Diritti

Cina: è guerra ai dissidenti “oltremare”

Nei Paesi Bassi il governo di Pechino ha aperto due stazioni di polizia illegali per minacciare i cittadini critici del regime, convincendoli a tornare a casa
Credit: EPA/JEROME FAVRE
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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27 ottobre 2022 Aggiornato alle 08:00

Per l’ambasciata cinese non esistono, per i dissidenti fuggiti nei Paesi Bassi sono diventate un incubo. Parliamo delle “stazioni di polizia” allestite illegalmente dal governo cinese ad Amsterdam e a Rotterdam: secondo un’indagine di RTL News e Follow the Money, i due centri promettono di fornire servizi diplomatici ai cittadini all’estero, ma vengono utilizzati per mettere a tacere i dissidenti in Europa.

L’indagine è partita da un report pubblicato a settembre da Safeguards Defenders, l’Ong spagnola per i diritti umani che monitora la “crescente repressione transnazionale globale” della Cina: “110 Overseas - Chinese Transnational Policing Gone Wild”, titolo che fa riferimento al numero di emergenza della polizia nazionale cinese, il 110, ha identificato per prima le “54 stazioni di polizia d’oltremare” istituite in 5 continenti e 21 paesi, tra cui la Spagna, con 9 centri, l’Italia con 4, e il Regno Unito con 2.

Apparentemente, spiega la Bbc, si tratta di unità create per fronteggiare la criminalità transnazionale e svolgere compiti amministrativi, come il rinnovo delle patenti di guida, del passaporto o del visto. Ma si tratta di servizi generalmente gestiti da un’ambasciata o da un consolato, come stabilito dalla Convenzione di Vienna, di cui Cina e Paesi Bassi sono firmatari. Secondo la ong spagnola, invece, i centri in questione svolgerebbero “operazioni di persuasione” per convincere i dissidenti cinesi a tornare a casa, spesso minacciando i loro familiari.

Safeguards Defenders ha indagato sul rimpatrio di circa 230.000 cittadini da aprile 2021 a luglio 2022: ufficialmente questi episodi rientrano nell’ambito di una massiccia operazione nazionale per combattere uno dei crimini più diffusi in Cina: le frodi telefoniche e online. Secondo una legge promulgata il 2 settembre 2022, dal 1° dicembre la Cina “avrà giurisdizione su qualsiasi organizzazione o individuo che commetta frodi nel settore delle telecomunicazioni o online”, spiega la piattaforma China Laws Portal. In questo modo i dissidenti non avrebbero più un posto dove nascondersi.

L’emittente televisiva RTL e il sito investigativo Follow the Money hanno dimostrato che la Cina non ha mai informato il governo olandese della creazione di questi centri di servizio di polizia, e hanno raccontato la storia di Wang Jingyu, un giovane dissidente cinese perseguitato dalla polizia di Pechino per tre anni per aver criticato il regime sui social media. A lui e alla sua fidanzata è stato concesso asilo politico nei Paesi Bassi, ma la repressione non è mai cessata.

L’uomo ha spiegato ai giornalisti olandesi di aver ricevuto una telefonata all’inizio di quest’anno da qualcuno che diceva di chiamare dalla stazione di polizia cinese a Rotterdam: «Mi ha chiesto di tornare in Cina per risolvere i miei problemi. Mi ha anche detto di pensare ai miei genitori». In seguito, avrebbe ricevuto messaggi di testo “vaghi” che contenevano parolacce, e la polizia cinese avrebbe continuato a pedinarlo e minacciarlo. Wang ha già sporto denuncia alla polizia olandese, che dovrebbe garantire ai dissidenti a cui viene concesso l’asilo come Wang protezione e tutela, facendo prevalere la legge olandese. Finora non è andata così.

Gli avamposti di polizia sparsi in tutta Europa e non solo, infatti, violerebbero l’integrità territoriale dei Paesi ospitanti, aggirando le giurisdizioni nazionali e le tutele offerte ai rifugiati. Un portavoce del ministero degli Esteri olandese li ha definiti “illegali” e ha promesso di “indagare su ciò che stanno facendo qui e intraprendere le azioni appropriate”. L’ambasciata cinese, raggiunta da RTL Nieuws per un commento, ha detto di non essere a conoscenza di nessuna delle stazioni di polizia nei Paesi Bassi.

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