Diritti

Polonia, Nato: «Il missile era ucraino ma la colpa non è di Kyiv»

Secondo Jens Stoltenberg, segretario generale dell’organizzazione, «la responsabilità è della Russia perché continua il conflitto». Intanto Zelensky denuncia crimini di guerra nella liberata Kherson
Il presidente polacco Andrzej Duda durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale presso il Palazzo presidenziale a Varsavia, Polonia, 16 novembre 2022
Il presidente polacco Andrzej Duda durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale presso il Palazzo presidenziale a Varsavia, Polonia, 16 novembre 2022 Credit: EPA/PAWEL SUPERNAK POLAND OUT
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16 novembre 2022 Aggiornato alle 18:00

Non accennano a placarsi le estreme tensioni prodotte dal conflitto in corso in Ucraina. Nella serata di ieri un missile ha colpito il villaggio di Przewodow in Polonia, vicino al confine ucraino, provocando 2 vittime e un incrocio di sospetti e accuse fra i membri della Nato e la Russia, la quale ha drasticamente negato il suo coinvolgimento.

A causa della gravità dell’accaduto, i leader occidentali si sono riuniti in emergenza per discuterne a Bali durante il G20 in corso, anche se il presidente americano Joe Biden ha calmato inizialmente gli animi, affermando successivamente che erano probabilmente dei missili della contraerea ucraina. Cosa ribadita anche dal presidente polacco Andrzej Duda e dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg con una dichiarazione: «La nostra analisi preliminare suggerisce che l’incidente è stato probabilmente causato da un missile di difesa aerea ucraino lanciato per difendere il territorio dagli attacchi dei missili da crociera russi. Ma lasciatemi essere chiaro, non è colpa dell’Ucraina. La Russia ha la responsabilità ultima, poiché continua la sua guerra illegale contro l’Ucraina».

L’episodio avvenuto in Polonia è stato il culmine di una giornata che ha visto uno dei più pesanti attacchi missilistici russi in territorio ucraino: «Questo è il più massiccio bombardamento del sistema energetico dall’inizio della guerra» ha dichiarato il ministro dell’Energia ucraino German Galushchenko.

Nel frattempo il presidenze Zelensky, dopo la riconquista delle aree di Kherson, ha accusato il regime di Mosca di aver commesso oltre 400 crimini di guerra nei territori liberati e ha sollecitato i leader del G20, tramite un video-discorso, a bloccare le azioni del governo russo: «Sono convinto che questo sia il momento in cui la distruttiva guerra russa debba e possa essere fermata».

Inoltre ha proposto un piano di pace in 10 punti che, secondo il governo ucraino, dovrebbe essere adottato per porre termine al conflitto il più velocemente possibile. La maggior parte dei leader del G20 ha manifestato supporto alla causa ucraina, sottoscrivendo un comunicato congiunto di condanna contro la Russia.

Ma la strada verso la pace continua oscillare fra i timidi tentativi diplomatici e le brutali azioni militari sul campo. Nei giorni scorsi il direttore statunitense della Cia William Burns ha incontrato la sua controparte, Sergey Naryshkin, direttore del Servizio di intelligence internazionale russo, nella capitale turca di Ankara per una serie di colloqui riservati riguardo le armi nucleari e i prigionieri americani rinchiusi nel sistema penitenziario russo. Le autorità americane, però, hanno subito negato l’ipotesi di negoziati riguardo la guerra in corso: «Non sta conducendo negoziati di alcun tipo. Non sta discutendo la risoluzione della guerra in Ucraina. Ci atteniamo fermamente al nostro principio fondamentale: niente sull’Ucraina senza l’Ucraina».

Oltre al colloquio riservato, sono emerse delle nuove iniziative del presidente turco Tayyip Erdogan, il quale avrebbe espresso l’intenzione di promuovere l’estensione dell’accordo sull’esportazione del grano ucraino per un anno, dato che è in scadenza il 19 novembre. Un’iniziativa atta ad alleviare la tensione su i mercati internazionali, specialmente riguardo l’approvvigionamento alimentare delle nazioni più a rischio.

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