Ambiente

Le aziende food non rispettano le promesse sugli animali

Il report The Pecking Order 2022 denuncia come diverse multinazionali si disinteressino della sofferenza dei polli che utilizzano per le loro carni
Credit: Heather Suggitt/unsplash
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29 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Animal Equality ha collaborato con l’organizzazione World Animal Protection alla pubblicazione del report The Pecking Order 2022, uno studio che denuncia come alcuni dei più grandi fast-food internazionali - ma non solo - non abbiano lavorato come promesso nella direzione di una reale riduzione della sofferenza dei polli allevati per la carne nelle proprie filiere.

Secondo la ricerca, pur non essendo le uniche, in Italia le aziende che si comportano peggio sono Burger King, McDonald’s e Starbucks, che hanno preso impegni per la tutela del benessere dei polli sfruttati per la loro carne e coinvolti all’interno della catena di approvvigionamento, salvo poi non implementare nessun miglioramento effettivo.

Nessuna delle aziende prese in esame nel report ha ricevuto un punteggio complessivo di livello 1 (leader), 2 (buono) o 3 (in fase di sviluppo), ma al contrario l’89% si è aggiudicata un punteggio di livello 6, molto scarso, che equivale a non aver preso nessun impegno per ridurre le sofferenze dei polli allevati per il loro fabbisogno.

La maggior parte della carne di pollo servita in questi fast-food, quindi, proviene da animali che vivono in ambienti insalubri, affollati e senza luce naturale. Inoltre, si tratta di razze dette a rapido accrescimento, ovvero selezionate per crescere il più possibile e in pochissimo tempo: un evento che li porta a sviluppare petto e cosce in tempi molto rapidi e in modo innaturale, che finiscono per schiacciare cuore, polmoni e zampe e condannarli a una vita di estreme sofferenze.

Tutto ciò non crea problemi solo agli animali, ma anche alla salute umana, messa a repentaglio dall’uso eccessivo di antibiotici, una pratica comune in queste strutture per permettere ai polli di rimanere in vita in luoghi così insalubri.

Non c’è alcuna giustificazione per trarre profitto dal dolore di miliardi di animali senzienti e per questo motivo le valutazioni pubbliche annuali di queste aziende sono fondamentali e, mentre Animal Equality accoglie con favore i progressi compiuti da alcune, altre devono essere ritenute responsabili per la loro vergognosa mancanza di considerazione e sono esortate a prendere sul serio le preoccupazioni dell’opinione pubblica sulle condizioni animali e a sottoscrivere lo European Chicken Commitment, un documento contenente 6 richieste che rappresentano i requisiti minimi per diminuire le sofferenze dei polli sfruttati dall’industria.

Animal Equality continuerà a lavorare per sensibilizzare le aziende spingendole a prendere decisioni concrete. Proprio in questi giorni, insieme a oltre 20 organizzazioni europee per la protezione degli animali, abbiamo lanciato una nuova campagna rivolta a Lidl per chiedere al colosso di impegnarsi a ridurre drasticamente le sofferenze dei polli coinvolti nelle proprie filiere in Europa.

Mentre oltre 10.000 persone hanno già firmato la petizione rivolta a Lidl, noi insisteremo nel chiedere che il discount si impegni per la tutela dei polli e che le aziende continuino ad assumere e rispettare impegni efficaci per tutti gli animali ancora sfruttati negli allevamenti.

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