Cosa sappiamo su Cerberus?

Sui social le hanno già ribattezzate Gryphon e Cerberus, ma secondo il Gruppo di consulenza tecnica sull’evoluzione del virus (Tag-Ve) dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), Omicron BQ.1.1 e XBB al momento non verranno classificate come nuove varianti a sé stanti, ma resteranno parte della famiglia Omicron da cui sono state generate.
La sottovariante emersa all’inizio del mese e ribattezzata col nome del mostro mitologico che i greci volevano a guardia degli inferi, tuttavia, preoccupa esperti e cittadini. Si tratta di un sottolignaggio di Omicron 5, che secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) sarà dominante in Ue tra metà novembre e inizio dicembre.
Al momento è stata rilevata in 65 Paesi inclusa l’Italia, dove secondo i dati analizzati dal Centro di ricerca e di diagnostica molecolare Ceinge di Napoli sarebbe responsabile del 7% dei casi di Covid-19. Percentuale analoga a quelle di Gran Bretagna, Germania e Danimarca, mentre in Francia ha raggiunto il 35%. Ma secondo la task force dell’istituto partenopeo coordinata dal genetista Massimo Zollo, «è ipotizzabile un trend di crescita della sottovariante BQ.1.1, con raddoppio a breve».
Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), stima infatti che la sottovariante sia già arrivata all’incidenza del 10-15%. «Sappiamo che ha una evasione immunitaria che preoccupa e i monoclonali non sono efficaci. Per i prossimi mesi non è un buon segnale», ha dichiarato Andreoni all’Adnkronos.
«Sta mostrando un significativo vantaggio di crescita rispetto ad altre in molti contesti, tra cui Europa e Stati Uniti, e pertanto merita un attento monitoraggio», evidenziano gli esperti del Tag-Ve, che citano la possibilità di un «rischio di reinfezione più elevato» come un argomento che «necessita di ulteriori indagini».
Allo stesso tempo il team di tecnici precisa anche che finora «non ci sono dati epidemiologici che suggeriscano un aumento della gravità della malattia». Stessa diagnosi per la sottovariante XBB, un ricombinante di due sottolignaggi di Omicron 2 che secondo i dati disponibili al 9 ottobre è stata rilevata in 35 Paesi.
«Ci sono tuttavia evidenze iniziali che indicano un rischio di reinfezione più elevato rispetto ad altri sottolignaggi Omicron circolanti», osservano gli studiosi, ma questo sembra essere limitato in particolare a persone contagiate in era pre-Omicron.
Fra le caratteristiche di queste sottovarianti c’è quella di sfuggire al sistema immunitario – commenta all’Adnkronos Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs – Però noi abbiamo la maggior parte delle persone che sono vaccinate contro il Covid almeno con 3 dosi. Certo, purtroppo non tutti quelli che ne avrebbero bisogno sono vaccinati con la quarta dose e quasi nessuno con la quinta», conclude Remuzzi, che invita a fare i richiami.
È probabile, quindi, che nelle prossime settimane si verificherà presto una nuova ondata come avvertito dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Per questo gli infettivologi insistono sull’importanza di completare il ciclo vaccinale. «La nostra raccomandazione per i cittadini Ue rimane di vaccinarsi e fare i richiami ora – ha concluso Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell’Ema – specialmente se la propria situazione personale li pone a rischio aumentato».