Futuro

Usa: 2,8 miliardi per le batterie elettriche

La Casa Bianca punta a rivoluzionare il mercato della mobilità green e a contrastare l’avanzata della Cina, ma il settore deve ancora risolvere i problemi legati alla sostenibilità delle materie prime
Joe Biden con una cartella chiamata "Battery Event" dopo aver parlato della legge bipartisan sulle infrastrutture il 19 ottobre 2022
Joe Biden con una cartella chiamata "Battery Event" dopo aver parlato della legge bipartisan sulle infrastrutture il 19 ottobre 2022 Credit: EPA/MICHAEL REYNOLDS
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
24 ottobre 2022 Aggiornato alle 07:00

L’amministrazione di Joe Biden ha annunciato l’assegnazione di 2,8 miliardi di dollari in sovvenzioni per aumentare la produzione statunitense di batterie destinate al mercato dei veicoli elettrici e l’estrazione dei minerali utilizzati per realizzarle.

La mossa va nella direzione dichiarata di contrastare il mercato della Cina, che come ribadito dal presidente Xi Jinping nel corso del XX Congresso nazionale del partito comunista punta a investire sempre più nel mercato delle nuove tecnologie.

«La Cina attualmente controlla gran parte della catena di approvvigionamento di minerali critici – ha dichiarato la Casa Bianca – e la mancanza di capacità di estrazione, lavorazione e riciclaggio negli Stati Uniti potrebbe ostacolare lo sviluppo e l’adozione di veicoli elettrici, lasciando gli Stati Uniti dipendenti da catene di approvvigionamento estere inaffidabili».

I finanziamenti erogati dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti, secondo quanto riferisce Reuters saranno destinati a 20 società di produzione e trasformazione in almeno 12 Stati per lo sviluppo di batterie al litio, nichel e grafite.

Sembrerebbe una buona notizia sulla rotta della transizione ecologica, a patto di tener conto dell’impatto ambientale legato all’estrazione di queste materie prime. Come riporta uno studio del Consiglio internazionale per il trasporto pulito (Icct), circa la metà delle emissioni di una batteria proviene dall’elettricità utilizzata nel processo di produzione.

Le batterie elettriche, in altre parole, non sono ancora a emissioni zero, anche in ragione della difficoltà del loro smaltimento una volta arrivate a fine vita, e secondo la società di consulenza Roskill si tratta di emissioni destinate a triplicare entro il 2025 a causa della domanda crescente.

La società di ricerche Benchmark Mineral Intelligence stima che nel prossimo decennio potrebbero essere necessarie più di 300 nuove miniere per soddisfare la domanda di veicoli elettrici e batterie di accumulo.

Un paradosso, per superare il quale si sta esplorando la frontiera delle cosiddette batterie allo stato solido, un tipo di tecnologia – ancora molto costoso – che stando a uno studio commissionato da Transport & Environment (T&E) promette di ridurre l’impronta di carbonio del 24% e fino al 39% tenendo conto di possibili miglioramenti sull’intera catena di approvvigionamento.

«La tecnologia allo stato solido è un passo avanti perché la maggiore densità energetica delle batterie significa molti meno materiali, e quindi molte meno emissioni per la produzione», ha spiegato Cecilia Mattea, responsabile dei veicoli a zero emissioni presso T&E.

Biden, intanto, punta a far sì che entro il 2030 il 50% di tutti i nuovi veicoli venduti negli Stati Uniti siano modelli elettrici o ibridi plug-in, oltre a prevedere l’installazione di 500.000 nuove stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Si tratta tuttavia di un obiettivo volontario, non legalmente vincolante.

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