Economia

Alfred Kammer: «Serve un Fisco per aiutare la ripresa»

Le proposte del direttore dell’European Department al governo Meloni: «Inasprire le politiche macroeconomiche per ridurre l’inflazione»
Credit: Bernd von Jutrczenka/ Dpa
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27 ottobre 2022 Aggiornato alle 20:00

Per il direttore dell’European Department, Alfred Kammer, ai fini della crescita finanziaria dell’Italia e della riduzione dell’inflazione, sono necessarie politiche fiscali responsabili e non azioni finanziarie contraddittorie come la flat tax, le riforme pensionistiche o ulteriori spese provenienti dalle differenti manovre economiche.

Cosa serve al nostro Paese, allora? Una veloce applicazione del Pnrr e degli incentivi economici convenzionati.

Questa è la visione strategica economica di Kammer, che ha inviato al nuovo governo italiano in previsione dei prossimi tre trimestri per i quali si stima un andamento della crescita in negativo.

Quale soluzione concreta viene suggerita dal punto di vista monetario? Kammer non nega che la definizione delle politiche finanziarie 2023 sarà complicata e difficile da stanziare, non solo sotto il profilo monetario, ma anche sono quello fiscale. Ma una cosa è certa: sarà necessario continuare ad aumentare i tassi poiché al momento i tassi reali, ovvero al netto dell’inflazione, sono indulgenti e il mondo del lavoro si prevede che rimarrà elastico alle variazioni del mercato.

Un altro aspetto evidente che è emerso, durante l’intervista che il direttore ha rilasciato in esclusiva a Repubblica, riguarda la vigilanza; il Paese oggi più che mai deve essere concentrato sull’andamento dell’inflazione e le banche centrali devono continuare a innalzare i tassi.

Per quanto riguarda il bilancio del prossimo anno, è importante che venga previsto il risanamento onde evitare di soccombere a ulteriori shock di mercato.

Avvertimenti futuri? La congiuntura continuerà a essere caratterizzata, da elevata complessità crescita e inflazione con ogni probabilità potranno ulteriormente peggiorare e le cause sono evidenti. Tra queste il rischio di interruzione del rifornimento energetico dal quale conseguirebbe l’aumento dei costi energetici (e, successivamente, dell’inflazione).

Il secondo aspetto è legato all’arco temporale nel quale l’inflazione potrebbe permanere alta rispetto a quanto avvenuto nel 2022, durante il quale in Italia ha mantenuto una media del 7,0 % con dei picchi, a settembre 2022, fino all’8,9%.

E com’è la situazione in Europa in confronto agli Usa? Le condizioni macro economiche dei due continenti sono molto differenti, secondo Kammer.

In Europa, più del 60% dell’inflazione proviene dal mercato alimentare ed energetico, negli Usa invece la quota maggioritaria dell’inflazione proviene dalla domanda aggregata, ovvero dalla somma delle spese nazionali effettuate per l’acquisto di beni nel corso di un anno.

La Bce, oggi, ha lanciato la normalizzazione economica, ovvero una manovra di bilanciamento dei tassi finalizzata a portare l’indice d’inflazione obiettivo al 2%.

Com’è possibile questo? Aumentando, se necessario, i tassi e se necessario proseguendo in questa direzione fino all’ottenimento di un tasso neutrale.

Secondo le ricerche condotte dal Dipartimento Europeo, si prevede il livellamento dell’equilibro desiderato entro i primi mesi del 2023.

Di contro, Kammer ha espresso le sue perplessità rispetto all’iniziativa del price cap.

Il motivo è semplice, il segnale scaturirebbe dall’aumento del prezzo dell’elettricità e del gas e non dalla quantità delle due risorse richiesta.

Inoltre, quando le soluzioni economiche di salvataggio sono ampie e poco precise, tendenzialmente arrivano a essere molto costose e poco efficaci.

Una potenzialità? I fondi di Next Generation Eu, che per l’Italia si declinano nel Pnrr.

Rammentando, tuttavia, che il raggiungimento degli obiettivi di risanamento, di crescita e di parificazione del debito dipenderà in larga parte da come tali fondi verranno effettivamente utilizzati.

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