Diritti

Torino lascia i poveri al freddo?

Massimo sei ore al giorno: Atc ha dimezzato il riscaldamento delle case popolari. «È una misura temporanea», assicura. Intanto, i cittadini “di serie A” hanno i termosifoni accesi per 10 ore
Credit: Lino Mirgeler/dpa
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 novembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Anche se quest’anno il clima mite sembra non voler andar via – con buona pace di chi continua a sostenere che il riscaldamento globale sarebbe una favola – l’inverno sta arrivando. E, anche se secondo diverse previsioni sarà più clemente che in passato, le temperature iniziano già a farsi più rigide, soprattutto nelle città del nord Italia.

Come a Torino, che durante i mesi invernali ha temperature medie di poco superiori allo zero. Gli impianti di riscaldamento in città sono stati accesi il 29 ottobre, con qualche giorno di ritardo rispetto alla data prevista proprio per il clima eccezionale del mese da poco concluso. In linea con il Piano di contenimento nazionale pensato per far fronte alla crisi energetica prevede, il periodo giornaliero di riscaldamento è stato limitato a un massimo di 13 ore. Una cifra che il Comune di Torino ha abbassato a 10. Per tutti, tranne che per chi abita nelle case popolari.

L’Agenzia territoriale per la casa (Atc), ha infatti dimezzato il numero di ore di riscaldamento per gli abitanti delle case popolari di Torino e provincia: non più di sei ore al giorno. I termosifoni si accenderanno la mattina tra le 6 e le 9 e la sera tra le 18 e le 21. Giù di un grado anche la temperatura massima, che scende dai 20° consentiti dal decreto Riduzione Riscaldamenti del Governo a 19°. Fanno eccezione i Comuni montani situati nella zona climatica F dove, a causa delle temperature più rigide, non sono imposte restrizioni.

L’obiettivo dell’azienda è chiaro, risparmiare.

Il contenimento dei costi delle bollette, dicono dall’Atc, è stimato in circa il 15%. Un risultato raggiunto sulla pelle (d’oca) degli abitanti delle case popolari.

Certo, spiegano dall’Agenzia, “naturalmente potranno intervenire modifiche qualora si verificasse un improvviso peggioramento climatico”, ma quello che rimane agli atti è una conclamata divisione tra cittadini “di serie A”, che possono usufruire del riscaldamento per quasi mezza giornata, e di “serie B”, per cui saranno accesi per la metà del tempo.

Come se chi vive nelle case popolari dovesse scontare la colpa della povertà ed essere grato solo di poter passare l’inverno tra quattro mura invece che all’addiaccio.

Una disparità che, evidentemente, non può essere giustificata solo sulla base dell’eccezionalità climatica: se c’è qualcosa che è uguale per tutti è infatti il clima che troviamo una volta usciti di casa. Quello che fa la differenza sono gli strumenti che abbiamo per ripararci dalle condizioni atmosferiche.

Non è un caso che, come ha ricordato il sociologo piemontese Marco Revelli su La Stampa, dal modo di dire «ha i piedi al caldo» al proverbio secondo cui «Dio manda il freddo secondo i panni», molte metafore del privilegio fanno riferimento proprio alla possibilità di proteggersi dal freddo.

Secondo il presidente dell’Atc Piemonte Centrale, Emilio Bolla, le notizie uscite sui media sono “fuorvianti” e la misura sarebbe esclusivamente temporanea: «Voglio infatti chiarire che l’accensione a 6 ore di questi giorni è una misura del tutto temporanea connessa al meteo eccezionalmente caldo delle ultime settimane, ma passerà immediatamente a 10 ore, come previsto dall’ordinanza del Sindaco di Torino, non appena si abbasseranno le temperature. Siamo consapevoli del periodo complesso che tutte le famiglie dovranno affrontare, ma il benessere di chi vive nelle nostre case popolari e dei più fragili è per noi una priorità, per questo insieme alla Regione stiamo potenziando le risorse per aiutare gli inquilini in difficoltà».

Quale sarà la temperatura limite sotto la quale anche gli abitanti delle case popolari meriteranno qualche ora in più di caldo?

Anche l’Assessora alla Casa della Regione Piemonte Chiara Caucino ha ribadito che «nessuno resterà al freddo. La ferma intenzione della sottoscritta e di tutta la giunta regionale è di fare ogni cosa è nelle nostre possibilità perché il diritto al riscaldamento venga garantito a tutti gli inquilini Atc. Per questo la Regione, oltre a confermare lo stanziamento di 7 milioni di euro dello scorso anno, provenienti dal fondo sociale regionale, compirà un ulteriore sforzo aggiungendone altri 5».

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