Ambiente

Idrogeno: è arrivato il suo momento d’oro?

La società Cemvita è al lavoro per dar vita al Gold Hydrogen. 100% sostenibile, a impatto ambientale zero e ricavato da microbi iniettati nel sottosuolo
Credit: Via Phys.org 
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20 novembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Tra le prime cose che si apprendono durante una lezione di chimica possiamo certamente annoverare la constatazione che l’idrogeno è l’elemento più abbondante in natura.

Negli anni abbiamo imparato, poi, che l’idrogeno è un elemento incolore, ma nel gergo gli sono state attribuite diverse sfumature a seconda del modo in cui viene effettuata la sua estrazione dalle molecole in cui è combinato e del suo impatto ambientale.

Esiste l’idrogeno grigio, che è il più inquinante, ma anche il più diffuso nel mondo, prodotto a partire da fonti energetiche fossili. In questo caso l’idrogeno è ricavato dal gas naturale o dalla gassificazione del carbone e attraverso un processo di conversione termochimica che però produce anche CO2.

Esiste l’idrogeno blu, il cui ottenimento, anche in questo caso, produce CO2, che però viene catturata e stoccata nel sottosuolo oppure trasformata come materia prima. La qualifica “blu” lascia intendere che questo tipo di idrogeno sia più rispettoso del clima, grazie all’assenza di emissioni dannose per il clima.

Poi c’è l’idrogeno verde, che si ottiene senza produrre anidride carbonica come sottoprodotto, bensì carbonio solido. Questo idrogeno “verde” è il più pulito perché completamente de-carbonizzato, in quanto per la sua produzione non viene immessa alcuna quantità CO2 in atmosfera.

L’idrogeno verde, infatti, è ottenuto facendo passare elettricità rinnovabile, che spesso deriva da un impianto eolico o solare, attraverso l’acqua utilizzando una macchina chiamata elettrolizzatore. In questo dispositivo, fornendo elettricità all’acqua, si smontano le molecole di H2O nei suoi componenti, idrogeno e ossigeno, trasformando l’energia elettrica in energia chimica.

A oggi, l’idrogeno verde, oltre a essere il più “pulito” tra tutte le tipologie, è anche il più economico da ottenere. L’investimento è tutto sull’elettrolizzatore e c’è chi stima addirittura che le vendite di questa tecnologia supereranno i 100 miliardi di dollari in questo decennio.

Intanto, i governi hanno già deciso di investire denaro su questi macchinari e i produttori di elettrolizzatori stanno gareggiando per inventare nuovi design.

Sunfire GmbH, un produttore tedesco, ha sviluppato un modo per utilizzare il vapore invece dell’acqua liquida, sfruttando il calore dai processi industriali. La società ha chiuso un round di finanziamento all’inizio di quest’anno del valore di circa 192 milioni di dollari, e in seguito ha ricevuto un investimento importante dal Climate Pledge Fund di Amazon.com Inc. che lo aiuterà ad aumentare la produzione.

Hysata, una startup di elettrolizzatori con sede a Wollongong, in Australia, ha affittato una enorme fabbrica dove prevede di realizzare sistemi su scala commerciale entro il 2025.

Queste sono solo due tra le tante aziende che hanno deciso di investire sugli elettrolizzatori e che hanno promesso studi e ricerche per apportare notevoli miglioramenti in termini di efficienza alla tecnologia esistente.

Chi, invece, ha deciso di andare controcorrente e tentare altre strade alternative è la società Cemvita Factory Inc, che si è riproposta di rimboccarsi le maniche e lavorare per aggiungere una nuova sfumatura all’arcobaleno dell’idrogeno: il color oro.

L’azienda del Texas, infatti, sta mettendo all’opera le sue tecnologie biosintetiche per creare il Gold Hydrogen, cioè l’idrogeno dorato.

Di cosa si tratta? Di idrogeno ricavato dal petrolio che è ancora nel sottosuolo, intrappolato o abbandonato. Cemvita vuole rilevare vecchi pozzi e iniettare microbi che metabolizzano il petrolio nella roccia sotterranea.

I microbi, secondo l’azienda, trasformerebbero il petrolio in carbonio, che rimarrebbe sottoterra. L’idrogeno gassoso rilasciato nel processo, invece, nel frattempo risalirebbe in superficie, pronto per essere catturato.

Dopo aver testato in laboratorio diverse combinazioni di microbi e sostanze nutritive, Cemvita ha dichiarato a settembre di aver condotto con successo una prova presso un vecchio pozzo in Texas e che ora sta lavorando ai primi accordi con i proprietari di giacimenti petroliferi e acquirenti di idrogeno industriale.

L’azienda dovrà dimostrare non solo che i suoi microbi funzioneranno, ma anche che una volta che l’idrogeno arriva in superficie può essere spostato dove serve.

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