Ambiente

Proteggiamo il Panda, ma anche il Pando

Solo un approccio di tutela e rispetto generale di tutte le forme di vita, vegetale e animale, salverà il pianeta. E noi
Credit: DIANE COOK AND LEN JENSHEL, NATIONAL GEOGRAPHIC CREATIVE
Tempo di lettura 4 min lettura
19 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Nella scala valoriale degli esseri umani spesso il grado di affezione e di rispetto è dato dalla somiglianza alla propria specie e ai relativi comportamenti.

L’uomo apprezza gli antropomorfi, i mammiferi e poi gli esseri viventi nei quali vede, o crede di vedere, riflesse le proprie qualità migliori.

Quante volte avrete sentito dire di un animale: “guarda sembra proprio umano” o “è meglio di un uomo”, spesso attribuendo significati che vanno, con buona probabilità, oltre l’intenzione dell’essere in questione, come nel caso del video che circola su Instagram nel quale un’oca si bagna il becco, in una vasca piena di pesci, per meglio ingollare le farine secche dategli dall’uomo e molti gli attribuiscono la volontà di nutrire i pesci nella vasca.

Il comportamento in sé è comprensibile, mi accosto a quel che mi sembra più simile a me, dall’altro pone un tema di miopia e forse di ipocrisia.

Gli esseri viventi dovrebbero avere tutti rispetto e senza atteggiamenti utilitaristici.

Il mio non è un invito al veganesimo o al fruttarianesimo, ma solo alla coerenza.

Così se sei carnivoro forse non dovresti creare una scala degli animali che si possono mangiare in relazione alla simpatia, ma solo sulla base dell’impatto sull’ambiente e alla tua salute (evitando in ogni caso inutili crudeltà), e se sei vegano e sostenitore dei cibi biologici non pensare che stai salvando l’ambiente, dovresti chiederti quale sia l’impatto delle tue scelte nel piatto ogni volta che consumi specie che sono in via di estinzione o che sono la prima causa di disboscamento con perdita della biodiversità: non solo biodiversità animale ma anche vegetale.

Tutti apprezzano infatti l’avocado e la soia, ma non tutti però si pongono il problema di quali siano poi gli effetti delle relative monocolture sull’ambiente; così come coloro, che apprezzano il cibo biologico, spesso non considerano l’effettiva capacità delle coltivazioni biologiche di supplire al fabbisogno di tutti gli abitanti della terra (così creando un’altra volta ancora gerarchie, questa volta all’interno del genere umano).

E qui vengo al punto, l’approccio generale è volto alla tutela degli animali, secondo poi una singolare scala di valori (i mammiferi sì, i pesci e i molluschi forse perché magari non urlano la loro sofferenza anche se sono esseri senzienti, gli insetti no se non sono lucciole o farfalle, i rettili forse), considerando spesso poi la necessità di preservare la biodiversità vegetale solo in chiave strumentale alla protezione della fauna.

Così sosteniamo gli alberi solo per l’assorbimento della CO2, tanto che ormai va bene piantare alberi di qualsiasi specie e ovunque senza chiedersi quale sia l’impatto sulle specie vegetali preesistenti: come se l’ambiente e la natura non fossero un tutt’uno.

Vengo allora a rappresentare la mia proposta la cui idea è sorta leggendo di Pando, la foresta millenaria nello stato americano dello Utah costituita da una sola specie, il Pioppo tremulo americano, che si riproduce per via vegetativa, anziché con il seme, e la cui esistenza è minacciata, oltre che dal cambiamento climatico, dall’aumento della popolazione animale erbivora (nella specie i cervi mulo e gli alci), ormai non più limitata dalla presenza di carnivori allontanati dall’uomo perché incompatibili con la sua esistenza.

In questo caso, a dispetto dei paradigmi umani così bene rappresentati dalle storie fantasy, per una volta Bambi assurge alla posizione dell’Orco che uccide uno degli organismi più antichi della terra e puma, lupi e orsi a quella degli elfi che salvaguardano la foresta come nelle storie di Tolkien.

Una foresta considerata il più pesante organismo vivente sulla Terra perché tutti gli alberi in realtà sono germinazioni (chiamate polloni) delle radici del primo albero e quindi tutti collegati insieme essendo un solo organismo vivente. Un organismo la cui nascita alcuni datano a 80.000 anni fa, altri a 12.00/14.000 e altri ancora a solo 1.000 (un arco temporale enorme in ogni caso).

Pando deriva dal latino e vuole dire “mi espando”.

Credo che una tale creatura debba essere protetta a prescindere dalla CO2 che assorbe e dalle specie animali che ospita.

Assume dignità per sé e non in funzione di: questo dovrebbe essere l’approccio con tutti gli esseri viventi, senza creare scale valoriali di protezione che escludano specie e ne favoriscano altre.

Ecco quindi la mia proposta e invito: quando pensiamo alla natura e alle specie a rischio di estinzione, non pensiamo solo agli animali ma a tutte le specie viventi, non creiamo gerarchie tra di esse e avviciniamo al Panda l’immagine di Pando, solo un approccio totale alla vita potrà salvare il pianeta.

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