Diritti

La Germania vuole aiutare gli afghani “a rischio”

Giornalisti, scienziati, attivisti politici. Il governo tedesco ha lanciato un programma per accogliere ogni mese circa 1.000 persone “vulnerabili” a causa del loro lavoro, genere, orientamento sessuale o religione
Rifugiati in viaggio verso la Germania, Gyekenyes, Ungheria, 10/6/2015
Rifugiati in viaggio verso la Germania, Gyekenyes, Ungheria, 10/6/2015 Credit: Istvan Csak / Shutterstock
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

La Germania accoglierà 1.000 afghani al mese per dare loro «un po’ di casa e la possibilità di una vita libera, autodeterminata e sicura»: lo ha dichiarato la ministra degli esteri Annalena Baerbock presentando il piano lanciato dal governo tedesco per continuare a sostenere il popolo afghano anche dopo che il regime de facto dei talebani ha preso il potere a metà agosto 2021.

Dal 15 agosto dell’anno scorso la Germania ha accolto quasi 26.000 rifugiati provenienti dall’Afghanistan, tra cui ex dipendenti locali, persone particolarmente vulnerabili e i loro familiari. Il governo tedesco ha avviato il nuovo programma per dare ospitalità alle persone più a rischio che si trovano ancora nel Paese: “Il piano è di accettare ogni mese circa 1.000 afghani”, spiegano sul sito ufficiale del Ministero federale degli affari esteri, che ha elaborato il disegno insieme al Ministero federale dell’interno e delle comunità, il Ministero federale della cooperazione e dello sviluppo economico e le organizzazioni della società civile. Fa parte di un accordo tra i partiti al governo, formato dalla coalizione “semaforo” che unisce i socialdemocratici, i liberali e i verdi.

Il governo federale prevede di portare avanti il programma durante l’attuale legislatura, quindi fino a settembre 2025. Ma, aggiunge in una nota, “occorre anche tenere conto della capacità di assorbimento e integrazione della Germania”. Finora il Paese ha dato l’ok per ammettere circa 38.100 afghani (più o meno 1.000 persone al mese): tra questi, 24.500 ex dipendenti locali e altri 13.600 afgani vulnerabili, compresi i familiari idonei. “Più di due terzi (i 26.000 già citati, ndr) sono già entrati in Germania”. Il governo federale li ha selezionati grazie all’aiuto di agenzie autorizzate e organizzazioni della società civile.

Uno dei requisiti fondamentali per essere presi in considerazione è vivere in Afghanistan ed essere “a rischio”: ma cosa significa? Il governo fa riferimento a quelle persone che, a causa del loro impegno “per un Afghanistan democratico, per le donne e per i diritti umani”, sono particolarmente vulnerabili. Si tratta di giornalisti, scienziati, attivisti politici, cittadini e cittadine in pericolo “per il loro lavoro nella sfera della cultura, dello sport o del mondo accademico”, ha spiegato la ministra dell’Interno Nancy Faeser in una nota. La categoria include anche le persone perseguitate per il loro genere, orientamento sessuale o identità di genere, o per la loro religione.

Il governo specifica che “all’inizio l’attenzione si concentrerà sulle persone su cui le organizzazioni partecipanti hanno già informazioni. Il piano è di rendere possibili nuove registrazioni in una fase successiva del programma”. Quindi, al momento, non è ancora possibile richiedere individualmente di lasciare il Paese. Una volta selezionati, gli afghani riceveranno assistenza per raggiungere la Germania e otterranno il visto e il supporto per il proseguimento del viaggio dai Paesi limitrofi. “Le missioni diplomatiche cercano di espletare le procedure in tempi rapidi”, spiega il governo. Una volta arrivati, gli afghani potranno lavorare, ma il loro permesso di soggiorno sarà inizialmente limitato a tre anni.

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