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Di cosa abbiamo più paura?

Da quelle più conosciute, come quella per i clown, a quelle più inaspettate (sì, qualcuno teme davvero i kayak), le 10 fobie più comuni o più strane che abbiamo selezionato per te
Credit: cottonbro studio/p
Tempo di lettura 8 min lettura
15 novembre 2022 Aggiornato alle 17:00

La realtà attuale per molti aspetti può portare molti di noi a sviluppare paure e ansie, magari custodite solo nel nostro inconscio. Questa situazione risulta poi essere un terreno molto fertile per sviluppare fobie, che possono essere nei confronti di qualsiasi cosa. Il loro svilupparsi nella nostra immaginazione è un indizio in alcuni casi anche per le nostre storie evolutive e personali. Tutti, chi più chi meno, siamo guidati dalle nostre paure e desideri e qualche volta riusciamo a esserne anche schiavi.

Il primo a dare a identificare e a dare un nome a queste fissazioni è stato il medico americano Benjamin Rush nel 1786. Fino ad allora, la parola “fobia” era stata applicata solo ai sintomi di malattie fisiche, fu Rush a usarla per descrivere fenomeni psicologici: «Definirò fobia la paura di un male immaginario», scrisse, «o un’indebita paura di un male reale», arrivando a elencarne alcune che valgono ancora oggi. Capiamo meglio che cosa sono, prima di scoprire quali sono le 10 fobie fobie più comuni o più strane e cosa svelano delle nostre vite.

Fobie: cosa sono e come si sviluppano

Il termine fobia deriva dal greco φόβος, phóbos, “panico, paura” e sta a indicare un’irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che può anche in alcuni casi limitare l’autonomia del soggetto come nel caso dell’evitamento, una modalità di pensiero persistente e invalidante che non consente all’individuo di affrontare una situazione temuta, ma che non rappresenta un reale pericolo per la persona.

La fobia è una manifestazione psicopatologica riguardante l’io non pienamente inserito con l’ambiente che lo circonda: è generalmente legata a un oggetto o una situazione concreta, ma il contenuto psicologico che è alla base della fobia non coincide con quell’oggetto, che svolge semplicemente il ruolo di motivazione occasionale della crisi fobica.

Il primo sintomo di questo disturbo è il desiderio di evitare l’oggetto o il luogo che incute timore e sposta inconsciamente su situazioni e oggetti esterni le sue preoccupanti relazioni con elementi interni che, in questo modo, vengono rifiutati. Chi ha queste fobie non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, sebbene si renda conto dell’irrazionalità e della sproporzionalità di questo vissuto, che permane e determina un disadattamento del soggetto al suo ambiente.

Secondo le teorie della psicoanalisi, la fobia è imputabile alla rimozione di contenuti inconsci che manifestano il loro effetto portando l’individuo a evitare una certa situazione, partendo da un evento traumatico che subisce un fenomeno di spostamento su una situazione o su un oggetto specifico. L’interpretazione psicoanalitica freudiana definisce questa sindrome come una conseguenza del mancato superamento del complesso di Edipo e dell’angoscia di castrazione. Vi è quindi una negazione del problema interno e un trasferimento della angoscia dalla situazione psicologica interna verso il mondo esterno che viene caricato di valenze negative e fobiche.

Fobie, cosa c’è dietro l’inconscio

Gli psichiatri hanno sviluppato una comprensione di questa sindrome negli anni, arrivando a interpretare le fobie come tracce delle storie evolutive e personali, manifestazioni degli istinti animali e dei desideri che avevamo represso. Esistono chiaramente vari livelli di fobia: prima di di tutto, per essere riconosciuta come tale la paura deve essere eccessiva, irragionevole e durare per sei mesi o più e deve interferire con la vita normale.

La maggior parte delle persone preferisce non denunciare questo disturbo-disagio, preferendo evitare l’oggetto della fobia. Alcuni studi suggeriscono che una donna su 10 soffre di una fobia specifica e un uomo su 20. Un numero ancora più grande di persone invece hanno avversioni più lievi, chiamate impropriamente fobie, ma che in realtà non lo sono: è il caso di una forte avversione per il parlare in pubblico o della visita dal dentista.

Le ipotesi sulle cause di queste fobie sono molte. Freud che sostiene che alla base di tutto ci sia un timore represso o un desiderio spostato su un oggetto esterno. Gli psicologi evoluzionisti sostengono che molte fobie sono adattive: a esempio la nostra paura dell’altezza viene dal nostro cervello per impedirci di cadere dall’alto, o il nostro disgusto per i topi viene inconsciamente per proteggersi dalle malattie.

Le dieci fobie più diffuse

Gli esperti hanno identificato molte paure irrazionali, che si possono annoverare come fobie, come le paure degli spazi pubblici (agorafobia), dei piccoli spazi (claustrofobia) dell’arrossamento (eritrofobia) e dell’essere sepolti vivi (tafefobia). Ecco comunque le dieci fobie più diffuse nel mondo

Clown

La prima di queste fobie può sembrare fanciullesca ma in realtà non è così. La coulrofobia, la paura dei clown, si è sviluppata negli Stati Uniti negli anni ‘80, quando le cronache hanno cominciato a raccontare le gesta del serial killer John Wayne Gacy vestito con un abito da clown. La paura divenne una sorta di isteria collettiva scatenando una sarta di “clown stalker” in Massachusetts, Rhode Island, Kansas City, Omaha, Nebraska e Colorado.

Treni

Il fastidio per i treni viene studiato per primo nel 1879 dal medico Johannes Rigler che diede il nome di “siderodromofobia” a una nuova malattia sofferta dai ferrovieri. Secondo Rigler, i continui sussulti dei viaggi in treno potrebbero portare a un esaurimento fisico e mentale.

Sonno

L’ipnofobia è una morbosa paura del sonno, causata di solito dal terrore di fare dei sogni o degli incubi. La condizione è stata definita in un dizionario medico nel 1855 e drammatizzata nella pellicola A Nightmare on Elm Street di Wes Craven nel 1984, che ha come slogan “Qualunque cosa tu faccia non addormentarti”. Nella trama un bambino ha il potere di uccidere di notte alcuni adolescenti mentre sognano.

Barbe

Il giornalista britannico Jeremy Paxman si rese protagonista di una battaglia contro la società prima e la BBC poi accusate di pogonofobia – un termine satirico coniato nel 19° secolo per descrivere l’odio per le barbe. Affermò che la società era contraria ai peli sul viso quanto il dittatore Enver Hoxha, che bandì la barba in Albania nel 1967.

Chiamate telefoniche

Per le chiamate telefoniche le fobie si dividono in due gruppi distinti. Nel 1913 quando ci fu la prima diagnosi di tèléphonophobie da parte di alcuni medici di un ospedale parigino, dove una paziente fu colta da terrore quando sentì squillare un telefono e divenne incapace di parlare quando rispose. La situazione con il tempo si è ribaltata oggi e molti hanno paura di essere separati dai telefoni, un’ansia soprannominata “nomofobia” nel 2008.

Piccoli insetti

L’acarofobia è una paura estrema dei piccoli insetti (akari in greco), che può trasformarsi nella convinzione che minuscole creature abbiano invaso il proprio corpo. Alcuni acarofobi che hanno questo disturbo in forma acuta arrivano anche a strapparsi la carne nel tentativo di rimuovere insetti immaginari.

Kayak

La fobia del kayak è molto selettiva e viene riscontrata all’inizio del XX secolo da molti uomini Inuit in Groenlandia che abbandonarono l’imbarcazione con cui cacciavano le foche, paralizzati dalla paura in mare aperto. In alcuni distretti costieri, più di un maschio su 10 soffriva di “kayak phobia”, un grave problema in una colonia diventata dipendente dalla caccia alle foche. Secondo il folklore, il terrore è stato causato da un tupilak, un mostro inviato per uccidere un cacciatore da un rivale geloso.

Rane

Molto più comune la fobia per le rane. Sarà per gli occhi e la pelle scintillanti, la sacca pulsante alla sua gola; i suoi piedi palmati, l’immobilità perfetta e l’improvviso balzo a volteggio. L’avversione è nota come batrachofobia, dal greco batrachos (rana).

Il numero quattro

Dai Paesi dell’Asia orientale, arriva la tetrafobia, o paura del numero quattro, perché in diverse lingue (tra cui mandarino, coreano e giapponese) il suono della parola “quattro” è molto simile al suono della parola “morte”. Questa paura ha portato molti edifici nell’Asia orientale a saltare tutti i piani e i numeri delle camere che includono quattro. Fobia assecondata da uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel 2001 che ha mostrato come gli asiatici americani avevano il 13% in più di probabilità di morire per insufficienza cardiaca il quarto giorno del mese rispetto a qualsiasi altro giorno.

Grappoli di fori

L’avversione per i gruppi di buchi o protuberanze è stata identificata come una fobia nel 2003, alcuni hanno creato gruppi di discussione online e nel 2005 un partecipante ha inventato la parola tripofobia (dal greco trupē, o buco) per descrivere il tratto. La fobia può essere provocata da qualsiasi conglomerato di forme circolari ruvide: in spugne, cirripedi, focaccine, schiuma di sapone, favi. Alcuni scienziati ritengono che protuberanze e buchi irregolari possano innescare il riflesso del disgusto perché ricordano eruzioni cutanee, piaghe, cisti o pustole di malattie infettive.

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