Diritti

Migranti: non tutti meritano lo sbarco

Sulla Geo Barents sono rimaste 214 persone, sulla Humanity 1 35: secondo l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, non sono abbastanza “fragili”
Un rifugiato sulla nave di soccorso tedesca Humanity 1
Un rifugiato sulla nave di soccorso tedesca Humanity 1 Credit: Max Cavallari/SOS Humanity/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 novembre 2022 Aggiornato alle 19:20

Volevano raggiungere la terraferma. E così si sono tuffati in mare dalla nave che li ha soccorsi: 3 migranti a bordo della Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere ormeggiata nel porto di Catania dal primo pomeriggio di domenica 6 novembre, hanno scelto di affidare ancora una volta il proprio futuro al mare. Ma, dopo aver nuotato fino a un galleggiante, sono stati recuperati dalle autorità e riportati sul molo. Stanno bene, ma è evidente che il loro desiderio di sbarcare dalla nave umanitaria si sta facendo sempre più necessario.

I 3 che si sono gettati nelle acque del Mediterraneo fanno parte dei 214 migranti ancora a bordo della nave che batte bandiera norvegese: ieri, una volta attraccati, ne sono scesi 357, un altro è stato evacuato nella notte. Nel porto siciliano è arrivata anche la Humanity 1 di Sos Humanity, da cui ieri sono scese 144 persone. Ne rimangono 35, non ritenute abbastanza “fragili” dalla commissione medica degli Usmaf, gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera che ieri hanno esaminato le condizioni dei migranti a bordo.

Come riporta Adnkronos, secondo il team sanitario di Mediterranea Saving Humans, “la selezione dei naufraghi meritevoli di uno sbarco in un porto sicuro si basa su criteri di tipo sanitario, ovvero sulla valutazione, da parte dei medici Usmaf, di condizioni di sufficiente vulnerabilità, tali da poter ‘meritare’ lo sbarco”. La ong si chiede come l’aver passato mesi e anni in Libia “subendo torture, stupri e violenze di ogni tipo”, e l’essere costretti a “tentare la traversata del Mediterraneo su imbarcazioni precarie e in condizioni di sovraffollamento senza cibo e acqua per giorni”, non possa determinare una condizione di vulnerabilità.

Poche ore fa più di 200 medici del team sanitario della Ong Mediterranea hanno denunciato i colleghi dell’Usmaf alla Federazione nazionale Ordine medici chirurghi e odontoiatri per le misure “discriminatore e degradanti la dignità umana”, in netta violazione del Codice deontologico medico. “Il decreto dei ministri Piantedosi, Salvini e Crosetto”, spiegano, “è contrario al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalle convenzioni internazionali”. Il decreto interministeriale in questione, firmato dai ministri dell’Interno, delle Infrastrutture e della Difesa, autorizza la sosta delle navi nel porto solo ed esclusivamente per il periodo necessario alla verifica delle fragilità a bordo, e poi la obbliga a ripartire. Per questo i più “meritevoli” sono stati i minori, le donne, le famiglie e i migranti che presentano patologie o problemi di salute.

Non tutti hanno accettato la nuova norma: la ong Sos Humanity 1, attraverso le parole dell’advocacy officer Mirka Schäfer, ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto perché «secondo il diritto internazionale, un’operazione di ricerca e soccorso si conclude con lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo sicuro. È illegale consentire lo sbarco solo a pochi eletti sopravvissuti. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali costituisce una forma di respingimento collettivo e quindi viola sia la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati».

Il legale di Humanity 1 Riccardo Campochiaro ha spiegato a Rai News che domani si recherà in Tribunale a Catania per presentare la richiesta, perché «non ci sono al momento alternative per smuovere la situazione che sembra essere stagnante».

Il comandante tedesco della Humanity 1, Joachim Ebeling, che ha ricevuto dalla capitaneria di porto l’ordine di tornare in acque internazionali, si è rifiutato di partire dal porto di Catania perché, come ha spiegato in un’intervista al quotidiano Repubblica, «Se adesso andassi via violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali e qui al porto di Catania non sto facendo nulla di illegale». Ebeling chiede che ai 35 ancora a bordo sia permesso di sbarcare immediatamente dalla nave.

Secondo la Commissione europea, che ha accolto favorevolmente lo sbarco dei migranti in Italia, vi è «il dovere morale e legale di salvare le persone in mare, in base alle leggi internazionali». Ma, ha specificato la portavoce Ue per gli Affari Interni Anitta Hipper, «l’esecutivo Ue non è responsabile del coordinamento delle operazioni di soccorso». La competenza è degli Stati membri.

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