Diritti

Iran: le proteste si nutrono di piazze e arte

Scuole e università sono al centro degli scontri. Ma la lotta diventa anche immagine, attraverso il progetto dell’Iranian Women of Graphic Design
Credit: Illustrazione di Laura Acquaviva
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

In Iran, a 5 settimane dall’inizio delle proteste, sono state uccise almeno 234 persone, tra cui 29 minori. Lo riporta l’ong per i diritti umani con sede a Oslo, in Norvegia, Iran Human Rights, che continua a ricevere segnalazioni di tentativi di copertura del numero reale di vittime da parte delle forze di sicurezza iraniane.

Scuole e università sono ormai al centro delle proteste che quotidianamente attraversano il Paese, e sono molte le denunce da parte di alunni e studenti che vengono picchiati e arrestati all’interno degli istituti scolastici. Secondo il Guardian, le autorità avrebbero sparato gas lacrimogeni fuori da una scuola femminile a Teheran: gli scontri sarebbero scoppiati dopo che il personale aveva tentato di ispezionare i telefoni cellulari delle studentesse nel contesto delle proteste antigovernative. Secondo l’account Twitter Tasvir1500 una ragazza, Sana Soleimani, di soli 16 anni, sarebbe stata ricoverata in ospedale a seguito agli scontri.

La versione ufficiale del ministero dell’Istruzione parla di diverse alunne che avrebbero ricevuto assistenza dai servizi d’emergenza per un calo di pressione, ma ha negato l’intervento delle forze di sicurezza. I video che circolano sui social, però, mostrano una realtà ben diversa: uomini armati, in motocicletta, che sparano gas lacrimogeni contro i manifestanti fuori dalla scuola. La polizia di Teheran ha parlato di un intervento vicino a un liceo per “una rissa tra teppisti”, identificati e poi arrestati. Niente di più.

Le manifestazioni, intanto, si sono estese anche alle università di Kerman, Qom, Ahvaz, Sabzevar, Damghan, Mashhad, Hamedan, Babol e Shahrekord. I video che circolano sui social mostrano studenti e studentesse che gridano “Morte a Khamenei”. La Guida suprema dell’Iran ha avvertito che nessuno dovrebbe pensare di poter sradicare la Repubblica islamica e ha accusato gli avversari di fomentare i disordini. Secondo l’agenzia di stampa statale Irna, lunedì un tribunale di Teheran ha incriminato 315 persone per essersi riunite “e aver cospirato con l’intento di danneggiare la sicurezza nazionale, fare propaganda contro il sistema e fomentare il disordine pubblico”.

In mezzo a questi scontri, donne e studentesse continuano ad avere un ruolo di primo piano: si spogliano del velo e lo bruciano in pubblica piazza in segno di protesta e in ricordo di Mahsa Amini, la ventiduenne curdo-iraniana arrestata dalla polizia morale a Teheran per non aver indossato correttamente l’hijab e morta dopo tre giorni di coma per le percosse subite durante la detenzione.

La forza di queste donne ha ispirato il progetto dell’Iranian Women of Graphic Design, che originariamente doveva essere una raccolta di disegni e lavori di soli designer iraniani, e poi è diventata una piattaforma di protesta. Il database, aperto a chiunque voglia ammirare le opere, caricarle o utilizzarle “solo in relazione a #Mahsa Amini e #WomanLifeFreedom”, gli hashtag correlati alle proteste in Iran, riunisce centinaia di immagini. Ci sono donne con il velo, senza l’hijab, donne che si tagliano i capelli o che mostrano la loro chioma folta e scura: in alcune immagini si trasforma in un fuoco che arde, ma che non si consuma.

Oltre alla stessa Mahsa Amini, c’è anche Alessia Piperno, la giovane italiana detenuta nel carcere di Evin. Poi c’è l’atleta Elnaz Rekabi: anche qui, come a Seul, si arrampica senza hijab su una parete, ma stavolta i suoi piedi calpestano la testa di Khamenei, usandola come appoggio per arrivare più in alto. «Un modo per amplificare le voci di protesta e di lotta per la libertà dall’Iran è condividere i vari modi di rivolta visiva attraverso i social media», ha spiegato il collettivo a It’s Nice That, una piattaforma impegnata a sostenere la creatività dal 2007. «È anche attraverso il taglio dell’accesso a Internet che il regime cerca di opprimere il movimento e le sue diverse voci. In questa situazione è ancora più urgente che le persone al di fuori dell’Iran diventino ancora più rumorose».

Aggiornamento del 26 ottobre, ore 17.00: Questa mattina le forze di sicurezza iraniane hanno aperto il fuoco e utilizzato gas lacrimogeno sui manifestanti che stavano commemorando Mahsa Amini a 40 giorni dalla sua morte. Secondo l’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana Isna si erano radunate circa 10.000 persone: la polizia antisommossa ne avrebbe arrestate a decine. È successo nella città natale di Amini, Saqqez, nel Kurdistan iraniano, nel cimitero di Aichi in cui la ventiduenne è sepolta.

Leggi anche
Il presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil in solidarietà alle donne iraniane colpite dalla repressione del regime, a Milano l'11 Ottobre 2022
Manifestazioni
di Giulia Blasi 5 min lettura
Disinformazione
di Caterina Tarquini 3 min lettura