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Dormi almeno 5 ore? La salute ringrazia

Secondo lo studio pubblicato su Plos Medicine, la breve durata del sonno comporta per gli ultracinquantenni un rischio maggiore di malattie croniche
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22 ottobre 2022 Aggiornato alle 20:00

Se hai più di cinquant’anni e dormi meno di cinque ore a notte, sarebbe meglio cambiare le tue abitudini notturne. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista statunitense Plos Medicine, questa tendenza potrebbe infatti esporre le persone a un rischio maggiore di sviluppare diverse malattie croniche, da quelle cardiache alla depressione, dal cancro al diabete.

Il gruppo di ricerca formato da Séverine Sabia, Aline Dugravot, Damien Léger, Celine Ben Hassen e Archana Singh-Manoux dell’Università di Parigi, e da Mika Kivimaki dell’University College di Londra, ha preso in esame circa 8.000 persone, dipendenti del servizio pubblico britannico di 50, 60 e 70 anni per un periodo medio di 25 anni. Alla fine dell’osservazione è stato rilevato che la breve durata del sonno sarebbe associata all’insorgenza di malattie croniche e alla multimorbidità, ovvero alla possibilità, per un unico paziente, di sviluppare due o più condizioni mediche a lungo termine.

Una delle autrici dello studio, Séverine Sabia, ha spiegato al Washington Post che «all’età di 50 anni, coloro che dormivano cinque ore o meno avevano il 30% di probabilità in più di ricevere una diagnosi di più malattie croniche nel corso del tempo, rispetto ai loro coetanei che dormivano sette ore». A 60 anni, la percentuale raggiungeva il 32%, a 70 anni il 40%. Lo sappiamo, le abitudini, l’esigenza e la qualità del sonno cambiano con l’avanzare dell’età, ma gli studiosi raccomandano di dormire dalle 7 alle 8 ore a notte.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, l’agenzia federale degli Stati Uniti che monitora la sanità pubblica americana, i bambini sotto l’anno di età possono avere bisogno di 16 ore di sonno al giorno, mentre agli adolescenti ne servono 10 e ad adulti e anziani 7 o più. «Ma non esiste un numero magico di ore di sonno che vada bene per tutti», ha dichiarato al Washington Post Neil Stanley, consulente del sonno. È necessario che ognuno cerchi le ore che ritiene più giuste per se stesso, considerando che un buon sonno «è essenziale per la salute fisica e mentale e le esigenze sono in qualche misura “geneticamente determinate” come l’altezza o il numero di scarpe».

Ma non basta preoccuparsi della durata, occorre considerare anche la qualità del sonno: «Il nostro cervello ha bisogno di entrare nella fase profonda, nota come sonno a onde lente. Questo favorisce i processi cognitivi come il consolidamento della memoria, la risoluzione dei problemi e l’eliminazione delle tossine che possono portare all’Alzheimer o alla demenza».

La ricercatrice Séverine Sabia ha posto l’accento anche sull’igiene del sonno: per favorire un riposo migliore, è necessario infatti adottare alcune buone abitudini. Tra queste, l’assicurarsi che la camera da letto sia silenziosa, buia e a una temperatura confortevole, eliminare i dispositivi elettronici ed evitare pasti abbondanti prima di dormire. «Anche l’attività fisica e l’esposizione alla luce durante il giorno possono favorire un buon sonno», ha aggiunto Sabia.

Lo studio, però, riconosce di avere alcuni limiti: è basato su dati auto-riferiti, alcuni soggetti hanno fatto riferimento ai tracker del sonno dei loro orologi da polso -, le persone prese in esame erano esclusivamente dipendenti pubblici, per lo più di Londra, appena il 32,5% erano donne e solo una piccola percentuale era non bianca.

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