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«Siamo all’ultima spiaggia»: il futuro del Pd agli occhi dei giovani

Mancanza di credibilità, nessun rinnovamento, questione meridionale e distacco generazionale: 4 dem under 35 hanno raccontato a La Svolta come e perché il partito deve cambiare
Paolo Romano e Caterina Cerroni
Paolo Romano e Caterina Cerroni Credit: Profilo Instagram GD
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7 novembre 2022 Aggiornato alle 16:00

«Il Pd è da sciogliere». Dopo la batosta del 25 settembre il Partito democratico sta ancora cercando di capire come riprendersi e c’è chi, anche tra i suoi fondatori (come Rosy Bindi), è arrivato a ipotizzare addirittura il suo scioglimento. Per capire se e come sarà il futuro del principale partito della sinistra, La Svolta ha ascoltato 4 suoi giovani esponenti.

«Il Pd non va sciolto. Ma siamo all’ultima spiaggia». Paolo Romano, 26 anni, assessore al Welfare del Municipio 8 di Milano e candidato Pd alle scorse elezioni del 25 settembre (non eletto), non ha dubbi al riguardo: «Ormai siamo a un punto di non ritorno. Il problema è dato principalmente dalla classe dirigente nazionale che non ascolta i territori e non riesce a portare avanti i nostri temi per mancanza di credibilità. Se combatti per i migranti di seconda generazione, poi devi riuscire a portarli in parlamento. Altrimenti come fai a dire “Ti rappresento?”».

Il tema della mancanza di ricambio è molto sentito tra i giovani del partito. Caterina Cerroni, 31 anni, è segreteria nazionale dei Giovani democratici. Candidata dal Pd in Molise, anche lei alla fine è risultata non eletta (dei 4 capilista under 35 candidati dai dem, solo due sono stati eletti alla fine). Per lei il tema del rinnovamento passa anche dalla struttura stessa del partito. «Spesso nel Pd un giovane non cresce dentro il partito. Ma dentro una componente. Questo fa sì che chi va avanti sia spesso premiato solo sulla base della fedeltà a un politico più grande che terrà il giovane sempre in secondo piano», riflette.

I problemi passano anche dalle difficoltà di comunicare tra nazionale e locale. E qui il caso del Sud (dove il Movimento 5 Stelle è arrivato a superare il Pd) è emblematico. «Il Pd è stato pensato con uno sguardo troppo al Nord, magari in buona fede, ma è andata così. Non abbiamo mai avuto segretari del Sud. E questo dice molto» attacca Vittorio Pecoraro, 28 anni, segretario della Federazione provinciale del Pd di Cosenza. Secondo Pecoraro, il Pd non ha ancora capito che «fare la sinistra in Toscana è diverso rispetto al Sud». Questo disinteresse ha portato il Pd meridionale «a diventare il megafono di governatori e sindaci o dei commissari come in Calabria». Anche secondo Cerroni «il Pd ha prestato poche attenzioni al Meridione».

Resta poi il problema di avere un rapporto reale con le fasce più giovani. Rachele Scarpa, veneta, ha 25 anni ed è la più giovane eletta dem in Parlamento. «Qui alla Camera sono l’unica a rappresentare la mia generazione. E non è certo un fattore positivo», spiega. Scarpa rifiuta la narrazione di una generazione poco interessata ai temi politici: «Se oggi i giovani votano poco lo si deve a una politica che ha pensato solo ai video su TikTok dimenticando di parlare delle nostre tematiche. I miei coetanei non sono degli ignavi. Sono attivisti che non riescono a parlare con i partiti. Ed è un peccato». L’esperienza stessa di Scarpa sembra confermare questo problema: la sua storia politica non è nata tra i Gd ma nel mondo dell’attivismo studentesco slegato da tessere di partito. «Ma è stato un caso», precisa.

Rinnovare. Ma non rottamare. La nuova classe dirigente del Pd vuole farsi strada in vista di un congresso che in molti percepiscono, o sperano, come una rivoluzione anche generazionale. «A questo giro noi giovani non saremo in panchina – sembra quasi minacciare Romano - Questa volta non basteranno giochini di correnti. Non potranno ignorarci o il partito morirà».

L’accusa di partito ombelicale non è una novità per il Pd. Ma ora i giovani sembrano davvero sul piede di guerra. «È ora di dire basta all’esasperazione e all’esibizione dei conflitti interni», dice Cerroni. Pecoraro è ancora più caustico: «In questi anni a causa delle nostre continue lotte interne, il Pd è sembrato più al servizio di sé stesso che della sinistra. È ora di invertire la rotta. E noi giovani possiamo farlo».

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