Diritti

A novembre, onoriamo chi non c’è più

Non solo i nostri cari, ma anche i soldati, i membri delle forze dell’ordine, i soccorritori. Tutti coloro che sono morti “per dovere”
Credit: Philippe Oursel/unsplash

Nel mese in cui si onorano i morti spesso il pensiero va, oltre che ai propri cari defunti, anche a tutti coloro che si suole dire “sono caduti nell’adempimento del dovere”, siano essi stati soldati, appartenenti alle forze dell’ordine, oppure ai vari corpi che assicurano il soccorso nei momenti di emergenza.

Il mese di novembre, il mese in cui si onorano i morti

Nel Salvate il soldato Ryan, Ryan ormai anziano si inginocchia sulla tomba del capitano Miller (interpretato da uno splendido Tom Hanks) che comandava gli uomini spediti a recuperarlo e nel ricordare le sue ultime parole, «earn it» (“guadagnatelo” [il nostro sacrificio]), dice davanti alla sua famiglia, guardando la lapide di Miller: «Ho cercato di vivere la mia vita nel migliore dei modi, spero che sia bastato. Spero che almeno ai suoi occhi mi sia meritato quello che tutti voi avete fatto per me».

Questa è una domanda che ci si dovrebbe porre quando si onorano i caduti: le parole sono importanti ma non valgono nulla se non sono sorrette dai fatti. Per coloro che sono morti nell’adempimento del dovere, il dovere deve essere rispettato, perché se quel dovere viene meno, non c’è senso nel sacrificio offerto, più o meno volontariamente; perché chi cade vorrebbe non cadere, ma ne accetta il rischio per rispondere al proprio imperativo etico.

Imperativo etico, appunto. E nel considerare l’etica, la domanda che si pone è: quale sia la logica e il senso del rispetto che si dimostra nell’emanare continue sanatorie, per tutto quanto sia stato eseguito od omesso in violazione dei doveri: dagli adempimenti fiscali (dove spesso chi ha pagato viene perseguitato per un giorno di ritardo e chi ha evaso viene premiato con l’annullamento totale del dovuto), a quelli urbanistici dove chi ha compiuto scempio del territorio viene beneficiato e poi qualcun altro ne paga il costo con la vita nelle continui crolli, slavine e allagamenti che ne conseguono, all’amnistia per i reati commessi, sino a giungere alla revoca delle sanzioni e degli obblighi imposti da un governo precedente di diverso colore.

A prescindere dalla memoria dei caduti, ci si chiede poi quale sia il risultato sullo Stato, o patria che la si voglia chiamare. Chi studia l’economia dello sviluppo, sa che un passaggio fondamentale per assicurarlo è quello dell’effettività del ruolo della legge (The Rule of Law), effettività intesa, tra l’altro, quale rispetto della legge da parte di tutti.

Con le sanatorie, i condoni, le revoche dei provvedimenti, la legge, di fatto, si applica invece solo a chi la rispetta, mentre coloro che non la rispettano avranno sempre un governo o dei politici che gliela faranno fare franca.

Ci si domanda poi stupiti perché, nonostante i notevoli cambi di governi e colori, ognuno con promessa di soluzioni miracolose, l’Italia sia ormai fanalino di coda dei Paesi cd. sviluppati.

Quanto poi alle amnistie, alle quali si possono assimilare le sanatorie e i condoni, esse sono l’antitesi del diritto. In tal senso, è senz’altro da apprezzare il nostro attuale Presidente del consiglio che ha recentemente ricordato, in altro contesto, l’importanza del principio della certezza della pena per assicurare il rispetto della legge.

Cesare Beccaria del resto insegnava che “la certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell’impunità; perché i mali, anche minimi, quando sono certi, spaventano sempre gli animi umani”. Parole tratte da Dei delitti e delle pene, lettura da raccomandare ai tanti forcaioli che invocano, sempre più, pene severe, sino a invocare quelle corporali, e poi premiano a mani sparse coloro che la legge non la rispettano.

Legge certa e sanzioni certe, solo così si assicura il contratto sociale

Ma si sa, le regole sono tali solo quando le devono rispettare gli altri, mentre sono mere raccomandazioni quando devono applicarsi a noi stessi, perché per definizione “noi” ci comportiamo sempre bene.

Tornando al mese dei defunti e agli onori che si devono attribuire a coloro che sono caduti nell’adempimento del dovere, se pensate che la legge si applichi solo agli altri o ai diversi da voi e che ci sia sempre una buona ragione per condonare o concedere sanatorie, non parlate per favore di patria e onore ai caduti: sono valori che dovrebbero essere usati con rispetto e cura, con quello stesso rispetto che riserviamo ai nostri morti altrimenti, per rimanere in campo religioso, sarete soltanto dei farisei di evangelica memoria.

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