I-Tech Innovation 2022: la call che sostiene le startup science tech

“Ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia”, ha scritto Arthur Schopenhauer. Per le startup siamo entrati decisamente nella terza.
Dalla fase ingenua e un po’ naive delle prime imprese innovative a quella di contestazione, oggi stiamo entrando nella piena accettazione, come forza che spinge in avanti l’innovazione, la società e il lavoro. Le iniziative, gli eventi, i fondi e i progetti che riguardano il mondo delle startup si accavallano ogni giorno. In questi giorni, per esempio, sta entrando nella fase operativa il progetto I-Tech Innovation 2022, la “call for startup” lanciata da Fondazione Golinelli e Crif per individuare progetti promettenti nei settori Life Sciences/Digital Health, Fintech/Insurtech, FoodTech/Agritech, Social Impact e Artificial Intelligence.
Nel corso dei mesi sono arrivati all’attenzione della Fondazione e di Crif 240 candidature e il comitato tecnico del programma ne ha selezionate 10, su cui saranno investiti oltre 1,5 milioni di euro. I team saranno coinvolti in G-force, programma di accelerazione di G-Factor, l’incubatore-acceleratore di Fondazione Golinelli. L’obiettivo è investire nelle potenzialità di nuove generazioni di imprenditori, per incoraggiare l’ecosistema dell’innovazione italiano.
Tra queste c’è Aequip nel settore biomedicale. Nata nel 2016 al politecnico di Torino, sta sviluppando una nuova tecnologia finalizzata a migliorare la lettura dei vetrini istologici, necessari per la diagnosi di tumori, incrociando matematica, intelligenza artificiale e deep learning che permette di ottimizzare le immagini dei tessuti all’interno dei vetrini e, dunque, migliorare la percentuale di diagnosi corretta.
Sempre nel settore biomedicale sono state selezionate Docunque, che ha realizzato un gestionale per i medici, e UCme Bioscience srl, spin-off dell’università degli studi di Siena, che sta sviluppando un anticorpo anti angiogenetico per la cura delle retinopatie. Ancora, Justep con il suo prototipo di bastone per ciechi e persone ipovedenti basato su intelligenza artificiale.
Notarify, invece, utilizza la blockchain per certificare i contratti e i documenti: questo sistema mette i dati e i certificati al riparo dal rischio di furto e di corruttibilità. Sempre nel settore dei dati opera Mopso, che ha sviluppato un algoritmo e una dashboard per aiutare le banche a combattere il riciclaggio di denaro
Nel campo agritech è stata selezionata Agrobit, startup che opera nel campo dell’agricoltura di precisione: attraverso sensori, app e una dashboard di analisi dati, permette agli agricoltori di monitorare lo stato di salute delle proprie coltivazioni, analizzando parametri vitali (come il colore delle foglie e lo spessore del fusto). L’obiettivo è mettere a disposizione dell’imprenditore agricolo strumenti digitali, di precisione. In ambito Welfare è stata selezionata Heaple che agevola le strutture che si occupano di cura delle persone con deficit cognitivo.
Nel settore industria 4.0, invece, è stata scelta AdapTronics, che ha sviluppato una tecnologia per migliorare la presa di oggetti da parte di robot. Oggi quando pensiamo a queste macchine antropomorfe, solitamente ci concentriamo sul volto: ma la verità è che è la mano il tratto più umano. L’altra selezionata è Astreo che sviluppa tecnologie per l’internet of things.
Le startup italiane hanno un approccio pragmatico, tendenzialmente B2B (business-to-business) e si propongono di migliorare ciò che già esiste. Nel Bel Paese - e in un certo senso in tutta Europa - sta nascendo una nuova dottrina dell’innovazione, più organica e soft, basata su aggiustamenti e perfezionamenti progressivi, piuttosto che ribaltamenti dell’esistente.
È il momento di prendere atto che il mondo delle startup italiane ha oggi finalmente una sua identità.