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Addio Hebe de Bonafini, leader delle Madres de Plaza de Mayo

Morta oggi, la storica attivista si è battuta per anni per chiedere verità sui desaparecidos e rivendicare i diritti sociali in Argentina
Credit: EPA/ ALBERTO ORTIZ
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 novembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Si invoca spesso ultimamente l’urgenza di tornare a scendere in piazza per rivendicare l’inviolabilità dei diritti sociali e civili. Piazze dalle quali le persone si sono sempre più allontanate ma che per secoli sono state il teatro di chi nella democrazia e nella libertà vedeva le uniche vie possibili.

Come le Madres de Plaza de Mayo, un famoso movimento femminile costituitosi negli anni Settanta, la cui presidente Hebe de Bonafini si è spenta nelle scorse ore all’età di 93 anni.

Sulle spalle delle esponenti di questa associazione è gravato quasi interamente il peso di far conoscere al mondo una delle pagine più buie della storia recente: il sequestro e l’uccisione di migliaia di migliaia oppositori al regime militare del generale Jorge Videla, avvenute in Argentina tra il 1976 e il 1983.

Per lo più giovani, le vittime appartenevano a gruppi marxisti o peronisti e all’ambiente culturale, politico, sociale, sindacale e universitario.

Li hanno chiamati desaparecidos ma in realtà quei ragazzi fatti sparire dalle forze armate dell’epoca non sono mai svaniti dalla memoria delle loro madri, che per anni ogni giovedì si sono riunite in Plaza de Mayo per denunciare quanto accaduto e chiedere indagini serie.

A guidarle, proprio Hebe de Bonafini, la cui morte avvenuta in un ospedale di La Plata (Buenos Aires) a causa di una malattia cronica è stata data pubblicamente dalla vice presidente del Paese sudamericano e sua amica personale, Cristina Fernández de Kirchner, che su Twitter ha scritto: «Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i diritti umani, orgoglio dell’Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della sovranità nazionale…non deve essere un caso. Semplicemente grazie e hasta siempre».

Nata il 4 dicembre del 1928, è stata il simbolo della lotta non solo per le numerosissime madri che un giorno hanno visto i loro figli uscire di case e non farvi più ritorno, ma per la difesa dei diritti civili e sociali in Argentina.

Il cordoglio in patria è per questo unanime, nonostante nella sua lunga vita non si sia fatta mancare dichiarazioni controverse e posizioni definite a più riprese estremiste e sovversive, ma ampiamente giustificate da un vissuto personale divenuto politico, che ha scosso le menti di chiunque si sia avvicinato alla storia dei desaparecidos, sacrificati in nome di quella che è stata definita Guerra sucia, guerra sporca.

Sarebbero state oltre 30.000 le persone scomparse, anche se i numeri potrebbero essere molti di più, nel corso di un’escalation di violenza che toccò il picco tra il 1976 e il 1979 con il così detto “Processo di riorganizzazione nazionale”, capeggiato da Videla e dai suoi successori Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e Reynaldo Bignone, per mano delle forze armate e della polizia federale.

In quella strage silenziosa Hebe de Bonafini perse due figli, Jorge Omar e Raúl Alfredo, e una nuora, e forse per provare a lenire in parte il dolore, nel 1977 contribuì alla fondazione delle Madres de Plaza de Mayo, caratterizzate oltre che dalla costanza di scendere in piazza ogni settimana per le rondas, dalla presenza sulle loro teste del pañuelo, un fazzoletto bianco divenuto anch’esso simbolo della rivendicazione di giustizia e libertà. Richiesta mai esaurita ma che non ha scalfito la voglia di Hebe de Bonafini di battersi per un mondo più giusto, portata avanti fino agli ultimi istanti di vita.

Dopo la fine della dittatura con la deposizione di Vileda, avvenuta nel 1983, ha infatti continuato la sua lotta, sfidando anche in democrazia i governi, come quello di Carlos Menem, che hanno tentato di minimizzare le colpe del generale e degli altri responsabili di sparizioni e omicidi. A quelle vicende e ai fatti relativi al processo al dittatore e ai vertici delle forze armate del periodo è dedicato il film presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, Argentina 1985.

Anche a causa delle sue posizioni giudicate da alcune componenti dell’associazione troppo forti, le Madres de Plaza de Mayo si sono negli anni scisse in due gruppi distinti, ponendo a capo di quello più radicale proprio Hebe de Bonafini.

Dalla Casa Rosada, sede del governo argentino, il presidente Alberto Fernandez si è detto profondamente addolorato per la morte dell’attivista e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, rendendo così istituzionale il dolore dei tantissimi cittadini che in queste ore stanno manifestando il loro cordoglio online ma anche in quelle piazze tanto care a Hebe.

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