Diritti

La violenza online è violenza

Un progetto pensato per combattere il cyberstalking e la violenza online porta alla luce la continuità fra ogni forma di violenza di genere
Credit: Devn/ Unsplash
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19 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

L’algoritmo di Spotify ha fatto anche cose buone. Per esempio, qualche giorno fa mi ha consigliato un podcast del Guardian, “Can I Tell You a Secret?”. È la storia di Matthew Hardy, che per un decennio ha terrorizzato decine di ragazze e donne, prima nel suo piccolo paese dell’Inghilterra, e successivamente scegliendole fra quelle che vedeva online.

Hardy era uno stalker seriale: contattava le sue vittime con identità false, si insinuava nelle loro reti sociali spargendo pettegolezzi e dicerie sul loro conto, cercava di distruggere la loro fiducia in sé stesse, si spacciava per loro con colleghi, capi e persone appartenenti alla loro cerchia estesa di amicizie, le minacciava e le pedinava.

Hardy è stato condannato a nove anni, poi ridotti a otto, ed è tuttora in carcere.

La sua è una pena esemplare, molto più lunga di quella normalmente comminata per lo stesso reato.

Quella storia, e l’angoscia che mi ha causato ascoltarla (perché è difficile non provare angoscia, specie se si ha esperienza di quel genere di persecuzione) mi sono tornate in mente quando ho appreso dell’esistenza del progetto europeo DeStalk, pensato per combattere quello che chiamiamo, forse impropriamente, “cyberstalking”, differenziandolo dallo stalking fisico.

Chi l’ha vissuto – e le vittime di Hardy sono molto chiare nel raccontarlo – sa come fra le due cose ci sia una sostanziale continuità. La rete e i social hanno dato agli stalker nuovi strumenti per perseguitare le loro vittime, che sono a stragrande maggioranza donne, ma non hanno certo inventato quella persecuzione. Come riportato sul sito di DeStalk, in Europa una donna su 10 ha subito violenza online a partire dai 15 anni, e il 20% delle giovani donne subisce molestie sessuali online.

Il 70% delle donne vittime di cyberstalking ha subito anche violenza fisica o sessuale dal partner o ex partner. Il 71% degli autori di violenza domestica controlla il computer della partner e il 54% ne traccia il telefono cellulare tramite software specifici per lo stalking. L’uso di stalkerware per tracciare i dispositivi mobili sta crescendo in modo esponenziale, e i Paesi più colpiti in Europa sono la Germania, l’Italia e la Francia.

Non è possibile separare il comportamento online da quello nel mondo fisico, quindi, perché le nostre vite si svolgono su più piani contemporaneamente, e il nostro spazio privato online può essere invaso in modo da limitare la nostra libertà di movimento, controllare i nostri spostamenti e farci sentire costantemente minacciate. E come ogni altra forma di violenza contro le donne, anche questa viene considerata un’inevitabilità: succede, come un fenomeno atmosferico. Le responsabilità degli uomini, sia per quanto riguarda le loro scelte personali sia per l’educazione che impartiscono ai loro figli, non vengono mai chiamate in causa.

Non si parla di autocoscienza maschile, non si parla di prevenzione.

Non si parla mai di quello che gli uomini dovrebbero cominciare a fare come collettività per cambiare il modo in cui si rapportano con le donne e con il mondo.

Tutto viene, inevitabilmente, scaricato su chi si deve difendere, su chi deve intervenire quando il danno è già fatto, quando la violenza è già avvenuta. Sarebbe già qualcosa, e lo dico con sincerità, che le forze dell’ordine fossero formate sul tema: la storia di Matthew Hardy è esemplare anche perché, come praticamente tutte le storie di violenza maschile sulle donne, è anche a causa della leggerezza della polizia locale se Hardy ha potuto continuare a perseguitare le sue vittime senza conseguenze.

Servirebbe formazione, sì, ma non solo per difendere: anche per prevenire. Educazione sentimentale, emotiva, relazionale. Una ridiscussione radicale dei rapporti.

Lo diciamo da una vita: delegare alle famiglie non fa che perpetuare la violenza, perché i comportamenti violenti e la sopraffazione sono appresi, non naturali, non istintivi e nemmeno frutto di improvvisa devianza. Su questo bisogna cominciare ad agire, subito, perché i danni fatti sono difficili da riparare, se non proprio impossibili.

DeStalk organizza un seminario gratuito sulla violenza online, che si tiene il 22 ottobre dalle 10.00 alle 12.30. Ci si iscrive qui.

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