Economia

Salgono i tassi d’interesse: quali conseguenze sui mutui?

Dopo l’ultimo rialzo da parte della Banca Centrale Europea, i tassi dei mutui - già sopra il 4% - potrebbero ora superare il 5%
Credit: Tima Miroshnichenko/pexels
Tempo di lettura 4 min lettura
4 novembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Continua il dilemma sulla scelta tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile. Avevamo già analizzato precedentemente la situazione italiana con l’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce (Banca Centrale Europea), ma ci sono alcuni aggiornamenti di cui è opportuno essere a conoscenza.

Infatti, durante l’ultima riunione del Comitato di Politica Monetaria, la Bce ha rialzato i tassi di un ulteriore 0,75%, portandolo al livello di 1,50% nel tentativo di contrastare l’inflazione. Allo stesso tempo, è necessario tenere conto del fatto che questo nuovo incremento si tradurrà inevitabilmente in un aumento dei tassi dei mutui e in maggiori difficoltà per le famiglie meno abbienti.

Chi ha un finanziamento a tasso variabile, sta vivendo da mesi nell’incertezza della prossima rata: l’ultimo allarme arriva dalla Fabi - Sindacato dei bancari in Italia - che mostra come i tassi siano già sopra il 4% e, dopo l’ultimo rialzo della Bce, probabilmente supereranno il 5%.

L’Euribor a 3 mesi - a meta luglio dello scorso anno era pari allo 0% - ora è all’1,7%. In aggiunta c’è l’aumento dello spread che ogni banca decide di applicare alla clientela. Nelle sue previsioni, il Fmi - Fondo Monetario Internazionale - individua un 20% dei mutui prossimi allo stress, con un 40% dei nuclei familiari in grosse difficoltà.

Secondo il rapporto mensile Abi - Associazione Bancaria Italiana - a settembre sono aumentati i prestiti a imprese e famiglie rispetto a una anno fa ma, contemporaneamente, stanno diminuendo i depositi in contro corrente, certificati di deposito, pronti contro termine, che a settembre sono saliti solo del 2,1% contro il 3% del mese precedente.

Allo stesso tempo, la raccolta a medio e lungo termine tramite le obbligazioni ha visto una diminuzione pari al 5,1%, pari a circa 11 miliardi di euro in valore assoluto. Sinora, l’aumento dei tassi decisi dalla Bce non ha frenato significativamente il ricorso ai prestiti da parte di famiglie e imprese che, per esempio, nel mese di agosto sono cresciuti rispettivamente del 4,1% e del 4,8% rispetto allo stesso mese del 2021.

Il tasso medio sul totale dei prestiti a settembre 2022, nonostante l’aumento tra giugno e settembre di 125 punti base dei tassi di politica monetaria della Bce, è stato pari al 2,49% (ad agosto era al 2,32%, a luglio era al 2,25%). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è all’1,86%, (ad agosto era all’1,45%). Il tasso sui nuovi mutui è salito lievemente a 2,17%, rispetto al 2,07% di agosto.

Le scelte preferibili e più diffuse, per ora, restano quelle del mutuo a tasso fisso e a tasso variabile cap, dato che lasciano poco spazio agli sbalzi dell’Euribor, che è un parametro di riferimento usato dalle banche per decidere quale tasso applicare ai mutui a tasso variabile e dell’Irs - Intrest Rate Swap-, il valore di riferimento del tasso di interesse applicato a un mutuo a tasso fisso.

Le rate dei mutui a tasso variabile corrono verso il 4%, mentre quelle a tasso fisso hanno già superato questa soglia e la Banca d’Italia ci tiene a sottolineare come il picco non sia ancora stato raggiunto, dal momento che il rialzo dei tassi è stato trasmesso solo in parte sul costo del credito di famiglie e imprese.

I mutui a tasso fisso vengono scelti da un numero sempre minore di sottoscrittori: oggi rappresentano il 40% dei prestiti, contro il 53,9% di agosto, con una contrazione del 22,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2021. Anche le surroghe crollano verticalmente del 61,9% rispetto al 2021.

Facciamo un esempio pratico considerando il Taeg, che è un indicatore che racchiude in sé il prezzo totale degli interessi ed è influenzato dalle spese di gestione della pratica, dal numero di rate e dalla modalità di pagamento. Per una persona di 34 anni con un reddito di 2.400, la rata a tasso fisso da prediligere è di 801,91, con un Taeg - Tasso Annuo Effettivo Globale - al 3,48%, mentre la rata migliore a tasso variabile è a 666,33 con il Taeg al 1,57%.

La Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) ha elaborato i dati della Bce ed ha raggruppato i tassi d’interesse per le famiglie su un mutuo ipotecario e altri tipi di prestiti. In Italia per un mutuo ipotecario per oltre 10 anni il tasso d’interesse è al 2,39%, in Francia è all’1,59%, in Germania al 3,04%. Nell’area Euro si trova al 2,07%, mostrando una differenza con l’Italia dello 0,32%. Per altri prestiti oltre i 5 anni in Italia il tasso è al 3,62%, in Francia all’1,79%, in Germania al 3,30% e nell’area Euro al 3,23%, mostrando una differenza con l’Italia dello 0,39%.

Il mercato è ancora caratterizzato da elevatissima incertezza. Occorre cautela.

Leggi anche
Christine Lagarde, presidente dell'European Central Bank, in conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio Direttivo della BCE nel  marzo 2022
Spiegone
di Sara Lo Bue 4 min lettura
Inflazione
di Riccardo Carlino 2 min lettura