Diritti

Biden: «gli iraniani esercitano i propri diritti»

Per il governo di Teheran non c’è alcun collegamento tra le rivolte e l’incendio nel carcere di Evin. Al riguardo, è intervenuto anche il presidente Usa, chiedendo di «porre fine alla violenza contro i cittadini»
I danni alla prigione di Evin dopo l'incendio
I danni alla prigione di Evin dopo l'incendio Credit: Koosha Mahshid Falahi/Mizan News Agency/Associated Press
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18 ottobre 2022 Aggiornato alle 20:50

Dopo 5 settimane di violenze, non accennano a placarsi le rivolte contro il regime degli Ayatollah iraniani, innescate dalla morte della 22enne curda Mahsa (Zhina) Amini, arrestata il 13 settembre dalla polizia morale e successivamente deceduta in custodia.

Mentre gli scontri continuano a dilagare in tutto il Paese, un’oscura strage è avvenuta nella serata di sabato 15 ottobre nella prigione di Evin, dove vengono reclusi soprattutto attivisti politici, dissidenti, studenti e molti di coloro che si sono ribellati nelle ultime settimane.

Riguardo il sistema carcerario, più volte sono stati denunciati i continui abusi dei diritti umani, come descritto dall’ex prigioniero Anoosheh Ashoori: «La chiamavo la valle dell’inferno, quindi puoi immaginare che la situazione sia davvero oscura. L’assistenza medica è prossima allo zero. Si vive con cimici, scarafaggi, topi, o come vuoi chiamarli».

All’interno del complesso sarebbe stato innescato un incendio di grandi proporzioni, con 8 detenuti morti e 61 rimaste intossicate. Secondo il governo iraniano, sarebbe stato causato da una lotta fra i detenuti e i fatti non avrebbero alcun collegamento con le proteste: «I funzionari qui affermano che ci sono stati scontri tra i prigionieri e che alcuni di quei prigionieri hanno appiccato il fuoco nel magazzino, nel laboratorio di cucito della prigione», ha dichiarato il giornalista di Al Jazeera Resul Sardar, basandosi su una dichiarazione del governatore di Teheran Mohsen Mansouri.

Ma, allo stesso tempo, diversi testimoni hanno sentito numerosi colpi da fuoco e urla e alcuni giornalisti e attivisti hanno accusato il governo iraniano di aver dato il via al massacro.

Al riguardo, è intervenuto (duramente) anche presidente Joe Biden che ha chiesto al regime iraniano di «porre fine alla violenza contro i propri cittadini che stanno esercitando i loro diritti fondamentali». Ciò ha suscitato le immediate ire del presidente in carica Ebrahim Raisi, il quale ha affermato che Biden sta seminando «il caos, il terrore e la distruzione… (e) dovrebbero essere ricordate le eterne parole del fondatore della Repubblica islamica che ha chiamato l’America il grande satana», citando l’Ayatollah Ruhollah Khomeini.

Numerose preoccupazioni sono sorte anche in Italia, essendo detenuta nel carcere di Evin Alessia Piperno, la giovane arrestata dalle autorità iraniane alla fine di settembre. Ma la Farnesina per il momento ha confermato che sta bene e non corre pericoli.

Nel frattempo la rivolta degli iraniani prosegue nelle principali città del Paese, nonostante la dura repressione del governo che, secondo l’Iranian activist news agency (Hrana) ha provocato fino a oggi 240 morti e 8.000 arresti in 111 città.

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