Diritti

Usa: pronti a dire sì ai matrimoni gay?

Il Respect for Marriage Act, che garantirebbe il riconoscimento federale e statale dei matrimoni legali tra persone dello stesso sesso, ha ricevuto l’ok dal Senato. Ora il disegno di legge torna alla Camera
Una persona indossa un costume con i colori del Pride durante la 52a parata annuale del New York City Gay Pride, a New York, il 27 giugno 2021
Una persona indossa un costume con i colori del Pride durante la 52a parata annuale del New York City Gay Pride, a New York, il 27 giugno 2021 Credit: EPA/Peter Foley
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 novembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Quando la Corte Suprema, a giugno, ha deciso di ribaltare la sentenza Roe v. Wade eliminando il diritto all’aborto a livello federale, i Democratici hanno iniziato a muoversi rapidamente per impedire che il diritto al matrimonio gay facesse la stessa fine. Il 19 luglio 2022 la Camera ha approvato un disegno di legge, il Respect for Marriage Act, per proteggere a livello federale i matrimoni tra persone dello stesso sesso e richiedere ai singoli Stati di riconoscere il matrimonio celebrato legalmente negli altri. Quattro mesi dopo, il 16 novembre 2022, il Senato degli Stati Uniti ha votato a favore, con 62 senatori su 100 dalla parte del sì. Tra loro, 50 Democratici e 12 Repubblicani, che hanno contribuito a superare i 60 voti necessari.

La legislazione abrogherebbe anche il Defence of Marriage Act del 1996, una legge federale volta a proteggere l’istituzione del matrimonio e definirla come l’unione legale tra un uomo e una donna. Consentiva ai singoli Stati di non riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati e riconosciuti dalle leggi di altri Stati. “La parola coniuge si riferisce solo a una persona di sesso opposto che è un marito o una moglie”, spiegava la norma.

Ora che il Respect for Marriage Act ha superato lo step più difficile del Senato, dovrà tornare alla Camera, che l’ha già votato a luglio e che rimarrà a maggioranza democratica fino al 2023, quando passerà ai Repubblicani che l’hanno ottenuta alle elezioni di Midterm. Se questa la approverà nuovamente, la legge finirà alla scrivania del presidente per la firma definitiva di Joe Biden.

Come spiega il New York Times, il passaggio segna “un notevole cambiamento nella politica e nella cultura americana”, dimostrando come una questione un tempo divisiva come il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia stata ampiamente accettata, ottenendo maggioranze bipartisan decisive sia al Senato che alla Camera. I progressi del disegno di legge riflettono un grande cambiamento nell’opinione pubblica, con il 71% degli americani a sostegno del matrimonio gay negli Stati Uniti: lo ha mostrato un sondaggio condotto annualmente da Gallup. Nel 1996 la percentuale era del 27%, e nel 2015 ha raggiunto quota 60%: quell’anno la Corte Suprema stabilì che gli stati erano tenuti per legge a riconoscere il matrimonio di coppie dello stesso sesso attraverso la sentenza Obergefell v. Hodges.

Così come accaduto con la Roe v. Wade, il rischio che i Giudici a maggioranza conservatori ribaltassero un’altra sentenza era molto alto. Lo stesso Clarence Thomas, nominato dal presidente George W. Bush nel 1991, disse che la Corte Suprema avrebbe dovuto usare la stessa logica “per ribaltare i casi che stabiliscono diritti alla contraccezione, alle relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso e al matrimonio tra persone dello stesso sesso”. Ma i Repubblicani hanno dimostrato di non essere d’accordo.

Negli ultimi anni, spiega il sito d’informazione The Conversation, il matrimonio tra persone dello stesso sesso ha ottenuto anche una maggiore approvazione pubblica. Il primo passo a livello nazionale si ebbe nel 2012, quando l’allora vicepresidente Joe Biden e il presidente Barack Obama sostennero apertamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Poi arrivò anche il sostegno repubblicano, cosa in parte dovuta all’ex presidente Donald Trump: come sottolinea il quotidiano Politico, alla convention del Partito Repubblicano 2016, Trump è stato il primo repubblicano a menzionare la protezione dei diritti dei cittadini Lgbtq. Questo clima ha reso politicamente sicuro per quasi un quarto dei membri della Camera repubblicana votare per proteggere questo diritto ai sensi della legge federale, a luglio, con 47 deputati conservatori dalla parte dei Democratici. E dal Senato in poi, il resto è tutto in discesa.

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