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Ecomondo: la moda dà vita (agli abiti) e alle persone

Progetto Quid recupera eccedenze di tessuti dei grandi marchi per realizzare capi d’abbigliamento in edizione limitata, con l’aiuto di lavoratori e lavoratrici a rischio esclusione sociale
Credit: Craig McDean
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 novembre 2022 Aggiornato alle 21:30

Progetto Quid conta oggi 150 lavoratrici e lavoratori di 20 nazionalità diverse, di età compresa tra i 19 e i 65 anni, che producono circa 120.000 capi d’abbigliamento l’anno e quasi un milione di accessori. Ma non è solo nei numeri il valore di questa realtà, la cui mission è dare una seconda vita a tessuti e persone.

L’azienda infatti, che ha raccontato la propria case history in un convegno interno a Ecomondo, si occupa di recuperare eccedenze e rimanenze di tessuti da grandi marchi e produttori del settore e utilizzarle per realizzare nuovi modelli, offrendo al contempo opportunità di lavoro a persone in difficoltà e a forte rischio di esclusione sociale.

«Si tratta per la quasi totalità di donne vittime di violenza, tratta e prostituzione, oppure disoccupate da lungo periodo o appartenenti a categorie protette o vulnerabili per le quali non sono previsti incentivi - spiega la fondatrice e presidente Anna Fiscale, che ha dato vita a Progetto Quid a seguito di una brutta esperienza personale – Quando avevo 19 anni ho avuto una relazione tossica e per 3 anni mi sono sentita come in prigione. Poi fortunatamente sono riuscita a liberare me stessa grazie alle persone che mi circondavano e mi hanno aiutata nel cammino. Da quel momento ho deciso di spendere il mio tempo per aiutare altre donne a uscire da momenti di difficoltà perché credo nel lavoro come occasione di riscatto e possibilità di cambiamento».

Un progetto di economia circolare dall’alto valore sociale, nel quale le donne rappresentano l’84% della forza lavoro, il 78% del management e il 67% del Cda (Consiglio di amministrazione).

Nato a Verona nel 2013, è cresciuto fino a contare oggi 2 laboratori tradizionali e 2 poli logistici ai quali si affianca un laboratorio in carcere, dove Quid si reca per formare persone che, una volta uscite, continuano a lavorare con loro.

La formazione e crescita professionale delle lavoratrici e dei lavoratori è un asset fondamentale per l’azienda, che si avvale anche della collaborazione di partner di prestigio come le case di moda del gruppo LVMH. «Qualche settimana fa a esempio un team selezionato all’interno di Quid ha passato un giorno nella sede di Bulgari per migliorare le proprie competenze in merito alle lavorazione della pelle».

Il legame con il mondo del fashion non si limita però all’ambito formativo ma comprende anche quello operativo, visto che tra i fornitori di tessuti in eccedenza c’è da poco anche Fendi. «Speriamo di continuare su questa strada e qualificarci sempre più come partner di riferimento per le aziende che hanno l’esigenza e la necessità di trovare modalità alternative a supporto della circolarità», continua Anna Fiscale, ben consapevole di come il tema del riciclo degli abiti sia fondamentale in un’ottica di economia sostenibile che comprenda tutti i settori produttivi.

L’industria della moda è infatti responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, posizionandosi al quarto posto per impatto ambientale, al terzo per consumi di acqua e suolo e al quinto per emissioni di gas serra e uso di materie prime.

In un mondo dominato dal fast fashion, in cui si produce a velocità impensabile quantità di abiti e accessori spesso destinate al macero, Progetto Quid crede quindi da quasi un decennio nell’upcycling e nella riduzione degli sprechi, precedendo una tendenza globale che attualmente sta investendo anche i più importanti gruppi del mercato fashion, da LVMH (Dior, Lous Vuitton, Givenchy e altri) a Armani, Gucci e OTB (Diesel Maison Margiela, Jill Sander e altri), solo per citarne alcuni.

A dare un ulteriore valore agli abiti confezionati negli hub veronesi anche il fatto che siano in edizione limitata, visto che i tessuti di recupero non sono infiniti. Per acquistarli si può usufruire del sito o recarsi in uno dei 7 punti vendita diretta e in outlet e centri commerciali e nella cinquantina di negozi multibrand in tutta Italia.

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