Ambiente

Come sta la biodiversità?

Ha provato a rispondere il WWF con il Living Planet Report 2022, ma i dati non sono rassicuranti. Per questo, l’organizzazione suggerisce anche come provare a invertire la rotta
Credit: David Clode/unsplash
Tempo di lettura 4 min lettura
18 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:00

Il Living Planet Report del WWF è una delle analisi più complete sullo stato della biodiversità globale: pubblicato ogni 2 anni, l’ultima edizione è stata diffusa la scorsa settimana. Come sta, quindi, la natura intorno a noi?

Il WWF, insieme alla Zoological Society of London (Zsl), ha raccolto i dati di circa 32.000 popolazioni di 5.230 specie, gettando luce sulle fragilità e le urgenze di cui soffre oggi la biodiversità globale. Il tempo per rimettere in equilibrio la natura e restituirle l’armonia che le abbiamo tolto sta finendo e quello con il mondo naturale è un legame da ricucire il più in fretta possibile: solo riconoscendoci in ogni singola foglia o animale possiamo mettere in atto le trasformazioni che gli autori del report definiscono “un piano che possa unire il mondo in questa sfida esistenziale. Un piano che sia deciso globalmente e attuato localmente”.

Capitolo 1: biodiversità e cambiamento climatico

Diviso in 3 capitoli principali, la ricerca affronta come prima tematica la delicata relazione tra perdita di biodiversità e cambiamento climatico, lanciando un messaggio chiaro: finché le due questioni saranno gestite come problematiche separate, nessuna delle due verrà risolta. Se l’aumentare della temperatura globale non verrà limitata a 1.5°C, la principale causa della perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici sarà proprio il cambiamento climatico, superando così lo sfruttamento del suolo, il sovra-sfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento e le specie aliene.

Il circolo vizioso tra i due fenomeni è più pericoloso di quanto si possa immaginare: cambiamento climatico (e tutto ciò che ne deriva in termini di effetti sul pianeta) e perdita di biodiversità si inseguono a vicenda, velocizzando il raggiungimento di un punto di non ritorno, superato il quale il pianeta, come lo conosciamo oggi, sarà solo un ricordo.

Capitolo 2: la biodiversità oggi

Il secondo capitolo presenta i dati sui cambiamenti registrati fino a oggi in termini di biodiversità, avvalendosi del Living Planet Index, uno strumento in grado di tracciare le variazioni delle popolazioni di specie naturali in tutto il mondo.

Le principali minacce per la biodiversità sono 6: agricoltura, caccia, disboscamento, inquinamento, specie aliene invasive e il cambiamento climatico.

I risultati riportano un drastico e continuo calo della biodiversità globale, nonostante 30 anni di azioni politiche e misure mirate al rafforzamento della conservazione naturale. Dal 1970 al 2018, la fauna selvatica ha subito una perdita del 69%. Le specie di acqua dolce sono quelle colpite maggiormente, con un calo dell’83%, seguite da squali e razze, diminuiti del 71% e dai coralli, con il 50% in meno. La foresta Amazzonica ha perso il 17% della sua estensione e un ulteriore 17% è in persistente degrado.

Queste non sono solo percentuali sconnesse fra loro: sono un grido di allarme per l’ambiente, per la società, per l’economia. Grazie al Biodiversity Intactness Index (Bii) è possibile comprendere quanta biodiversità sia presente in una determinata area naturale. Se il Bii dell’area analizzata è superiore al 90%, allora l’ecosistema è in salute; se inferiore al 90%, l’ecosistema potrebbe presentare debolezze e funzionare più lentamente. Infine, se inferiore al 30%, significa che l’ecosistema studiato è stato degradato fino al raggiungimento di un probabile punto di collasso.

Capitolo 3: come possiamo invertire la rotta?

Come agire per mutare rotta è quanto viene spiegato nel terzo e conclusivo capitolo. Sappiamo che il degrado naturale in atto è causa delle azioni umane e che è un processo in peggioramento. Abbiamo, però, tutti gli strumenti e la conoscenza necessaria a nostra disposizione.

Un approccio basato sui diritti è la base di partenza: nel 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente riconosciuto il diritto di ogni essere umano a vivere in un ambiente “pulito, sano e sostenibile”. Diritti che significano doveri per i governi, le aziende e i singoli individui. Serve una trasformazione radicale, una riorganizzazione del sistema e di tutti i settori.

Fermare la perdita di biodiversità è essenziale per arrestare la crisi climatica e le uniche soluzioni perseguibili sono quelle che affrontano queste due tematiche in modo congiunto. Per invertire queste tendenze sono necessari più sforzi per la conservazione, produzione e consumo sostenibile. Nessuna di queste 3 opzioni può funzionare da sola: la chiave è la sinergia, un circolo virtuoso nel quale ognuno di noi può dare il suo contributo e fare la differenza.

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