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Perché Piombino non vuole il rigassificatore?

Sono contrari il sindaco e i cittadini, che il 20 ottobre scenderanno in strada per protestare. Ma qual è il motivo del loro “no”?
Il presidente della Toscana Eugenio Giani il 23 settembre 2022 durante l'evento conclusivo della campagna elettorale per le elezioni
Il presidente della Toscana Eugenio Giani il 23 settembre 2022 durante l'evento conclusivo della campagna elettorale per le elezioni Credit: Vincenzo Nuzzolese/SOPA Images via ZUMA Press Wire

La città di Piombino non vuole il rigassificatore. Non lo vuole il sindaco, Francesco Ferrari, non lo vogliono i comitati che si sono creati sul territorio e che da settimane protestano contro l’impianto. «Il futuro governo - ha detto il primo cittadino a margine della Conferenza dei servizi a Firenze di qualche giorno fa - dovrebbe essere investito della decisione sul rigassificatore che è stata presa da quello precedente. Noi solleviamo questioni tecniche, non politiche, cui Snam oggi non ha dato risposta: le nostre preoccupazioni non sono per il colore della nave che arriverà in porto, ma per la sicurezza di chi in porto ci lavora, per quella dei milioni di turisti che salgono sui traghetti, per la salute pubblica».

A sostegno del sindaco, come detto, tanti comitati cittadini che hanno indetto una manifestazione per il 20 ottobre nel giorno in cui la Conferenza dei Servizi sarà di nuovo riunita. Hanno fatto sentire la propria voce già in estate, per protestare contro un impianto che il governo ritiene invece necessario per affrontare le problematiche legate al gas nel nostro Paese, conseguenza della guerra in Ucraina e della crisi tra la Russia e gran parte dell’Occidente.

Ma perché a Piombino non vogliono il rigassificatore? Intanto è bene capire come sarebbe disposto.

Al momento è previsto un terminale che possa stoccare e rigassificare il gas naturale piazzando una nave in prossimità dell’area portuale. La struttura riceverebbe il gas dalle altre metaniere per poi rigassificarle e immetterlo nella rete nazionale. Snam, se ne avrà la possibilità, destinerà alla Toscana la Golar Tundra, che ha una capacità di stoccaggio di 170.000 metri e può rigassificare 5 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Un contributo enorme per dare gas all’Italia. Per contro, un rischio per la stabilità naturale.

Il sistema Fsru (Floating Storage and Regasification Units) funziona in un modo per cui contemporaneamente al liquido trasportato viene scaricata in mare un’acqua una certa quantità di cloro, il che significa impattare pesantemente sulla vita dei pesci e, secondo Alessandro Dervishi (ex presidente del Comitato di Salute Pubblica della Val di Cornia), anche su quella degli umani.

Come verrà utilizzato il rigassificatore di Piombino?

Nelle intenzioni, il rigassificatore rimarrebbe in mare per 3 anni per poi essere ricollocato, sebbene non sia stato deciso dove. Anche questo è uno dei timori della popolazione, che è già da tempo al centro di tante polemiche per le bonifiche promesse (e mai attuate) dallo Stato dopo la chiusura delle acciaierie, per anni un simbolo della città. Le ultime dichiarazioni del presidente regionale Eugenio Giani fanno pensare che la via è tracciata, non tanto per l’impianto di Piombino quanto per l’installazione in generale di nuovi rigassificatori.

«I documenti che mi vengono forniti, anche nella logica delle osservazioni e della controdeduzione di Snam, sono positivi e incoraggianti – ha dichiarato Giani, nominato commissario per la realizzazione dell’impianto - Alla riunione del 13 ottobre hanno partecipato rappresentanti di 12 ministeri che hanno detto tutti sì, pur formulando delle loro prescrizioni. Vorrei arrivare, quindi, a comporre questo puzzle. Poi, una volta che questo puzzle mi consentirà di formulare l’autorizzazione, chi vorrà potrà fare ricorso, come consentito dalle leggi».

E il ricorso ci sarà a sentire i Comitati. Lo hanno annunciato i rappresentanti di Liberi insieme per la salute, intenzionati a richiedere al Consiglio Comunale di Piombino un ordine del giorno che preveda un ricorso al Tar nel caso in cui dovesse arrivare l’ok da parte dell’ente regionale. Loro, insieme a Comitato Salute pubblica, La Piazza e Gazebo 8 giugno, riempiranno la piazza il prossimo 20 ottobre.

Rigassificatore: le misure di compensazione per Piombino

Il fronte del “no” un primo risultato lo ha già ottenuto: quello di evitare che la struttura venisse piazzata nel Golfo di Follonica, dove è presente un insediamento di acquacoltura tra i più importanti d’Italia, dove sembra ormai certo che non ci sarà alcun impianto offshore.

Piombino, invece, è ancora una possibilità, tanto che si stanno trattando tutta una serie di condizioni per far “digerire” la misura a chi ne riceverà le conseguenze negative. Si parla di sconti in bolletta del 50% per le imprese e i cittadini finché la nave sarà in mare e di altre compensazioni, come la costruzione della strada 398, le bonifiche alle acciaierie. Ma non sono misure che, finora, hanno fatto arretrare la parte contraria della popolazione e della politica locale.

Quel che più preoccupa, a livello di ripercussioni, è infatti ciò che sarà per la salute dei cittadini. «Le compensazioni possono far fronte a problematiche di natura economica, ma non alla sicurezza e all’incolumità pubblica», ha ribadito il sindaco Ferrari.

Rigassificatore di Piombino: cosa dice il fronte dei favorevoli?

A sostenere il “sì”, però, ci sono non sono Snam ma anche il governo da poco uscito di scena, rappresentato da Roberto Cingolani alla Transizione ecologica.

Secondo il ministro è «urgentissimo che dall’inizio dell’anno prossimo ci sia almeno il primo rigassificatore, quello di Piombino». Poco cambierà con il passaggio di consegne al centrodestra e al partito di maggioranza Fratelli d’Italia, di cui pure fa parte il primo cittadino Ferrari: Giorgia Meloni ha infatti parlato di compensazioni per la città, ma non della possibilità che si escluda la destinazione toscana dalle papabili.

«È un’eredità che lascio - ha detto qualche giorno fa Cingolani - e spero che tutti si rendano conto che la sicurezza energetica nazionale dipende da quello. Se abbiamo il Gnl (Gas naturale liquefatto, ndr) e abbiamo la nave e non saremo in grado di utilizzarlo, sarà un vero e proprio suicido; qualcuno dovrà prendersi la responsabilità».

Nel caso specifico, il rischio che viene sbandierato è quello di non arrivare a essere indipendenti dalla Russia.

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