Futuro

Francia e Italia: no allo scudo aereo Nato

I ministri di 14 Paesi dell’Alleanza atlantica, insieme alla Finlandia, hanno firmato una lettera di intenti per rafforzare la difesa antimissilistica europea. Ma Roma e Parigi si sfilano, disponendo di altri sistemi di difesa
Credit: Carsten Koall/ Dpa
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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20 ottobre 2022 Aggiornato alle 16:00

Uno scudo aereo per difendere i Paesi Nato dell’area europea. È la European Sky Shield Initiative (Essi) lanciata la scorsa settimana dai ministri della Difesa di 14 Paesi Nato, insieme alla Finlandia, riuniti a Bruxelles dove hanno firmato una lettera d’intenti nel merito del progetto.

L’iniziativa, promossa in prima linea dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, punta a creare un sistema europeo di difesa aerea e missilistica attraverso l’acquisizione comune di apparecchiature e rafforzerà la difesa missilistica integrata della Nato, si legge in una nota dell’Alleanza atlantica.

«Questo impegno oggi è ancora più importante, poiché assistiamo agli attacchi missilistici spietati e indiscriminati della Russia in Ucraina, che uccidono civili e distruggono infrastrutture critiche. In questo contesto, accolgo con favore la leadership tedesca nel lancio dell’iniziativa European Sky Shield», ha dichiarato il vice segretario generale della Nato Mircea Geoana.

«Le nuove risorse, completamente interoperabili e perfettamente integrate nella difesa aerea e missilistica della Nato – ha aggiunto – miglioreranno significativamente la nostra capacità di difendere l’Alleanza da tutte le minacce aeree e missilistiche».

I Paesi firmatari sono Belgio, Bulgaria, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Romania, Regno Unito e Ungheria. Tra gli Stati che al momento non hanno aderito anche Italia, Francia, Polonia, Spagna e Grecia.

Se Varsavia, unica assente del gruppo di Visegrád, ha all’attivo partnership bilaterali con Stati Uniti e Regno Unito per programmi di difesa aerea a corto e medio raggio, Parigi e Roma hanno collaborato a un sistema di difesa aerea terra-aria noto come Mamba.

Italia e Francia, insieme a Germania, Spagna, Olanda e Finlandia, sono anche parte anche del progetto Twister (Timely warning and Interception with space-based theater surveillance) finanziato con i fondi europei per la difesa che dovrebbe essere implementato entro il 2030.

Continua, intanto, la minaccia nucleare da parte di Vladimir Putin. Secondo quanto riferito a inizio ottobre dal Times, la Nato avrebbe inviato ai suoi Stati membri un’informativa in merito a una possibile test atomico di Mosca nel Mar Nero. Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov smentisce l’allarme, definendola frutto della «retorica nucleare dei media e dei politici occidentali» a cui la Russia non intende prendere parte.

«La Russia non ha motivo di utilizzare armi nucleari tattiche», ha ribadito l’ambasciatore russo in Francia, Alexei Meshkov. «Nella dottrina russa – ha aggiunto – ci sono soltanto due motivi per i quali noi potremmo utilizzare armi nucleari: un attacco con armi nucleari contro la Russia o i suoi alleati, o un attacco con armi convenzionali che metta in pericolo la nostra stessa esistenza».

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