Futuro

Esg: nasce la nuova certificazione per le aziende

Dall’antispecismo ai diritti civili, dalle pari opportunità al work life balance. La startup Reworld ha messo a punto 16 parametri per dimostrare l’aderenza delle imprese ai criteri Environmental, Social and Governance
Credit: Anna Shvets/p
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28 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

“Il mondo è cambiato, è in atto una rivoluzione. Solo chi non vuole vederla non la vive. Tante persone, sparse in luoghi differenti, da sole o insieme ad altre, hanno iniziato a costruire nuovi universi di senso, a disegnare altri panorami culturali” così inizia il manifesto di Rewriters, l’house organ di Reworld, startup a vocazione sociale fondata dalla giornalista Eugenia Romanelli.

La rivoluzione di cui parla non è solo culturale ma anche ambientale, sociale, organizzativa, economica. Ed è proprio per questo che ReWorld ha messo a punto una certificazione per le aziende in grado di evidenziare l’aderenza rispetto all’agenda ESG (Environmental, Social, Government) e allo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. La certificazione, costruita con criteri realizzati in collaborazione con l’Università la Sapienza di Roma, utilizza 16 parametri, che vanno dall’ecologia profonda all’antispecismo, dalla bioetica al diritti civili, dalle pari opportunità ai diritti delle minoranze, dalla diversity all’equality, dai diritti Lgbtq+ all’intelligenza collettiva, digital responsability e work life balance.

Oggi il mondo della corporate social responsability è afflitto da una tensione interna. Da un lato sempre più imprenditori, manager, amministratori sentono l’esigenza di aprirsi alla rivoluzione di cui parla ReWorld, che sostanzialmente coincide con un nuovo concetto di azienda, come agente di cambiamento e di valori sociali. Dall’altro, tuttavia, la vecchia scuola - un po’ ossessionata dal mantra “The business of business is business” e dall’ultima riga di bilancio (il profitto) - è ancora quella che tiene le fila, tanto per le aziende quotate quanto per quelle guidate da investitori privati.

In questa trasformazione epocale, la crisi climatica e la green economy sono soltanto 2 dei tanti pilastri su cui deve essere costruita la nuova società, ma ce ne sono altri, altrettanto cruciali: i diritti delle minoranze in primis, ma anche tematiche legate alla governance digitale e all’intelligenza collettiva, che aprono un ulteriore capitolo, quello delle implicazioni sociali della trasformazione digitale. Un tema su cui pochissimi stanno riflettendo. Dunque, ben vengano le certificazioni di Reworld: da un lato servono a smascherare pratiche troppo disinvolte di greenwashing, dall’altro permettono di arricchire di nuovi temi l’agenda di responsabilità sociale delle aziende più illuminate.

Oggi il mondo dell’economia a impatto sociale è in fermento: per esempio, in ambito finanziario sta esplodendo il mondo dell’impact investing (investimenti etici a basso tasso di ritorno di investimento su imprese di valore sociale). Anche nella consulenza stanno nascendo nuove organizzazioni che aiutano a misurare il livello di inclusività e sostenibilità. La specificità di Reworld sta nell’ampiezza della certificazione, che va molto al di là dei classici temi dell’inclusione e della carbon neutrality e misura quanto le società sono in linea con la rivoluzione sociale e globale in corso.

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