Diritti

È tornata la stagione dei porti chiusi?

Dopo aver firmato una direttiva contro due imbarcazioni umanitarie, il neoministro dell’Interno Piantedosi ha parlato di flussi migratori al Comitato nazionale per lʼordine pubblico e la sicurezza pubblica
Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi arriva al Quirinale per la cerimonia di giuramento del nuovo governo, a Roma, 22 ottobre 2022.
Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi arriva al Quirinale per la cerimonia di giuramento del nuovo governo, a Roma, 22 ottobre 2022. Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Ci sono più di 100 minori a bordo della nave Humanity 1, meglio nota come Sea-Watch 4. Quasi tutti non accompagnati, debilitati, alcuni con segni di violenza fisica. Fanno parte dei 180 migranti soccorsi in acque internazionali nel corso di tre diverse operazioni da parte dell’imbarcazione che batte bandiera tedesca. La notte prima del soccorso, hanno raccontato i naufraghi, 6 persone sono annegate. Tutte le richieste di sbarco in un porto sicuro alle autorità competenti, compresi i centri di coordinamento dei soccorsi a Malta e in Italia, sono rimaste senza risposta. «Come organizzazione di ricerca e soccorso agiamo sempre secondo il diritto marittimo internazionale», spiega la Ong a Adnkronos. «Ora chiediamo anche alle autorità di rispettare il diritto internazionale e di assegnarci un porto sicuro il prima possibile».

In una sala del Viminale, intanto, si riuniva il Comitato nazionale per lʼordine pubblico e la sicurezza pubblica con il neoministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i vertici di forze dell’ordine e di intelligence e il comandante della Guardia costiera. Al centro dell’incontro, oltre alla questione dell’ordine pubblico e delle manifestazioni di piazza che verranno, i flussi migratori: nei giorni scorsi Piantedosi, ex prefetto di Roma e già capo di Gabinetto dell’ex ministro Matteo Salvini, ha emanato una direttiva per cui le navi Humanity 1 e Ocean Viking “non sono in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Tradotto: il Viminale sta valutando di imporre loro il divieto di ingresso nelle acque territoriali.

I naufraghi sulla Ocean Viking, nel frattempo, che fa riferimento alla ong Sos Méditerranée, ma batte bandiera norvegese, sono diventati 234: i 32 tratti in salvo ieri sera erano su un barchino di appena 6 metri, al largo di Malta. Hanno trascorso tre giorni in mare, prima di essere soccorsi, per questo hanno «forti segni di disidratazione, stanchezza e gravi ustioni», spiega l’equipaggio. Ora l’imbarcazione si trova in mezzo a due fuochi, Malta e Lampedusa. Sull’isola siciliana, a partire dalla mezzanotte, ci sono stati 6 sbarchi: dopo i 43 migranti giunti nella notte, altri 202 hanno raggiunto nelle scorse ore la più grande delle Pelagie. Arrivano perlopiù da Bangladesh, Siria, Egitto, Marocco e Sierra Leone.

Non tutti si sono salvati: in pochi giorni sono stati recuperati sette cadaveri, gli ultimi due questa mattina, a miglia di distanza dalle coste dell’isola. Nelle stesse ore i volontari di Alarm Phone, il numero di emergenza che da 8 anni supporta le operazioni di salvataggio, segnalava un barcone con 64 persone a bordo al largo della Libia. «Dicono che il loro gommone sta affondando. La Guardia costiera libica non risponde. Non lasciateli annegare».

La linea di Piantedosi, ribadita in un’intervista al Tg5, vuole un Mediterraneo libero dalle navi che trasportano migranti, come risultato di quella che sarà una «forte azione di intesa con i Paesi di origine dei transiti per governare i flussi». Significa «fare in modo che siano gli Stati, quelli di origine e destinazione, a governarli concedendo a questi Paesi delle quote di flussi di ingresso regolare». Si tratta di «Tunisia, Libia, Egitto, Algeria». A pochi giorni dal 2 novembre, quando il governo italiano dovrà decidere se revocare il Memorandum Italia–Libia o farlo rinnovare automaticamente per i prossimi 3 anni, lasciando che la cosiddetta Guardia costiera libica intercetti migranti e li riporti forzatamente indietro, si parla ancora una volta di stringere accordi con Paesi in cui i diritti umani sono gravemente compromessi.

Questa mattina Piantedosi, in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno accademico della Scuola superiore di polizia, ha parlato del concetto di “strumentalizzazione della paura”, in merito alla recente protesta studentesca sedata dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa davanti all’Università La Sapienza di Roma: «Oggi la domanda di sicurezza si espande su altri versanti anche su settori che riguardano la necessità di curare la paura della cittadinanza. Crisi socioeconomica, popolazione che invecchia e mancata cura del degrado urbano generano paura. Se cresce la paura e aumenta la richiesta di sicurezza», ha continuato il ministro, «dobbiamo fare attenzione alla strumentalizzazione della paura ed evitare che sia un avvitamento della protesta, di cui abbiamo già qualche primo segnale. Occorre equilibrio e moderazione». E intanto è tornata la paura della guerra alle navi umanitarie.

Aggiornamento del 28 ottobre, ore 11.30: In un intervento a Porta a Porta, il ministro Piantedosi ha dichiarato che «secondo il codice della navigazione la giurisdizione è dello Stato di bandiera», dunque di Germania e Norvegia. «Glielo abbiamo fatto presente e aspettiamo la risposta di questi due paesi». Sos Mediterranee ha esortato gli Stati membri dell’UE e gli Stati associati a rispettare il dovere di identificare il luogo più appropriato per lo sbarco delle persone trovate in pericolo in mare non appena sia ragionevolmente possibile, come espresso dalla Convenzione Sar sulla ricerca e il salvataggio marittimo. Intanto i 234 della Ocean Viking non sono ancora sbarcati, così come i naufraghi della Humanity 1. A loro si è aggiunta la Geo Barents di Medici senza frontiere, che ieri sera ha salvato 268 persone in zona Sar maltese. Ora i migranti in attesa di un porto sicuro sono 680.

Leggi anche
solidarietà
di Alberto Casti 6 min lettura
Nello scatto di José Palazón tratto dal profilo twitter dell'organizzazione umanitaria Prodein, il contrasto di una città di frontiera come Melilla. Sulla rete che circonda la città sono rimasti in bilico, per più di 12 ore, circa settanta migranti che hanno cercato di superare la barriera. A pochi passi dalla loro disperazione, gli abitanti di Melilla hanno continuato a giocare sui campi da golf
Migrazioni
di Alessandro Leonardi 3 min lettura