Economia

Inflazione: una corsa senza sosta

I prezzi dell’energia sono passati dal +44,5% di settembre al +73,2% di ottobre, mentre i beni alimentari salgono dal +11,4% al +13,1%. Il rischio è che ad aumentare siano anche le disuguaglianze tra i cittadini
Credit: Jan Van Der Wolf/pexels
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14 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

L’inflazione cresce, il Pil frena e a rimetterci sono le fasce a basso reddito, sempre più a rischio povertà. In Italia l’inflazione annua a ottobre 2022 ha raggiunto l’11,9%, facendo ripiombare il Paese in uno scenario che non si vedeva dai primi anni ’80.

Il carovita esacerba le disuguaglianze perché colpisce più pesantemente le famiglie che possiedono un reddito molto basso. I dati a cui Istat fa riferimento sono quelli dell’Ipca, indice armonizzato dei prezzi al consumo calcolato come indice supplementare secondo parametri Eurostat omogenei in tutta l’Ue. Secondo l’Ipca di settembre, le famiglie con minori capacità di spesa hanno subito un’inflazione dell’11,6% nel terzo trimestre del 2022, rispetto al 7,6% delle famiglie con capacità di spesa più elevata.

L’inflazione è trainata principalmente dai prezzi dei beni energetici e alimentari: i prezzi dell’energia sono passati dal +44,5% di settembre al +73,2% di ottobre, ma anche i beni alimentari sono aumentati dal +11,4% al +13,1%. Non sono, poi, da sottovalutare gli incrementi nel settore dei trasporti, dell’arredamento, dell’abbigliamento e dell’istruzione.

Queste categorie di beni essenziali rappresentano una parte di spesa consistente per le famiglie a basso reddito e, quindi, l’incremento impatta maggiormente su di loro. Al contrario, le famiglie con reddito più elevato tendono a spendere di più per altre categorie di servizi. Istat fa l’esempio dell’acquisto di piscine (che sono aumentate del +40% nell’ultimo anno), di orologi svizzeri (aumentati dell’11%) e dei cavalli (i cui prezzi sono aumentati del 21%). Ovviamente, chi ha meno problemi di denaro può spendere per categorie di beni e servizi secondari, attenuando gli effetti dell’inflazione, e facendoli crescere in modo più moderato se non negativo.

Le famiglie con minore capacità di spesa utilizzano una parte consistente del loro reddito per i beni il cui prezzo cresce più rapidamente ed è proprio questo il primo fattore che contribuisce a spiegare come mai l’inflazione le colpisca così duramente. Un altro ruolo importante viene giocato dai risparmi perché, mentre le famiglie più ricche possono fare affidamento su un livello di risparmi più consistente, quelle con un reddito più basso non hanno questa possibilità e devono quindi rinunciare al consumo di altri beni.

Ma c’è anche qualche buona notizia: tra giugno 2021 e settembre 2022 le famiglie hanno beneficiato di aiuti complessivi per 27 miliardi di euro da parte dello Stato. Anche le imprese sono state beneficiarie di aiuti derivanti da misure incentrate sulla spesa per energia. Eppure, sembra difficilissimo tamponare il peso dell’inflazione subito dalle categorie con minori entrate, come si legge nell’ultima relazione Caritas su povertà ed esclusione sociale. Il report riferisce come le richieste di sostegno da parte delle famiglie siano in costante aumento: il 41% delle persone che hanno chiesto sostegno per la prima volta lo ha fatto proprio a causa delle difficoltà nel far fronte al pagamento delle bollette di luce, gas e acqua.

Questi costanti aumenti di prezzo rischiano di esercitare effetti significativi sull’ampliamento delle disuguaglianze. Nella definizione delle politiche di contrasto all’inflazione non si potrà non tenerne conto.

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