Futuro

Post Covid: com’è oggi la casa dei sogni?

CasaDoxa 2022, quinta edizione dell’Osservatorio nazionale sugli italiani e la casa, ha definito le caratteristiche dell’abitazione ideale. Più tecnologica, spaziosa e a risparmio energetico
Credit: Florian Boehm. Courtesy Vitra
Tempo di lettura 8 min lettura
28 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:00

Doxa è un’azienda italiana storica fondata nel 1946 che si occupa di ricerche di mercato e di opinione pubblica e dal 2018, con CasaDoxa, segue l’evoluzione degli italiani e della casa, che è molto cambiata negli ultimi anni. È un “osservatorio multisettoriale in grado di dare indicazioni sull’evoluzione della domanda in tutti i settori di business che insistono sul living”, come spiega Paola Caniglia, Partner & Head of BU Retail BVA DOXA, mentre presenta alcuni risultati del report annuale, CasaDoxa 2022.

Il primo dato interessante che emerge riguarda il 25% degli intervistati, intenzionato a cambiare casa entro i prossimi 4 anni; di questi metà dichiara inoltre che è stata l’esperienza del Covid ad alimentare questo desiderio. Subito emerge un aspetto di fondo che è comune a tutti i risultati: la volontà di migliorare la qualità della vita.

Vincenzo Albanese, presidente FIMAA MiLoMBb, collegio di agenti d’affari in mediazione, evidenzia che ormai è la persona al centro del vivere quotidiano. Aumenta il desiderio di una seconda “prima casa” perché il telelavoro permette dei week-end lunghi in zone che devono avere delle caratteristiche ben precise.

Una casa che sia nel raggio di 150 km dalla città principale, raggiungibile in 2/3 ore di auto, meglio ancora di treno; deve essere una casa digitale, che permetta di lavorare a distanza, e che sia facilmente controllabile da remoto e, soprattutto, che sia in contesti in cui ci si sente parte di una comunità; quindi, non vanno bene posti “mordi e fuggi” troppo turistici. Una seconda casa che non è un investimento ma che diventa un’estensione della casa per la famiglia.

Nuove abitudini

Emergono nuove abitudini “post Covid”: in primis è cambiato il rapporto con la tecnologia - basti pensare all’uso del personal computer e alla sua impennata di vendite oggi fortemente ridimensionata quando era il principale strumento per mettersi in comunicazione con il mondo fuori casa – la consapevolezza sulle scelte energetiche – tutti fanno più attenzione all’uso degli elettrodomestici che consumano di più - il tema della sostenibilità - oggi non è più un’opzione. Addirittura, emerge come ci sia la disponibilità ad acquistare prodotti in classe energetica migliore, magari non ancora esistenti: questo è ovviamente uno stimolo al mercato che momentaneamente offre prodotti che non soddisfano la domanda.

Oggi la “casa” è diventata un hub: un contenitore in cui il condominio offre servizi, e la nostra casa offre gli spazi personali. Albanese nella sua intervento parla anche di figure professionali scomparse che tornano: “oggi all’interno del condominio si cercano spazi per offrire servizi, come il portiere: un servizio necessario per ricevere i nostri pacchi ordinati online”, e magari consegnati in modo eco-friendly.

Il portiere, quindi, non è più un lusso ma un servizio che va ad ampliare le nostre nuove necessità, come quella di avere un terrazzo, che spinge del 12% la ricerca di nuove opportunità abitative, o di una camera in più, che arriva addirittura a un 36%, il che si traduce in una rivoluzione anche nel mondo dell’arredamento: più spazi e quindi più oggetti. Per avere lo spazio di cui necessitiamo, il 72% degli intervistati è disposto a una casa più grande anche se più lontana dal centro città.

Questo processo però è stato rallentato dagli eventi legati al conflitto in Ucraina che, unito a un insieme di fattori, sta portando l’inflazione con valori a due cifre: ne abbiamo consapevolezza quando andiamo a fare la spesa, e questo ci sta costringendo a cambiare le nostre abitudini alimentari.

L’introiezione della sostenibilità

Un aspetto positivo che emerge dalla ricerca è che «abbiamo introiettato il concetto di sostenibilità – dice Paola Caniglia – e questo è dovuto a tre fattori: comfort, razionalità e valorialità».

Si vogliono case più efficienti sotto il profilo energetico e, per farlo, il 50% degli intervistati è disposto a interventi per migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità della casa. 6 intervistati su 10 sono propensi nei confronti di soluzioni per l’approvvigionamento energetico come le comunità energetiche di quartiere o di condominio: un 67% lo farebbe per un risparmio in bolletta e un 49% per produrre in modo autonomo il proprio fabbisogno energetico.

Puntiamo certamente a un risparmio economico ma è l’evoluzione dei nostri valori che conduce al cambiamento, e abbiamo imparato con azioni concrete questa nuova consapevolezza. Agiamo in modo preventivo e attivo, rispetto all’indagine del 2021 un 18% in più dichiara ora di spegnere le luci quando esce da una stanza, un 24% in più fa lavatrici solo a pieno carico, e un 34% tiene riscaldamento al minimo e se necessario indossa una maglia in più.

Per essere sostenibili usiamo anche la tecnologia, e siamo più propensi a possedere oggetti smart, il 45% degli intervistati nel 2022 rispetto al 35% nel 2018, ma la propensione per questi oggetti non è uniformemente accettata da tutte le generazioni: il 58% fa parte della generazione Z (18-26 anni) e solo il 19% fa parte della generazione silver (più di 77 anni).

Ma smart non vuol dire digitale, infatti se parliamo di acquisti online l’83% dichiara di farne. La differenza è data nella semplicità, fare acquisti online non è difficile, né serve un manuale di istruzioni come per la casa domotica o per un oggetto smart. Facciamo tutti i tipi di acquisti online: infatti in casa trascorriamo il 68% del tempo in più con attività che prima facevamo altrove.

Oggi online possiamo acquistare da un divano a una bicicletta, ordinare tutto e decidere quando ci verrà consegnato, anche se anche in questo campo le novità sono molteplici. Infatti la nuova frontiera delle vendite online è il Q-commerce, la consegna rapida di beni, dove la Q sta per quick: tipicamente alimentari, ma anche medicine, sigarette o altro, che posso essere ordinati e, in meno di un’ora, e generalmente in un periodo compreso tra i 10 e i 15 minuti, vengono consegnati “on demand”.

Partendo quindi dalla casa, in cui passiamo sempre più tempo, si cerca di avere tutto vicino, raggiungibile in 15 minuti a piedi, e diventa sempre più importante quello che attorno come i trasporti pubblici, il verde e i parchi pubblici (segnano l’incremento di importanza più rilevante: +33%), i negozi di prossimità, bar ristoranti, teatri e cinema. Ma soprattutto si segnala un’inversione di tendenza nell’importanza attribuita alla vicinanza della casa al lavoro, un indice sempre meno importante dal 2018, che quest’anno inverte la tendenza e torna importante per il 51% degli intervistati: si è passati da avere la casa vicino al lavoro, ad avere il lavoro vicino casa.

La progettualità del buon vivere

1) Una rivoluzione digitale: il digitale è entrato nelle nostre vite e nelle nostre case e abbiamo scoperto che ci offre tantissime possibilità;

2) Una diversa concezione del tempo: sono cambiati i nostri ritmi e le modalità con cui svolgiamo le attività de nostro quotidiano cercando di guadagnare tempo per noi;

3) Una crescente avversione allo spreco: non vogliamo sprecare energia per alimentare la casa, non vogliamo sprecare il nostro tempo per attività a cui siamo costretti in modo routinario o per spostamenti eccessivi;

4) Un desiderio di avere tutto a portata di mano, vicino la nostra “casa” che assume una dimensione più grande che ingloba anche i servizi offerti dal condominio o dal quartiere.

Il lavoro, quindi, entra nel cerchio della prossimità, nel “cerchio ideale” dei 15 minuti, lo spazio legato a questo tempo vitale: questo è il fondamentale cambiamento che emerge da questa relazione. “Si sta manifestando una nuova progettualità esistenziale”, continua Caniglia, che punta ad arrivare a una progettualità del buon vivere.

Gli ingredienti per arrivare al benessere, spiega Monica Bernardi, Professoressa di sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università Bicocca di Milano, sono di tipo metodologico ed esperienziali. Negli ingredienti metodologici ci sono l’importanza del tempo e la velocità negli spostamenti ma anche “la crescente attenzione ambientale che è oggi una variabile che integriamo nelle nostre abitudini. Vogliamo ridurre il nostro impatto con nuovi stili di consumo: impattare di meno e riciclare di più”.

A questi si affiancano ingredienti esperienziali: “siamo alla ricerca di soluzioni con un approccio comunitario collettivo che diventa poi benessere del Paese, lampante è l’esempio delle comunità energetiche; l’uso trasversale delle tecnologie che se sono semplici sono anche facili da interiorizzare”; continua la Professoressa Bernardi.

La società che cambia diventa liquida, per dirla alla Bauman, e la casa è una ricetta fatta dall’unione di tutti questi ingredienti che stanno cambiando il modo in cui viviamo lo spazio multilivello, Un primo livello è la nostra casa, con le nostre stanze intime; un secondo livello, che inizia sullo zerbino davanti la porta di casa e che si sta sempre più arricchendo di servizi, come l’asilo condominiale, lo spazio per i pacchi ordinati e magari anche la palestra condominiale; e un terzo livello nella strada fuori dal condominio e dal cancello di casa.

Qui, nella città che cambia grazie a interventi di “agopuntura urbana”, con la creazione di spazi di micro-socialità in cui incontrarsi, come piccole piazze, si viene a creare la città ideale dei 15 minuti.

Leggi anche
Ambiente
di Elisabetta Ambrosi 4 min lettura
Gli edifici realizzati con materiali derivati dal riso sono a impatto zero.
bioedilizia
di Maria Michela D'Alessandro 2 min lettura