Economia

Uniti, nel segno dello scostamento di bilancio

Approvato dal Parlamento, è considerato l’unico modo per far fronte alle emergenze del Paese. Tutto ciò, però, si tradurrà in ulteriore debito
Credit: ANSA/FABIO CIMAGLIA
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12 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Ci sono poche cose sulle quali il Parlamento si ritrova unito, quindi forse il caso sarebbe da celebrare.

Eppure si fatica a festeggiare il fatto che quasi tutte le forze politiche abbiano dato il via libera a un nuovo scostamento di bilancio da 21 miliardi, dove - si noti - si prova a nascondere in modo pudico dietro una formula burocraticamente inoffensiva la parola che andrebbe pronunciata, debito.

Dicono che è necessario, perché senza quei soldi finiscono a gambe all’aria le imprese schiacciate dal costo dell’energia e in povertà le famiglie che non riescono a pagare le bollette. Dicono che siamo in piena emergenza ma in cuor nostro sappiamo che c’è sempre un’emergenza per la quale è necessario: la pandemia, una crisi finanziaria, il salvataggio di un’azienda in crisi, il ripianamento di altro debito, magari di una città o di una provincia, i centri di accoglienza, le motovedette alla Libia, la lotta alla droga, l’ibuprofene che non si trova in farmacia, un’alluvione, un terremoto, le cavallette.

In fondo lo scostamento di bilancio (da ora in avanti debito) è stata la perversa ma acuta mossa del legislatore per sostituire brillantemente l’aumento delle accise sui carburanti, l’imposizione fiscale sui tabacchi o i prelievi straordinari. Perversa perché paga sempre Pantalone, acuta e brillante perché in questo modo non ce ne accorgiamo e scarichiamo allegramente il peso su figli e nipoti.

Indebitiamoci, tanto qualcuno pagherà. Lo sviluppo della concorrenza, la produttività, l’obiettivo di una macchina pubblica efficiente e soprattutto il taglio delle spese improduttive sono completamente spariti dall’orizzonte.

C’è un elettorato da accontentare o, per meglio dire, da non scontentare in alcun modo. E ogni taglio di spesa o di apertura alla concorrenza porta nervosismo, perché azzera o riduce le rendite di posizione. Dunque si fa debito allegramente e nel frattempo si riversano nelle casse di Ita (già Alitalia) altri 400 milioni di euro, ultima tranche di un sostegno da 1 miliardo e 300 milioni per la nostra ex compagnia di bandiera, che già ce ne è costati almeno 11.

In fondo anche quella è un’emergenza che esibiamo orgogliosamente da appena una cinquantina d’anni.

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