Congedo parentale: un mese in più

Rientra nel “pacchetto famiglia e natalità” della Legge di Bilancio 2023 e garantisce alle neomamme l’allungamento del periodo di astensione dall’attività lavorativa. Con la garanzia della retribuzione all’80%
Credit: Gustavo Fring 
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23 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha concluso l’iter della finanziaria: in una conferenza stampa, secondo molti troppo breve, e si è detta soddisfatta dei punti toccati dal Governo. Una delle modifiche più rilevanti, sia economicamente che socialmente, è quella che riguarda il congedo parentale, che la premier ha definito “salvadanaio di tempo per le mamme”.

Come funziona il congedo parentale

Si tratta dell’estensione dell’attuale periodo di astensione dall’attività lavorativa di un mese, con la garanzia della retribuzione all’80% e rientra nel cosiddetto “pacchetto famiglia e natalità”; il congedo, inoltre, è utilizzabile fino al sesto anno di vita del figlio, per garantire alle madri del tempo per organizzare gli impegni personali e familiari. Meloni ha dichiarato che i provvedimenti sulla famiglia «cubano quasi un miliardo e mezzo di euro, una scelta che non credo abbia molti precedenti nei governi degli ultimi anni».

Il congedo parentale, a oggi, è “un periodo di astensione facoltativo dal lavoro concesso ai genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita e soddisfare i suoi bisogni affettivi e relazionali”. Ha una durata massima di dieci mesi complessivi tra i due genitori, entro i primi 12 anni di vita del bambino, così suddivisi: sei mesi continuativi o frazionati per la madre lavoratrice dipendente (dopo il periodo di maternità “obbligatoria”); sei mesi continuativi o frazionati al padre lavoratore dipendente, che possono aumentare a sette in caso di astensione dal lavoro per un periodo di tre mesi (quindi il congedo complessivo, in quest’ultimo caso, sale a 11 mesi). Il genitore solo ha un periodo massimo di undici mesi e le medesime regole valgono anche in caso di adozione e affidamento.

La madre ha diritto a un’indennità pari all’80% della retribuzione media giornaliera calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo di maternità o paternità alternativo. Durante il periodo facoltativo, invece, l’indennità è pari al 30% della retribuzione media giornaliera, entro i 12 anni di età del bambino e per un periodo massimo di nove mesi.

In assoluto, si può concordare con il fatto che questa sia una misura positiva e probabilmente più in linea con la media dei Paesi europei, che comunque prevedono periodi di congedo parentale per entrambi i genitori molto più estesi; tuttavia, alcune perplessità sono nate sulle motivazioni che hanno spinto Meloni a estendere il congedo parentale, cioè dare la possibilità (economica in questo caso) alle donne di diventare madri: le medesime motivazioni poste a fondamento dei suoi “dubbi” sulla legge che regola l’interruzione di gravidanza.

Le altre misure sui diritti della manovra Meloni

C’è stata, senza troppe sorprese, una particolare attenzione verso le famiglie (tradizionali) ben accolta dalla maggioranza, e alcune misure sicuramente più controverse. Prima fra tutti lo stop al reddito di cittadinanza dal 2024: “siamo fedeli si nostri principi: si continua a tutelare chi non può lavorare, aggiungiamo anche le donne in gravidanza, ma per chi può lavorare si abolirà alla fine del prossimo anno e non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decade alla prima offerta di lavoro”. Il dibattito sul lavoro e sull’occupazione ha spesso ruotato intorno alla necessità di modificare alcuni meccanismi del reddito di cittadinanza, ma questo drastico stop forse non tiene conto delle difficoltà di accesso al lavoro per molti soggetti.

Ci sono state alcune novità in tema pensionistico con l’introduzione di Quota 103 e le modifiche a Opzione donna, l’aumento dell’assegno familiare e la garanzia dello Stato per la copertura dell’80% del mutuo per le giovani coppie.

Una delle misure più interessanti, sempre in ambito lavorativo, è l’intervento sul cuneo fiscale (cioè la differenza tra la cifra lorda in busta paga e quanto percepito dal lavoratore), di cui da anni si discute in Italia e potrebbe essere un buon incentivo ad assunzioni visto il costo “minore” del lavoro; soprattutto per i lavoratori in difficoltà, questo comporterà un aumento in busta paga.

I due terzi della cifra complessiva per la manovra finanziaria saranno impiegati per l’emergenza energetica in atto e per far fronte al caro bollette, soprattutto per i nuclei familiari più poveri. A sostegno del contrasto all’innalzamento dei prezzi e all’inflazione, è stata prevista una piccola ma consistente modifica alla tassazione sui prodotti per l’infanzia e per i dispositivi femminili non compostabili, cioè gli assorbenti, che passa dal 10 al 5%. La stessa misura non vale per altri prodotti di prima necessità.

Meloni sembrava soddisfatta delle decisioni varate dal Governo per la Legge di Bilancio e, nella speranza che saranno sufficienti ad affrontare un periodo difficile come quello che si prospetta, è fiduciosa di questo approccio «prudente e realista» che tiene conto della situazione economica ma anche «sostenibile per la finanza pubblica».

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