Salgono i tassi d’interesse: quali conseguenze sui mutui?

Continua il dilemma sulla scelta tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile. Avevamo già analizzato precedentemente la situazione italiana con l’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce (Banca Centrale Europea), ma ci sono alcuni aggiornamenti di cui è opportuno essere a conoscenza.
Infatti, durante l’ultima riunione del Comitato di Politica Monetaria, la Bce ha rialzato i tassi di un ulteriore 0,75%, portandolo al livello di 1,50% nel tentativo di contrastare l’inflazione. Allo stesso tempo, è necessario tenere conto del fatto che questo nuovo incremento si tradurrà inevitabilmente in un aumento dei tassi dei mutui e in maggiori difficoltà per le famiglie meno abbienti.
Chi ha un finanziamento a tasso variabile, sta vivendo da mesi nell’incertezza della prossima rata: l’ultimo allarme arriva dalla Fabi - Sindacato dei bancari in Italia - che mostra come i tassi siano già sopra il 4% e, dopo l’ultimo rialzo della Bce, probabilmente supereranno il 5%.
L’Euribor a 3 mesi - a meta luglio dello scorso anno era pari allo 0% - ora è all’1,7%. In aggiunta c’è l’aumento dello spread che ogni banca decide di applicare alla clientela. Nelle sue previsioni, il Fmi - Fondo Monetario Internazionale - individua un 20% dei mutui prossimi allo stress, con un 40% dei nuclei familiari in grosse difficoltà.
Secondo il rapporto mensile Abi - Associazione Bancaria Italiana - a settembre sono aumentati i prestiti a imprese e famiglie rispetto a una anno fa ma, contemporaneamente, stanno diminuendo i depositi in contro corrente, certificati di deposito, pronti contro termine, che a settembre sono saliti solo del 2,1% contro il 3% del mese precedente.
Allo stesso tempo, la raccolta a medio e lungo termine tramite le obbligazioni ha visto una diminuzione pari al 5,1%, pari a circa 11 miliardi di euro in valore assoluto. Sinora, l’aumento dei tassi decisi dalla Bce non ha frenato significativamente il ricorso ai prestiti da parte di famiglie e imprese che, per esempio, nel mese di agosto sono cresciuti rispettivamente del 4,1% e del 4,8% rispetto allo stesso mese del 2021.
Il tasso medio sul totale dei prestiti a settembre 2022, nonostante l’aumento tra giugno e settembre di 125 punti base dei tassi di politica monetaria della Bce, è stato pari al 2,49% (ad agosto era al 2,32%, a luglio era al 2,25%). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è all’1,86%, (ad agosto era all’1,45%). Il tasso sui nuovi mutui è salito lievemente a 2,17%, rispetto al 2,07% di agosto.
Le scelte preferibili e più diffuse, per ora, restano quelle del mutuo a tasso fisso e a tasso variabile cap, dato che lasciano poco spazio agli sbalzi dell’Euribor, che è un parametro di riferimento usato dalle banche per decidere quale tasso applicare ai mutui a tasso variabile e dell’Irs - Intrest Rate Swap-, il valore di riferimento del tasso di interesse applicato a un mutuo a tasso fisso.
Le rate dei mutui a tasso variabile corrono verso il 4%, mentre quelle a tasso fisso hanno già superato questa soglia e la Banca d’Italia ci tiene a sottolineare come il picco non sia ancora stato raggiunto, dal momento che il rialzo dei tassi è stato trasmesso solo in parte sul costo del credito di famiglie e imprese.
I mutui a tasso fisso vengono scelti da un numero sempre minore di sottoscrittori: oggi rappresentano il 40% dei prestiti, contro il 53,9% di agosto, con una contrazione del 22,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2021. Anche le surroghe crollano verticalmente del 61,9% rispetto al 2021.
Facciamo un esempio pratico considerando il Taeg, che è un indicatore che racchiude in sé il prezzo totale degli interessi ed è influenzato dalle spese di gestione della pratica, dal numero di rate e dalla modalità di pagamento. Per una persona di 34 anni con un reddito di 2.400€, la rata a tasso fisso da prediligere è di 801,91€, con un Taeg - Tasso Annuo Effettivo Globale - al 3,48%, mentre la rata migliore a tasso variabile è a 666,33€ con il Taeg al 1,57%.
La Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) ha elaborato i dati della Bce ed ha raggruppato i tassi d’interesse per le famiglie su un mutuo ipotecario e altri tipi di prestiti. In Italia per un mutuo ipotecario per oltre 10 anni il tasso d’interesse è al 2,39%, in Francia è all’1,59%, in Germania al 3,04%. Nell’area Euro si trova al 2,07%, mostrando una differenza con l’Italia dello 0,32%. Per altri prestiti oltre i 5 anni in Italia il tasso è al 3,62%, in Francia all’1,79%, in Germania al 3,30% e nell’area Euro al 3,23%, mostrando una differenza con l’Italia dello 0,39%.
Il mercato è ancora caratterizzato da elevatissima incertezza. Occorre cautela.


