Diritti

Mondiali Qatar: chi protesta, chi si piega

I giocatori iraniani non cantano l’inno, le nazionali europee fanno marcia indietro sulla fascia arcobaleno per paura delle sanzioni. Cronache da Doha dopo il fischio d’inizio del campionato più discusso degli ultimi anni
Attivisti francesi ambientali del collettivo "Red Card to Qatar" durante un die-in a Parigi, per protestare contro il mancato rispetto ambientale e dei diritti umani ai Mondiali 2022
Attivisti francesi ambientali del collettivo "Red Card to Qatar" durante un die-in a Parigi, per protestare contro il mancato rispetto ambientale e dei diritti umani ai Mondiali 2022 Credit: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON
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22 novembre 2022 Aggiornato alle 11:40

Donna, vita, libertà. Il messaggio dei tifosi iraniani sugli spalti per il match d’esordio della loro nazionale era rivolto al regime di Khamenei, che in patria continua a reprimere violentemente le proteste e le manifestazioni e hanno dispiegato i propri militari in un assedio delle città curde nel nord-ovest del Paese, in primis Mahabad.

I giocatori iraniani, in supporto della rivoluzione pacifica contro gli Ayatollah, non hanno cantato l’inno della Repubblica Islamica, i media pro-regime non hanno fatto menzione dell’accaduto.

Ehsan Hajsafi, capitano della nazionale, ha voluto esprimere pubblicamente la propria solidarietà verso le vittime delle repressioni: «Prima di tutto vorrei esprimere le mie condoglianze a tutte le famiglie iraniane in lutto. Devono sapere che siamo con loro, le supportiamo e solidarizziamo con loro. (…) Le condizioni nel nostro Paese non sono giuste e il popolo non è felice». L’Iran ha perso 6-2 contro l’Inghilterra come da pronostico, ma non è decisamente questo il risultato che interessa di più al proprio popolo.

All’ultimo minuto, Fifa ha deciso che le fasce arcobaleno della campagna One Love - in sostegno dei diritti della comunità Lgbtq+ - non avrebbero potuto più essere indossate ai Mondiali, minacciando ammonizioni ai capitani che le avrebbero indossate.

Le federazioni di Inghilterra e Galles hanno dunque comunicato ai rispettivi capitani, Harry Kane e Gareth Bale, di evitare di indossare la fascia dopo le minacce di Fifa: “Non possiamo mettere i nostri giocatori in una posizione in cui rischiano sanzioni”, hanno spiegato in un comunicato sottoscritto anche da Germania, Olanda, Belgio e Svizzera. Pure Virgil Van Dijk, capitano dell’Olanda che si era in precedenza espressa favorevolmente all’idea, non ha indossato la fascia nella prima partita del girone vinta contro il Senegal.

Marten De Roon, centrocampista degli “oranges” e dell’Atalanta, famoso su Twitter per la sua autoironia e il suo sarcasmo, ha pubblicato una foto della squadra “photoshoppando” sulle braccia di tutti i giocatori la fascia arcobaleno.

La fascia vietata da Fifa è stata indossata da Alex Scott, ex giocatrice dell’Inghilterra e ora commentatrice per la Bbc, mentre Claudia Neumann, commentatrice tedesca per Zdf, ha indossato una maglia con un arcobaleno durante la diretta di Usa-Galles.

La censura di Fifa di Gianni Infantino non si ferma alle fasce, secondo l’emittente televisiva Espn: l’organizzatrice del mondiale avrebbe imposto alla nazionale belga di rimuovere la scritta “Love” – ispirata al festival del Tomorrowland e rappresentante dei valori di diversità, uguaglianza e inclusione - dal retro del colletto della propria maglia da trasferta.

Il sindacato globale dei calciatori Fifpro ha manifestato il proprio dissenso verso i regolamenti della Fifa World Cup in un comunicato: “I giocatori devono avere il diritto di esprimere il proprio sostegno ai diritti umani dentro e fuori dal campo di gioco e sosterremo chiunque di loro utilizzi le proprie piattaforme per farlo. Riteniamo che una bandiera arcobaleno non sia una dichiarazione politica ma un’approvazione dell’uguaglianza e quindi un diritto umano universale. Ancora una volta i regolamenti calcistici destinati a disciplinare una competizione hanno un impatto diretto sui diritti dei giocatori e tuttavia sono stati emanati senza il loro coinvolgimento e consenso. Continueremo a spingere per garantire che i giocatori siano rappresentati in ogni decisione che influisca sul loro lavoro e sulla loro carriera”.

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