Diritti

Toto-ministri: il giallo delle Pari Opportunità

Meloni vorrebbe creare un unico dicastero senza portafogli con Affari giovanili e Sport, scorporando le deleghe alle Pari Opportunità e Famiglia. Intanto, continuano a circolare i nomi
I corazzieri durante il primo ciclo di consultazioni politiche formali per il nuovo governo al Quirinale, il 20 ottobre 2022.
I corazzieri durante il primo ciclo di consultazioni politiche formali per il nuovo governo al Quirinale, il 20 ottobre 2022. Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI
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20 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:15

Ogni giorno è una tempesta. Ma per Meloni il tempo stringe e la scelta dei ministri si fa sempre più pressante. Tanto che diversi quotidiani riportano l’intenzione della leader di FdI di non condividere tutti i nomi del futuro governo con gli alleati, ma solo col presidente della Repubblica. Un caos di scelte con in mezzo un giallo: quello del ministero delle Pari Opportunità.

Meloni avrebbe intenzione di scorporare le deleghe alle Pari Opportunità e Famiglia per creare un unico dicastero senza portafogli con Affari giovanili e Sport. Fino a oggi il ministro per le Pari opportunità era infatti a capo di un dicastero senza portafogli, ovvero di un dipartimento interno alla presidenza del Consiglio, reso però autonomo. Se l’ipotesi venisse confermata, l’attuale ministero delle Pari opportunità finirebbe accorpato con quello degli Affari giovanili, Sport e Pari Opportunità.

Ma sono anche altri i ministeri per cui Meloni e i suoi alleati continuano a passare notti insonni. Il ministero della Giustizia resta al centro di un braccio di ferro tra Berlusconi e la leader di FdI. «Ce lo deve, era negli accordi» lascia trapelare il fondatore di Forza Italia, ma Meloni punta tutto sul giurista Carlo Nordio a cui non sembra essere bastato un pranzo a casa di Berlusconi per convincere il leader di FI ad arrendersi. Nel frattempo per la candidata forzista Maria Elisabetta Casellati si fa sempre più reale l’ipotesi delle Riforme mentre alle Autonomie regionali dovrebbe andare il leghista Roberto Calderoli.

L’altro grattacapo che arriva da Forza Italia è quello del ministro degli Esteri. Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo, era dato per certo in questo ruolo. Ma le registrazioni di Berlusconi trapelate nei giorni scorsi rischiano di spazzare via tutto. Dalle opposizioni sono in molti a chiedere di non affidare la Farnesina a un forzista. E anche dentro FdI qualcuno si sta interrogando. Se così fosse, Adolfo Urso (FdI), finora dato per certo alla Difesa, potrebbe sostituire Tajani che resterebbe comunque vicepremier. Ma girano anche i nomi del diplomatico Giampiero Massolo e dell’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi.

Per la Difesa, oltre al già citato Urso, c’è anche il nome di Guido Crosetto nel caso in cui rifiutasse il ministero dello Sviluppo economico che gli è già stato offerto. Si parla poi di un possibile accorpamento del ministero della Famiglia con quello delle Disabilità che la Lega reclama per l’ex assessore lombarda, Alessandra Locatelli, ma FdI potrebbe invece affidare a Isabella Rauti. Se scorporato, il ministero della Famiglia potrebbe andare a Eugenia Roccella (FdI).

Il Carroccio si è invece arreso sul ministero degli Interni: andrà al prefetto di Roma Matteo Piantedosi mentre Salvini si “accontenterà” delle Infrastrutture e dell’incarico di vicepremier. La Lega ha rinunciato anche al ministero dell’Agricoltura che andrà a FdI. Dopo l’ipotesi di un tecnico, come Roberto Berutti, c’è anche il nome di Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera. O di Nello Musumeci, in lizza anche per il ministero del Sud.

I leghisti confermano invece il ministero dell’Economia per Giancarlo Giorgetti (anche se Meloni continua a sognare un tecnico) e l’Istruzione per Giuseppe Valditara. Mentre all’Università Berlusconi avrebbe indicato Gloria Saccani Jotti. A FdI andrebbero invece i Beni Culturali: tra i papabili l’ex componente del Cda Rai Giampaolo Rossi e lo storico Giordano Bruno Guerri. Alla Transizione ecologica dovrebbe andare l’azzurro Gilberto Pichetto Fratin, mentre agli Affari europei il nome di Raffaele Fitto (FdI) è dato per certo. Per il Turismo, invece, restano alte le quotazioni di Daniela Santanché.

Il quadro resta complicato e Meloni accelera. L’occasione di diventare la prima presidente del Consiglio donna nella storia italiana non capita spesso.

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