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La speranza dell’Opa riaccende Tim in Borsa

Gli analisti rispondono al pragmatismo del nuovo governo: il progetto Minerva prende forma mentre il mercato si aspetta nuovi scenari in casa Tim, con un titolo che schizza al 10,6%
Credit: GIUSEPPE GIGLIA/ANSA - CD
Tempo di lettura 5 min lettura
11 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Il prossimo incontro, accennato a SkyTg24, tra Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega per la transizione digitale, e Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato della società di telecomunicazioni Vivendi, nonché azionista di controllo di Tim (con una presenza del 23.75%), ha convinto il mercato sulla possibilità di un accordo tra il colosso francese e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), istituzione finanziaria controllata dal Tesoro e seconda azionista.

La storia di Tim inizia nel 1923 con il governo di Mussolini e assume contorni continuamente mutevoli nel tempo: la rete telefonica italiana prende ufficialmente forma con la fusione di 5 diverse società attive nel settore delle telecomunicazioni in un unico gruppo, la Sip, di proprietà di Stet - società finanziaria controllata dall’Iri, ente pubblico italiano con funzioni di politica industriale - per poi fondersi nuovamente con altre 4 società nel 1994 e dare vita alla Telecom Italia Mobile (Tim), che verrà ufficialmente privatizzata nel 1997, fondendosi con la stessa Stet.

Proprio in quell’anno, infatti, il Governo Prodi vende sul mercato il 35,26% del capitale, trattenendo nelle mani dello Stato solo 6.62 %.

Due anni più tardi, il successo dell’Opa lanciata da Olivetti, gruppo guidato all’epoca da Roberto Colannino, cambia le carte in tavola, esponendo la Tim al forte debito generato proprio per il buon esito dell’acquisto.

Ancora due anni dopo il controllo di Telecom passerà a Pirelli e Benetton, scaricando ulteriormente sul gruppo il debito accumulato per acquisirne la guida, portando a bilancio un indebitamento record di 33,3 miliardi.

Si apre un periodo di forte confusione,piani stategici inadeguati e accordi mancati con altri colossi come Mediaset, per poi finire nelle mani dei francesi di Vivendi che nel 2015 annunciano di voler ‘scalare’, ossia acquistare ulteriori quote, al 20%, intenzione ostacolata però dalla presenza del Governo nel capitale sociale rappresentata Cdp. Tra ricavi in continuo calo e un costante indebitamento finanziario, nel novembre 2021 il fondo americano Kkr promuove una nuova Opa su Tim da 11 miliardi, capaci di toglierla dalle negoziazioni del mercato, quindi ‘squotarla’, tentativo che, pur prospettandosi la realizzazione di una rete unica, non ha avuto successo.

Alla base del nuovo vento di speranze arrivato qualche giorno fa c’è un importante dossier sul tavolo di Butti e chiamato Piano Minerva, il cui obiettivo sarebbe quello di rilanciare Tim e realizzare una rete di telecomunicazioni unica e principalmente nelle mani dello Stato. Un’idea già caldeggiata nel lontano 2006 con il governo Prodi e in costante evoluzione negli anni, pensata inizialmente come un’offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata da Cdp sul 100% delle azioni, per poi aprire lo scenario - anche per via del suo maxi debito lordo di 31 miliardi di euro - a un affiancamento da parte di Vivendi e dei fondi di private equity Kkr e Macquarie, che di fatto trasformerebbe l’idea in un’Opa collettiva.

A prescindere dagli acquirenti, l’offerta di 0,30 euro per azione porterebbe al delisting di Tim, cioè la sua revoca dalle negoziazioni in Borsa, e quindi una privatizzazione dell’intero gruppo.

Nel frattempo si respira un’aria generalmente distesa in casa Telecom Italia, con incontri informali tra l’ad Pietro Labriola e il capo di gabinetto di Meloni Gaetano Caputi, ulteriormente avvantaggiato dall’approccio collaborativo di Vivendi, che ha ribadito la sua disponibilità a «sedersi a un tavolo di confronto con la disponibilità a trovare una soluzione in tempi brevi».

Tuttavia, in questo gioco è al nuovo Governo che spetta l’ultima parola, poiché in virtù del forte carattere strategico di una società di telecomunicazioni come Tim, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni gode del Golden power, strumento speciale che gli permette di bloccare tutte le operazioni finanziarie che ricadano in settori di interesse nazionale.

Resta da vedere se tutti questi riavvicinamenti porteranno a qualcosa di concreto o si dimostreranno infruttuosi, e soprattutto quale l’impatto avranno sui mercati tutte le novità che di qui a poco potrebbero arrivare.

Oltre al rialzo del titolo in borsa, un’altra novità legata al gruppo Tim è la 4 Weeks 4 Inclusion, maratona interaziendale che per quattro settimane ,a partire dal 14 Novembre, coinvolgerà oltre 250 partner fra istituzioni, imprese, università e associazioni no profit in eventi digitali nel segno della cultura dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità. Fra le molte personalità del giornalismo e dell’impresa che si confronteranno in webinar, digital labs e gruppi creativi, sarà presente anche Cristina Tagliabue, direttrice de La Svolta, che ogni mattina dalle 8.50 alle 9.00 curerà sul sito una rassegna stampa sui temi dell’inclusione e della valorizzazione della diversità.

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