Diritti

Iran: accusata di essere una spia. Chi è Elham Afkari?

Le autorità credono sia un’informatrice di Iran International, punto di riferimento per chi cerca informazioni sulle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini
Una donna durante la manifestazione nazionale in Piazza San Giovanni a Roma organizzata da tutti gli iraniani residenti in Italia per chiedere la libertà in Iran
Una donna durante la manifestazione nazionale in Piazza San Giovanni a Roma organizzata da tutti gli iraniani residenti in Italia per chiedere la libertà in Iran Credit: Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 novembre 2022 Aggiornato alle 22:00

Le ultime foto disponibili di Elham Afkari la mostrano con una benda nera sul viso, seduta sul sedile posteriore di un veicolo con i finestrini sbarrati e appoggiata a una grata che la divide dal posto riservato al guidatore. Sono stati i media statali iraniani a condividerle, dopo aver arrestato la donna con l’accusa di essere un’informatrice dell’emittente televisiva di opposizione Iran International.

Si tratta di una delle fonti di riferimento per molti iraniani in cerca di notizie sulle proteste in corso nel Paese, iniziate dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta il 16 settembre 2022. Nonostante il canale d’informazione abbia twittato che la donna non ha mai “lavorato o collaborato” con la rete, e spiegato alla Cnn che “non è una dipendente di Iran International, né è una associata o un’agente della società”, i funzionari iraniani l’hanno accusata di aver “svolto numerose attività diffamando la Repubblica islamica, invitando i giovani alla rivolta e creando terrore tra la gente”. Il ministro dell’intelligence iraniano, Esmail Khatib, ha definito Iran International un’“organizzazione terroristica”.

Elham Afkari e la sua famiglia sono noti da tempo al regime iraniano: il fratello Navid, noto wrestler, è stato giustiziato dal governo il 12 settembre 2020 con l’accusa - in assenza di prove - di aver ucciso Hassan Torkman, un impiegato della sicurezza della compagnia idrica regionale della provincia di Fars, durante una protesta a Shiraz, nel sud del Paese, nel 2018. Dopo aver confessato il delitto, Navid ritrattò quanto detto sostenendo di essere stato torturato per estorcergli la dichiarazione. A partire dalla sua esecuzione, avvenuta quando il ragazzo aveva solo 27 anni, la famiglia ha dovuto affrontare diversi procedimenti giudiziari per il coinvolgimento nelle proteste del 2018.

La ong Iran Human Rights racconta che anche gli altri due fratelli sono stati arrestati nel 2018, nel corso delle proteste: Habib e Vahid, sono stati torturati per ottenere una confessione, come successo a Navid, privati del giusto processo e di un’adeguata rappresentanza, condannati poi tramite processi farsa. Ma se Habib Afkari è stato condannato a 27 anni e 3 mesi di prigione più 74 frustate e poi rilasciato il 5 marzo 2022 dopo mesi di isolamento in carcere, Vahid è ancora dietro le sbarre: come complice di Navid, è stato condannato a più di 50 anni di reclusione per omicidio, offesa nei confronti dell’Islam, più 2 anni di esilio e 74 frustate. Anche Amnesty International, nel giugno 2021, aveva denunciato le condizioni di Vahid e Habib, a cui era stato negato l’accesso a cure sanitarie adeguate, aria fresca, telefonate e visite familiari faccia a faccia.

L’ultimo fratello, Saeed Afkari, aveva già espresso grande preoccupazione per i suoi fratelli sui social media, in passato, e di recente ha confermato l’arresto di sua sorella su Twitter. In un comuncato, l’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina alla Guardia Rivoluzionaria, ha spiegato che le autorità avrebbero arrestato Elhan mentre cercava di “fuggire dal Paese” insieme al marito e alla figlia.

Secondo suo fratello i due sarebbero stati rilasciati dopo essere stati interrogati dai pubblici ministeri di Shiraz, la loro città natale, dove i gruppi per i diritti umani ritengono che sia avvenuto l’arresto. L’agenzia Reuters riporta che, in una nota, la famiglia avrebbe definito la Repubblica islamica “spregevole” per aver arrestato non solo Elham, ma anche la bambina, e che “quanto pubblicato da Fars e altri media di regime è completamente falso”.

I media controllati dal governo e i funzionari iraniani hanno ripetutamente accusato i media iraniani con sede all’estero come Iran International, che opera da Londra, di aver fomentato i disordini, senza presentare alcuna prova credibile. Con l’accusa di collaborare con questo o altri media, la Repubblica islamica potrebbe continuare ad arrestare attivisti e attiviste colpevoli di denunciare la situazione nel Paese.

Secondo una rete di attivisti all’interno dell’Iran, nota come Volunteer Committee to Follow-Up on the Situation of Detainees, al 30 ottobre, oltre agli arresti di massa dei manifestanti, le agenzie di intelligence hanno arrestato 168 difensori dei diritti umani e delle donne, 36 attivisti politici, 19 avvocati e 38 giornalisti.

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