Futuro

L’app che accompagna le donne a casa? Per gli attivisti non è abbastanza

L’Inghilterra si divide attorno a Path Community, il servizio nato per “proteggere” le persone in giro da sole. Anche in Italia, qualcosa si muove
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11 gennaio 2022 Aggiornato alle 13:00

Sembra Google Maps, ma non lo è. Si chiama Path Community, si può scaricare gratuitamente e “ti guiderà verso la tua destinazione in maniera sicura evitando le aree rischiose”. Prima di ogni tragitto, l’applicazione chiede all’utente (che sia uomo o donna, è indifferente) di selezionare un “guardian”, una sorta di tutore da contattare nel caso in cui la persona abbia bisogno di aiuto.

L’applicazione nasce da un’idea di Harry Mead, sviluppatore 30enne, intenzionato a fare qualcosa di concreto dopo il brutale omicidio di Sarah Everard. La ragazza, il 3 marzo 2021, venne fermata da un poliziotto mentre tornava a casa attraversando il parco Clapham Common, nella periferia sud di Londra: di lei non si seppe più niente finché, 7 giorni dopo, venne ritrovata senza vita nei pressi di Ashford, nel Kent, nel sud est del Regno Unito. A quasi 100 chilometri di distanza dal rapimento, a 30 dalla casa dell’agente di Scotland Yard, Wayne Couzens, l’uomo che l’aveva fermata con la scusa di portarla in commissariato per non aver rispettato il coprifuoco imposto dalle autorità a causa della pandemia. Dopo questo episodio, 9 mesi dopo, è nata Path Community.

Il progetto ha ricevuto il sostegno del Ministero dell’Interno londinese e la polizia lo sta testando. Secondo le attiviste e gli attivisti, però, si tratta di un modello sotto molti punti di vista offensivo e comunque poco efficace per le donne che si affidano alla piattaforma. Il monitoraggio dei viaggi, infatti, non farebbe nulla per affrontare il problema della violenza maschile contro le donne e, anzi, potrebbe essere utilizzata impropriamente dai molestatori.

Lo ha spiegato Anna Birley di Reclaim These Streets (Riprendiamoci queste strade, ndr), la comunità che si impegna a rendere le strade più sicure per le donne: “Chiediamo già alle amiche di scriverci un messaggio quando tornano a casa, percorriamo già le strade più affollate e illuminate […]. Le donne e le ragazze, e i passi che adottiamo per stare al sicuro ogni giorno, non sono in realtà il problema. Il problema è che la violenza maschile ci rende insicure”. Il creatore di Path Community, Mead, ha risposto che la piattaforma sta sviluppando anche una parte più specificatamente educativa e che l’app è stata progettata per fornire un aiuto più immediato alle donne che tornano a casa: un aiuto che, forse, avrebbe potuto aiutare Sarah Everard.

Per iscriversi al servizio, è necessario inserire il proprio numero di telefono, scegliere chi contattare in caso di pericolo e selezionare la destinazione: l’app crea percorsi sicuri che vengono monitorati ogni 10 secondi, evitando strade, vicoli e aree non illuminate note per essere poco affidabili. Se l’utente si allontana per più di 40 metri (o 3 minuti) dal percorso consigliato, l’app chiede se va tutto bene; e se non riceve risposta, allerta i guardian. Scopo di Path è segnalare non solo alla comunità di quartiere (che a sua volta può contrassegnare sulla mappa i luoghi da evitare) ma anche ai poliziotti le zone che avrebbero bisogno di un intervento in più per risultare più tranquille.

In Italia, poco dopo l’episodio di Sarah Everard, è stata creata una pagina su Instagram che si chiama “DonnexStrada”: come l’app londinese, tenta di aiutare le donne che tornano a casa da sole. “Se sei per strada e non ti senti al sicuro, scrivici e una di noi farà partire una diretta”, spiegano le volontarie della piattaforma creata dalla psicologa romana Laura De Dilectis, di 26 anni, il 15 marzo 2021.

Dalla creazione della pagina, più di 700 persone sono state accompagnate a casa al sicuro, e il servizio offre anche consulti psicologici a prezzi calmierati. Nella Legge di Bilancio è stato deciso di stanziare 200mila euro nel 2022 proprio a favore di DonnexStrada, per favorire la sicurezza “per strada” delle donne. Ma si tratta, ancora una volta, di un sostegno nazionale a un’iniziativa che proviene dal basso: arriverà il giorno in cui questi progetti verranno proposti prima di tutto da chi di dovere fra le istituzioni? Per ora ci dobbiamo accontentare dei finanziamenti e degli interventi legislativi: interventi magari punitivi, ma purtroppo poco preventivi.