Regno Unito: 1 cittadinə su 6 è natə all’estero
Negli ultimi tempi il Regno Unito sembra diventato il Paese dei record: i 45 giorni di Liz Truss a Downing Street – il mandato più breve nella storia del Paese – l’inflazione che in estate ha raggiunto la doppia cifra come non accadeva dal 1981 e i fedeli cattolici dell’Irlanda del Nord che a settembre, per la prima volta, hanno superato i protestanti. Poche settimane fa è persino nato un bisonte selvatico, circostanza che non si verificava da svariati millenni.
Ora c’è un altro dato culturale che può, e dovrebbe, farci riflettere. Nel 2021 il numero di persone nate all’estero che vivono in Inghilterra e Galles ha raggiunto i 10 milioni rispetto ai 7,5 milioni registrati 10 anni prima. Secondo il censimento dell’Office for National Statistics (Ons) britannico, infatti, i cittadini e le cittadine di origine straniera rappresentano il 16,8% della popolazione delle 2 aree su 59,6 milioni di abitanti contro il 13,4% nel 2011. Significa che 1 persona su 6 è nata fuori dai confini nazionali del Paese in cui vive.
Il tasso netto di migrazione è responsabile della maggior parte della crescita netta della popolazione nel decennio dal 2011 al 2021, aumentata di 3,5 milioni di abitanti. A Londra la percentuale deə natə all’estero è salita al 40,6% rispetto al 36,7% del 2011. La rapida migrazione degli ultimi anni è stata una delle leve che hanno spinto il Regno Unito alla Brexit.
Ma è significativo come, sebbene i cittadini e le cittadine dell’Ue rappresentino il 36,4% deə residenti natə all’estero in Inghilterra e Galles, il gruppo più numeroso sia originario dell’India, che con 920.000 residenti vale l’1,5% della popolazione delle due nazioni. A crescere di più è stato il numero di persone nate in Romania, arrivando a 539.000 nell’arco di un decennio. Tra le prime 5 nazionalità anche Pakistan e Irlanda, mentre il passaporto non britannico più comune è quello polacco.