Diritti

I compiti in classe del ministro Valditara

Entrando “nel merito” delle sue prossime scelte, il neoministro dell’Istruzione dovrà affrontarne di criticità. Prima tra tutte il rinnovo del contratto scuola
Credit: ANSA/ ANGELO CARCONI
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26 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:30

Merito o non merito, questo è il problema. Sul tavolo del neo ministro dell’Istruzione e (appunto) del Merito Giuseppe Valditara, professore ordinario di Diritto romano e avvocato, c’è un dossier piuttosto complesso: il rinnovo del contratto scuola.

Si tratta di una misura che riguarda oltre 1,2 milioni di lavoratori e lavoratrici, tra docenti e personale tecnico amministrativo: numeri che rendono quello della scuola il contratto più importante di tutta la pubblica amministrazione.

La questione torna in auge ora che Valditara dovrà decidere cosa fare dei 300 milioni stanziati dall’ultima legge di bilancio 2022 per la scuola, che il governo Draghi aveva deciso di destinare alla valorizzazione del lavoro dei docenti, con particolare riferimento alle funzioni aggiuntive svolte dagli insegnanti. Un modo per premiare il merito di chi si impegna nelle aree a più alta dispersione e nelle scuole dove la continuità didattica è più a rischio.

Ora Valditara si trova di fronte a un bivio: cancellare il fondo previsto per “il merito”, indirizzando quei 300 milioni verso il contratto nazionale e adeguando gli stipendi, oppure andare allo scontro con i sindacati, che ritengono i fondi indispensabili, spiega Il Sole 24 Ore, per la firma dell’unica intesa degli anni 2019 - 2021 ancora lontana dal traguardo nel pubblico impiego non dirigenziale?

Parlando alla Camera nel giorno della fiducia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento al concetto di merito: «Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango sinceramente colpita». Nel suo discorso - durato più di un’ora - Meloni ha sottolineato che «diversi studi dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non premia il merito, perché quelle lacune non vengono colmate da nessuno».

In un Paese «non per giovani», in cui il governo Meloni intende lavorare sulla loro crescita, è necessario «lavorare sulla formazione scolastica, per lo più affidata all’abnegazione e al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche, motivazionali. Garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli, favorire la cultura di impresa».

Cosa farà Valditara per rispettare le promesse della leader di governo? Il contratto scuola, intanto, attende un rinnovo da 46 mesi, mentre ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, sanità, regioni ed enti locali l’hanno già agguantato: si tratta dell’unico contratto del pubblico impiego non ancora rinnovato. Una delle ultime mosse dell’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è stata spostare i 340 milioni destinati al “merito” sul rinnovo contrattuale, chiedendo un parere al ministero dell’Economia: il rinnovo del contratto scuola, tra i più onerosi per lo Stato, oggi vale 2,17 miliardi, senza considerare gli oltre 5 miliardi di arretrati che peseranno sulla spesa pubblica del prossimo anno. a oggi i 340 milioni sono ancora bloccati, perché la risposta del Mef tarda ad arrivare.

Il Sole 24 Ore parla di numerose “perplessità tecniche e politiche a questo cambio di destinazione delle risorse”, prima pensate per gli incentivi individuali e poi distribuite in modo indifferenziato. Le organizzazioni sindacali, tra cui l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, hanno riferito che la misura sta completando il suo iter ed è attualmente al Ministero dell’Economia.

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