Ambiente

Come cambia la Terra? Arriva dall’alto una risposta affascinante

Google Earth dà vita a un progetto speciale, facendo scorrere le lancette del tempo nell’arco di 3 decenni tra impatto ambientale e meraviglie della natura
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11 gennaio 2022 Aggiornato alle 15:00

Tempus fugit, dicevano i latini. E se ne sono accorti anche da Google, il gigante tecnologico dai mille servizi, tanto da creare una sezione specifica dedicata al time-lapse (la modalità di visualizzazione per cui lo scorrere del tempo viene clamorosamente compresso in pochi minuti o secondi) attraverso Google Earth, il software che genera immagini virtuali del nostro pianeta utilizzando come fonte immagini satellitari, per mostrare i cambiamenti di alcuni luoghi della Terra.

“Il nostro pianeta sta cambiando. Osserva questa trasformazione in animazione con 37 anni di immagini satellitari”, si legge nella presentazione del progetto interattivo, realizzato anche in collaborazione con il Carnegie Mellon Create Lab. Dal riscaldamento globale all’espansione urbana passando per la trasformazione delle foreste, stando comodamente seduti davanti a un desktop e dotati solo di una connessione Internet possiamo esplorare il nostro passato recente mostrando i cambiamenti dal 1985 al 2020 nella stessa specifica area geografica selezionata.

Per le foreste, a esempio, l’azienda nata nella Silicon Valley ci porta a San Julián, in Bolivia. Scorrendo negli anni attraverso un cursore, iniziano a emergere sul territorio in questione degli spazi quadrati: pezzo dopo pezzo, la foresta amazzonica viene convertita in villaggi e aziende agricole. Ogni quadrato misura 5 chilometri per lato. Al centro di questo quadrato, un piccolo villaggio ospita una comunità, mentre la foresta circostante si vede sempre meno per essere via via trasformata in terreno agricolo. In aree come questa - spiega Google - gran parte della terra viene usata per coltivare la soia, due terzi della quale serve a nutrire i bovini e i suini dell’industria alimentare. Le coltivazioni di soia sono una delle due principali cause di deforestazione in Amazzonia, e a causa loro in Brasile, Argentina e Bolivia sono state abbattute grandi strisce di foresta.

E l’impatto delle fonti di energia? In questa “serie”, il viaggio di Google Earth inizia nella miniera di carbone di superficie North Antelope Rochelle, nel bacino del fiume Powder in Wyoming, negli Stati Uniti. La miniera si trova sopra il più grande giacimento di carbone conosciuto del mondo. Spostandosi un po’ più a est, nella Virginia occidentale, il carbone degli Appalachi viene estratto tramite un processo che implica la rimozione delle cime di montagna. Negli ultimi 3 decenni, negli Appalachi sono state rimosse più di 500 cime di montagna per estrarre il carbone; il liquame e gli altri materiali di scarto generati si sono riversati nelle valli e costituiscono un serio rischio sanitario per gli abitanti delle aree circostanti. Dall’altra parte del pianeta, invece, assistiamo alla creazione e all’espansione della miniera di carbone di Haerwusu, la più grande della Cina (il Paese è il principale produttore di carbone del mondo, seguito da India, Stati Uniti e Australia).

L’enorme progetto dell’azienda statunitense non riporta però solo immagini drammatiche su come l’uomo abbia radicalmente cambiato la natura a suo uso e consumo: su Google Earth si può esplorare anche una spettacolare vista a 360 gradi del parco eolico offshore tedesco chiamato Amrumbank West nel Mare del Nord. L’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che, con investimenti appropriati, la produzione di energia eolica potrebbe soddisfare e persino eccedere la domanda di energia elettrica mondiale.

Tra le sezioni più emozionanti, sia per la bellezza dei paesaggi che per il loro mutamento nello scorrere del tempo, c’è quella intitolata “Una bellezza fragile”, grazie alla quale si possono scoprire delle aree del mondo in costante cambiamento. Si parte dal fiume Mamoré, in Bolivia, dove è possibile osservare i corsi fluviali allo stato naturale, inalterati da dighe o altri interventi umani; mentre scorrono verso il Rio delle Amazzoni, le acque del fiume Mamoré raccolgono una grande quantità di sedimenti naturali e, con il loro depositarsi lungo le anse del fiume, si vengono a formare nuovi percorsi. Negli ultimi decenni il corso sempre diverso del Mamorè ha tracciato diversi motivi serpeggianti, lasciando segni permanenti sul terreno e generato le cosiddette lanche, i meandri fluviali abbandonati per la diversione dell’alveo principale, dalla caratteristica forma a U.

Il viaggio dimostrativo di Google Earth attraversa anche i deserti del Ciad, in Africa, dove la sabbia sembra quasi prendere vita, dal vivo come sullo schermo.: anno dopo anno, le dune si spostano e si trasformano sotto l’effetto della forza del vento. Google consiglia di fare caso alla particolare forma a conchiglia detta “barcana”, generata dal tipico movimento della sabbia: osservando bene le due estremità, si può vedere come la sua direzione cambi. La violenza dei venti nei deserti del Ciad a volte è talmente forte che la sabbia, ricca di minerali, viene trasportata fino all’America del Sud attraverso l’Atlantico, “nutrendo” la foresta amazzonica. Una meraviglia che dura da più di 30 anni.