Diritti

Trump candidato, account (ancora) bannati

A gennaio, Meta valuterà se riabilitare l’ex presidente al termine dei due anni di sospensione stabiliti dopo l’assalto al Congresso
Credit: EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

«Chiedo a tutti i presenti al Campidoglio degli Stati Uniti di rimanere pacifici. Nessuna violenza! Ricordate, NOI siamo il partito della legge e dell’ordine: rispettate la legge e i nostri grandi uomini e donne vestiti di blu. Grazie!». È l’appello fuori tempo massimo lanciato da Donald Trump il 6 gennaio 2021 in quello che ancora oggi resta il suo ultimo post su Facebook.

Non bastò a risparmiargli la messa al bando dai social di Meta, Instagram incluso, stabilita dopo che l’ex presidente degli Stati Uniti, secondo quanto dichiarato dalla società, «fomentava attivamente una violenta insurrezione progettata per ostacolare la transizione pacifica del potere».

Prima sospeso a tempo indeterminato e poi, dietro rettifica dell’Oversight Board, il Consiglio di sorveglianza di Facebook, per due anni a partire dal 7 gennaio 2021, «al termine dei quali ci rivolgeremo agli esperti per valutare se il rischio per la sicurezza pubblica è diminuito».

Almeno fino al prossimo anno, quindi, l’account ufficiale di Donald J. Trump, 34 milioni di follower su Facebook e 23,4 milioni su Instagram, resta in stato di fermo. Sospeso anche il profilo YouTube e Twitter, dove le cose potrebbero cambiare dopo l’entrata burrascosa di Elon Musk, che a maggio di quest’anno aveva annunciato l’intenzione di riabilitare l’ex presidente qualora il suo acquisto fosse andato a buon fine.

«Sono molto felice che Twitter è ora in buone mani e non sarà più guidata da lunatici radicali di sinistra e maniaci che odiano realmente il nostro Paese», ha fatto sapere The Donald dalla sua personale piattaforma Truth Social. Nonostante l’endorsment al patron di Tesla, però, al momento non ci sono notizie certe sul suo possibile rientro.

Ma con l’annuncio della sua candidatura alla Casa Bianca per un possibile, difficile, secondo mandato, le dichiarazioni di Trump non potranno più essere sottoposte al fact-checking di Facebook. Secondo le regole del social network, infatti, i commenti dei funzionari eletti e dei candidati non sono soggetti alla verifica dei fatti.

«Sebbene Trump sia attualmente bandito da Facebook – spiega la Cnn che ha visionato in esclusiva un promemoria dell’azienda in materia – il divieto di verifica dei fatti si applica a qualsiasi cosa dica Trump, e le false dichiarazioni fatte da Trump possono essere pubblicate sulla piattaforma da altri».

Secondo quanto si legge nel documento, infatti, «i discorsi politici non sono idonei per il controllo dei fatti. Ciò include le parole pronunciate da un politico nonché foto, video o altri contenuti che sono chiaramente etichettati come creati dal politico o dalla sua campagna, intendendo per “politici” i candidati in corsa per una carica, gli attuali titolari di cariche – e, per estensione, molti dei loro incaricati di gabinetto – insieme ai partiti politici e ai loro leader».

Ma qualcuno storce il naso. «Il grosso problema è trattare i candidati come se fossero in una categoria speciale e meritassero un trattamento speciale», ha dichiarato all’agenzia di stampa Associated Press Heidi Beirich, fondatrice del Global Project Against Hate and Extremism e membro del Real Facebook Oversight Board, un gruppo di giornalisti, attivisti e accademici critici nei confronti della condotta di Facebook. «Se hai una serie di regole – ha concluso – queste dovrebbero valere per tutti».

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